SOS per il grano duro di Sud e Sicilia, il prezzo potrebbe precipitare a 35 euro al quintale! Deve intervenire la politica/ MATTINALE 708

23 luglio 2022
  • Oggi cerchiamo di illustrare il perché il prezzo del grano duro nel mondo sta precipitando. Cominciamo col dire che in Italia è già iniziata “l’invasione” di grano duro canadese. Gli effetti nel Sud e in Sicilia
  • La pressione ribassista sul prezzo del grano duro è iniziata dopo l’avvio delle semine oltre Oceano
  • La situazione si complica. L’Unione europea è assente. Lo Stato italiano è ferocemente antimeridionale (Governo Draghi in testa). E in Sicilia Forza Italia – il partito che gestisce da cinque anni l’agricoltura della nostra Isola – è un disastro totale. Da Bruxelles e da Roma non c’è da aspettarsi nulla. O la Regione siciliana e la Regione Puglia si danno una mossa o assisteremo all’ecatombe del grano duro pugliese e siciliano

Oggi cerchiamo di illustrare il perché il prezzo del grano duro nel mondo sta precipitando. Cominciamo col dire che in Italia è già iniziata “l’invasione” di grano duro canadese. Gli effetti nel Sud e in Sicilia

Con il MATTINALE  di oggi proveremo a illustrare perché il prezzo del grano duro sta scendendo in tutto il mondo. Un conto è sire che è in corso una speculazione – e in parte magari è vero – ma altra e ben diversa cosa è cercare di capire la natura di una speculazione al ribasso che non è dettata solo dai commercianti locali. Il mondo del grano è complicato e noi, da qualche tempo, stiamo cercando di informare i nostri lettori seguendo i report di chi segue i ‘numeri’, ovvero l’andamento dei prezzi del grano nel mondo. Il riferimento è ai report dell’analista dei mercati internazionali, Sandro Puglisi. E’ grazie a lui se proveremo a capire come stanno le cose. Partiamo da una notizia di qualche giorno fa: la Borsa merci di Foggia – che in realtà avrebbe già dovuto essere sostituita dalla CUN grano duro (la Commissione Unica Nazionale) – che ha quotato il grano duro pugliese 50 euro al quintale, 8 euro in meno del grano duro canadese. La prima notizia che acquisiamo grazie a Puglisi è che ad Altamura il grano duro pugliese è stato quotato circa 55 euro (e in alcuni casi qualcosa in meno e non 58 euro al quintale). Apprendiamo, inoltre, che questo grano duro canadese è già presente in Italia, già venduto dai grossisti ai mulini. Certo, 3 euro al quintale in più può avere accentuato il nervosismo degli agricoltori pugliesi che, in ogni caso, si trovano davanti a soggetti italiani che hanno acquistato il grano duro canadese 5 euro al quintale in più del grano duro pugliese. A questo punto bisogna capire cosa c’è dietro la pressione ribassista sul grano duro italiano in generale e, in questo caso, sul grano duro pugliese.

La pressione ribassista sul prezzo del grano duro è iniziata dopo l’avvio delle semine oltre Oceano

Puglisi ci dice che la pressione ribassista sul mercato del grano duro ha avuto inizio dopo l’avvio delle semine oltre Oceano. Chi ha seminato, infatti, ha venduto il proprio raccolto o poco prima della semina, o subito dopo la semina, nella misura di circa il 50%! Il prezzo percepito allora era decisamente più alto di quello che si visualizza attualmente. L’estensione coltivata dei terreni coltivati a grano duro è stata pari all’8% in più rispetto allo scorso anno. L’andamento colturale, nonostante la siccità, tutto sommato, è stato buono: da qui una maggiore produzione ha portato ad una riduzione drastica dei prezzi. Che è successo, a questo punto? E’ successo che gli operatori (prevalentemente importatori, commercianti internazionali etc..), che a suo tempo avevano preso impegni a prezzi alti, hanno iniziato a disfarsi di buona parte di quel prodotto acquistato in pre-raccolta, esercitando una ulteriore pressione ribassista sul mercato! Attenzione, però, il prezzo FOB anche se è sceso di oltre 67 dollari canadesi per tonnellata (ricordiamo che, in questo momento, un dollaro canadese equivale a 0,76 euro), non è crollato del tutto, al contrario del prezzo percepito dai produttori, perché è aumentata a dismisura la base. A questo punto subentra un altro elemento: buona parte degli importi che costituiscono la “base”, viene incassata dai terminal portuali che, nella stragrande maggioranza, ci spiega Puglisi, sono di proprietà delle stesse multinazionali che gestiscono l’esportazione delle materie prime nel mondo: ADM, BUNGE, CARGILL E LOUIS DREYFUS, ovvero l’ABCD delle commodities agricole! Questi ovviamente, se il prezzo del grano duro pagato in Italia dai mulini è 500 euro a tonnellata (quindi 50 euro al quintale), perché dovrebbero svendere il canadese ad un minor prezzo? Di qui, l’avvio dell’azione ribassista esercitata questa volta dalle industrie europee che, ben coscienti che i commercianti internazionali ci stanno tirando fuori un margine di guadagno lordo di ben 218.59 dollari canadesi per tonnellata, hanno parato i piedi per cercare di pagare di meno, dimostrandolo con il fatto che il prezzo in Italia è crollato! Insomma, se l’agricoltore in Canada, per il grano duro, percepisce 440.93 dollari canadesi (circa 30 euro al quintale), in Europa quanto si deve pagare per rimanere competitivi? Purtroppo i conti sono questi. In Francia il grano duro, per citare un esempio, qualche giorno fa è stato quotato 44-45 euro al quintale. Puglisi ci fa notare che l’Italia importa tanto grano, ma lo esporta in altri Paesi del mondo (per esempio, nei Paesi del Nord Africa). Oltre a esportare grano duro, l’Italia esporta anche prodotto trasformato (semola e pasta) in tanti Paesi del mondo.

