Siamo rimasti colpiti da una notizia che abbiamo letto su sienanews di ieri. Titolo: “Montalcino, operai a lavoro sotto il sole, multa da oltre 7mila euro per un’azienda”. Andiamo all’articolo: “L’Ispettorato territoriale del lavoro di Siena ha effettuato, nella tarda mattinata di oggi (ieri per chi legge ndr), un controllo in un’azienda agricola di Montalcino, dove, a dispetto della siccità e delle temperature elevatissime, oltre i 36 gradi, ha trovato 6 operai intenti ad effettuare le operazioni di pulizia della vigna. Gli ispettori, si legge in una nota, ‘hanno disposto l’immediata interruzione dei lavori e il rientro in sede degli operai, ed hanno contestato all’azienda la inadeguata valutazione del rischio specifico”: le sanzioni al momento “ammontano a oltre 7mila euro. Al vaglio del personale Itl anche le valutazioni del rischio sugli ambienti confinati, riferiti in particolare alle autoclavi e alle cisterne, nonché sulla movimentazione manuale dei carichi”. “L’ispettorato ricorda – leggiamo sempre nell’articolo – che lo scorso 20 giugno ‘la Direzione centrale per la tutela la vigilanza e la sicurezza del lavoro dell’Inl ha invitato gli uffici territoriali a dedicare particolare attenzione, sotto il profilo ispettivo, alla prevenzione dei rischi sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori determinati dall’aumento di intensità e durata delle ondate di calore’”.
E’ evidente che nel Nord Italia non debbono essere abituati al caldo. Certo, lavorare in campagna con 36 gradi centigradi non è piacevole. Ci chiediamo, però: quando nel Sud Italia e in Sicilia il grano viene trebbiato che temperature ci sono in campo? O forse si comincia a trebbiare all’alba (che forse non è il momento adatto anche se non c’è caldo), si interrompe alle dieci di mattina quando il caldo comincia a ‘mordere’ e si riprende al tramonto quando, come si dice dalle nostre parti, arrifrisca? (traduzione per i non siciliani: l’aria rinfresca). A noi risulta che in Sicilia e nel Sud, quando si deve trebbiare il grano, si lavora anche quando c’è caldo, anche se le temperature sfiorano i 36 gradi. Cosa vogliamo dire? Che se nel Sud e in Sicilia si dovessero applicare le regole descritte nel giornale toscano, ebbene, buona parte dei lavori agricoli non potrebbero essere effettuati. E se anche nel Sud e in Sicilia gli Ispettorati del lavoro stabiliranno che con le alte temperature non si lavorerà che succederà? La nostra sensazione è che l’Italia – in questo caso la Toscana – non è ancora abituata ai cambiamenti climatici in corso. Dopo di che si può anche pensare di evitare l’esposizione al Sole dei lavoratori nelle giornate calde, magari dalle 11,00 alle 16,00. A patto che i costi non ricadano sulle aziende agricole, che già di costi ne sostengono tanti.