Il Sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, ha assegnato le deleghe agli assessori comunali. Tutti felici. Tutti contenti. La nuova amministrazione cittadina è anche fortunata: a Roma è caduto il Governo del PD e alle prossime elezioni politiche, fissate il 25 Settembre, il centrodestra non dovrebbe avere difficoltà a vincere, se è vero che il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte, in questa fase politica, ha interesse a far crescere il suo partito, magari rispolverando Alessandro Di Battista. Tutti danno per finito il Movimento 5 Stelle: noi, invece, con Conte e Di Battista, lo quotiamo tra il 10 e il 16%, a patto che facciano opposizione, tenendosi lontani dal PD. Conte ha lasciato un buon ricordo da capo del Governo e Di Battista è coerente e credibile. Chisi pigghianu un saccu ‘i voti, altro che scomparire. Ne consegue che il Partito Democratico – soprattutto se avrà contro i grillini tra il 10 e il 16% – è matematicamente tagliato fuori dalla vittoria alle imminenti elezioni politiche. La verità è che il ritorno dei grillini all’opposizione con Di Battista in prima fila cambia completamente il quadro politico. In questo scenario il Sindaco del capoluogo siciliano è fortunato, perché tra qualche mese si ritroverà con un Governo nazionale di centrodestra amico. Ma la fortuna, da sola, potrebbe non bastare, perché i problemi finanziari di Palermo sono molto più gravi di quello che si vede e Roma potrà aiutare il Comune di Palermo fino a un certo punto, perché l’Unione europea dell’euro comincerà a ricattare l’eventuale Governo italiano di centrodestra con lo spread e con la storia del debito pubblico. Cosa vogliamo dire? Che il Sindaco di Palermo, finito il tempo dei complimenti, dei sorrisi e dell’allegria dovrà cominciare a mettere mano ai tre settori nevralgici che hanno portato il Comune ad un default non dichiarato: l’eccesso di personale, i ‘buchi neri’ delle società controllate dal Comune e il Tram che costa ogni anno 10 milioni di euro o giù di lì. Roma potrà venire incontro al Comune di Palermo, magari Lagalla potrà anche evitare la dichiarazione di dissesto, ma se il Comune non si metterà a ‘dieta’ saranno grandi, grandissimi ‘casini’.
Noi, in questo articolo, ci soffermiamo sul Tram, che è oggi il paradosso economico e finanziario del Comune di Palermo. Un Comune senza soldi che ha quasi un miliardo di euro da spendere in appalti ferroviari. Che cosa sia il Tram del capoluogo siciliano lo abbiamo documentato in decine di articoli raccontando fatti che sono ogni giorno sotto gli occhi di tutti. Basta osservare, in varie ore del giorno, le carrozze del Tram che fanno la spola tra la stazione Notarbartolo e Borgo Nuovo. Ci sono ore del giorno in cui nel Tram ci sono 15-20-25 passeggeri: e queste sono le ‘ore di punta’. Ci sono ore del giorno in cui si contano sette passeggeri, tre passeggeri, un passeggero… Sprechi a mai finire. E’ normale tenere in piedi un servizio che serve meno dell’1% della popolazione? A Palermo sì. E il perché lo sappiamo tutti: i 15 scalcagnati Km di Tram attualmente in funzione debbono giustificare i circa 800 milioni di euro di appalti per le nuove linee di Tram. I picciuli per fari ‘u Tram – questa è la storia – tengono unita la vecchia politica di Palermo di centrodestra e di centrosinistra. Poco importa se il progetto è raffazzonato, privo di sostenibilità economica: i picciuli ci sunnu e s’annu a spenniri. Questa è la politica della vecchia politica del capoluogo della Sicilia. Picciuli pi tutti…
La storia del Tram di Palermo nasce ‘ecumenica’. Il centrodestra che ha governato la città nel primo decennio del 2000 acquistò le carrozze ad un prezzo che non è mai stato chiaro. Come si possono acquistare le carrozze del Tram senza la presenza delle rotaie? Anche allora c’eranu i picciuli e s’avianu a spenniri: e così fu. Tutto panormiticamente regolare: quannu a pentula vugghi pi tutti ‘mpaliemmu poblemi un ci nni sunnu. Non ricordiamo quanti anni dopo – quattro, cinque – ecco che il Comune a guida centrosinistra realizza i 15 Km di Tram. E qui c’è il ‘capolavoro’ della Regione siciliana, Dipartimento Programmazione, che per 15 Km di Tram senza gallerie rendiconta una spesa di 320 milioni di euro! E poi dicono che negli uffici della Regione siciliana non sanno fare di conto… Anche se, in questa vicenda, senza il ‘timbro’ degli uffici dell’Unione europea col cavolo che in Sicilia sarebbero arrivati i 320 milioni di euro ‘spesi’ per 15 Km di Tram… Ora c’è ‘u terzu vuccuni: sei nuove linee di Tram più un paio di fantasmagorici parcheggi per la ‘modica’ cifra di 800 milioni di euro: minchia papà! Già durante una delle ultime sedute del vecchio Consiglio comunale con il Governo cittadino di centrosinistra in uscita e il centrodestra in entrata si ficiru ‘a spartuta: i nuovi appalti del Tram che non sono riusciti a ‘decollare’ in cinque anni sono stati approvati a chiusura di consiliatura in stile ‘saccunari’: acchiappamu ‘sti picciuli e curremu… ‘Ecumenica’ la partenza – tu accatti ‘i carrozze e nuatri poi facemu i quinnici chilometri ri strata ferrata – ed ‘ecumenico’ il finale: come si direbbe a Sciacca, metà e metà come i porci. Come finirà? Un fatto è certo: il culo è ‘parato’: come per l’acquisto delle carrozze senza strada ferrata e come per la mirabolante rendicontazione dei 320 milioni di euro per 15 Km di Tram tutto dovrebbe filare liscio: a pentula vugghi pi tutti e nessuno dovrebbe rompere i cabbasisi. Magari ci esce pure il Tram in via Libertà, tanto per sminchiare una delle poche via della città ancora sana. Del resto, hanno sminchiato Piazza Politeama e s’avissiru a cunfunniri per via Libertà? E l’attuale Sindaco che in campagna elettorale disse che in via Libertà non ci sarebbe stato il Tram? Cosi ca si ricinu p’acchiappari i voti. A Palermo sulu i scimuniti cririno a ‘i pulitici… A Palermo, nei quartieri popolari, concentrato di saggezza, quando chiedete dei politici vi rispondono: “Sunnu tutti ‘i stissi e cuinnutu cu ci va appressu…“. Quartieri popolari senza mafia di mezzo, ovviamente. Se invece c’è la mafia è ‘nnatru riscussu…
Foto tratta dal Secolo d’Italia