C’è molto malumore dalle parti di Foggia, cittadina pugliese cuore della Capitanata che è considerata, per antonomasia, il mercato del grano duro più importante del Mezzogiorno d’Italia. Siamo stati rintracciati al telefono da alcuni agricoltori che producono grano duro. La Capitanata, per la cronaca, è un’area della Puglia che si estende per oltre 7 mila km² e corrisponde alla provincia di Foggia. Comprende la parte settentrionale della Puglia con il Tavoliere delle Puglie, il Gargano e i Monti della Daunia. E’ una zona nota per la coltivazione del grano duro. “Siamo molto amareggiati per quello che sta succedendo – ci hanno detto alcuni agricoltori -. La Borsa merci di Foggia ha quotato il grano duro delle nostre zone a 50 euro al quintale. Un’assurdità. In primo luogo perché, con l’entrata in funzione della CUN grano duro, la Commissione Unica Nazionale per il grano duro, le Borse merci non debbono più quotare il grano duro, perché il prezzo, per l’appunto, lo decide la CUN. In secondo luogo, la decisione della Borsa merci di Foggia non sta né in cielo, né in terra, perché in questo momento il grano duro canadese di prima è quotato a 58 euro al quintale. E il nostro grano duro – il grano duro pugliese – non ha nulla di meno del grano duro di prima canadese. Anzi, se proprio la dobbiamo dire tutta, sappiamo tutti che, nelle aree fredde e umide del Canada, il grano non matura naturalmente, ma viene fatto maturare artificialmente con l’impiego del glifosato in pre-raccolta. Siamo molto amareggiati per quello che sta succedendo. Già con il prezzo del nostro grano duro a 58 euro al quintale, tra le basse rese di quest’anno e l’aumento spaventoso dei costi di produzione, dai fertilizzanti alle sementi, fino al gasolio agricolo, eravamo in difficoltà. Ora, con la quotazione del nostro grano duro a 50 euro al quintale, noi siamo in netta perdita. In pratica, dovremmo regalare il nostro lavoro e il nostro prodotto agli industriali. Questa è la solita speculazione sulla pelle dei produttori di grano duro della Capitanata e, in generale, di tutto il Mezzogiorno”. Ci chiediamo e chiediamo: in Puglia esiste la politica che si occupa di agricoltura?
In effetti, quello che sta succedendo è incredibile. Vero è che, nei giorni scorsi, c’è stata una riduzione del prezzo del grano duro nel mondo. Ma a parte il fatto che negli ultimi giorni il prezzo, a livello internazionale, ha ripreso quota, la riduzione del prezzo del grano duro in Puglia e soprattutto in Sicilia è veramente eccessivo. In Sicilia, dove il prezzo del grano duro non ha mai superato i 53 euro al quintale, il prezzo è sceso a 43 euro al quintale: 10 euro al quintale in meno! Il 12 Luglio – come ci ha raccontato Cosimo Gioia, agricoltore che produce grano duro nell’entroterra della Sicilia – il prezzo era sceso da 53 euro al quintale a 48 euro al quintale. Oggi, 21 Luglio, il prezzo del grano duro siciliano è sceso addirittura a 43 euro al quintale! Questo prezzo è un’assurdità nell’assurdità, perché il grano duro siciliano non può essere venduto 15 euro al quintale in meno del duro canadese! Tutto questo mentre dovrebbe essere in funzione la CUN! “Noi – ci hanno detto gli agricoltori pugliesi – chiediamo il rispetto delle regole. Il prezzo del grano duro nel Sud Italia non lo possono fissare le Borse merci. Anche perché, proprio con la Borsa merci di Foggia abbiamo avuto pessime esperienze. C’è la CUN, che è operativa ed è alla CUN che si deve fare riferimento. Noi chiediamo che il prezzo del nostro grano sia agganciato al prezzo del Desert Durum (il grano duro americano prodotto nelle zone basse del deserto dell’Arizona e nella California meridionale). Chiediamo inoltre che il prezzo del grano duro del Mezzogiorno venga agganciato al prezzo della pasta prodotta con il cento per cento del grano duro italiano. Non siamo più disposti a tollerare che, a un incremento delle vendite della pasta Made in Italy prodotta con il cento per cento del grano duro italiano, corrisponda una diminuzione del prezzo del nostro grano duro!”. Anche in Sicilia ci chiediamo e chiediamo: la politica che fa? Il presidente della Regione Nello Musumeci e l’assessore all’Agricoltura, Tony Scilla, sono informati?
Foto tratta da Ravenna24ore
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