La situazione si complica. L’Unione europea è assente. Lo Stato italiano è ferocemente antimeridionale (Governo Draghi in testa). E in Sicilia Forza Italia – il partito che gestisce da cinque anni l’agricoltura della nostra Isola – è un disastro totale. Da Bruxelles e da Roma non c’è da aspettarsi nulla. O la Regione siciliana e la Regione Puglia si danno una mossa o assisteremo all’ecatombe del grano duro pugliese e siciliano

E allora? E allora la situazione è complicata. Quello che stiamo cercando di dire è che il mercato internazionale del grano duro è quello che è, e gli effetti in Italia non possono essere controllati. Se poi si diffondono notizie rialziste sganciate dalla realtà lo scenario si complica, perché potrebbe portare ad un blocco parziale delle vendite da parte degli agricoltori italiani, mentre nel frattempo verranno effettuati acquisti altrove ed i valori della base verranno cambiati a piacimento a seconda dell’andazzo del mercato internazionale! Il risultato è che, da qui a Novembre, il prezzo del grano duro potrebbe scendere a circa 35 euro al quintale! la regione, lo Stato e l’Unione europea non possono fare finta che il problema non esiste. Appena un mese fa la Commissione europea lanciava un appello agli agricoltori europei per aumentare i terreni coltivati a grano. I commissari europei, alla buon’ora, si sono accorti che l’Europa, nel nome del demenziale liberismo economico, si è giocata la sovranità alimentare. Appena si è saputo che in Canada e negli Stati Uniti d’America la siccità non ha ridotto – come avvenuto lo scorso anno – la produzione di grano duro, la Commissione ha abbandonato i produttori di grano duro europei. va detto a chiare lettere che, con l’attuale Unione europea, l’agricoltura in generale e i produttori di grano duro in particolare sono destinati a scomparire. Non va meglio con lo Stato italiano che, con il Governo di Mario Draghi, ha dimostrati in questi due anni di essere ferocemente antimeridionali. Non parliamo della regione siciliana. Da cinque anni Forza Italia gestisce l’assessorato all’Agricoltura in modo che definire fallimentare è poco. I costi di produzione del grano duro sono aumentati i spaventosamente (raddoppio del costo delle sementi, più che raddoppiato il costo dei fertilizzanti, raddoppio del costo del carburante agricolo). Qualche settimana fa, quando il grano duro veniva venduto a 58 euro al quintale in Puglia e a 53 euro al quintale in Sicilia, già non remunerava i costi sostenuti dagli agricoltori. Figuriamoci oggi che il grano duro pugliese si vende a 50 euro al quintale e il grano duro siciliano a 43 euro al quintale! Figuriamoci cosa succederebbe se il prezzo del grano duro, tra qualche mese, dovesse precipitare a 35 euro al quintale! C’è il rischio – checché ne dica il Ministro dell’Agricoltura grillino e nordista Stefano Patuanelli – di una riduzione drastica della produzione di grano duro nel Sud e in Sicilia, perché nessuno coltiva grano per perdere soldi! Se il citato Ministro Patuanelli dice che il prezzo del grano duro è remunerativo (?), in Sicilia l’assessore all’Agricoltura di Forza Italia, Tony Scilla, che cosa fa? Si occupa dei collegamenti via nave tra Mazara del Vallo e Pantelleria! Con questa politica l’agricoltura meridionale e siciliana – a cominciare dal grano duro – non potrà che scomparire!

Foto tratta da Foglie TV

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