In queste ore si discute degli incendi dei boschi che stanno colpendo il Portogallo, la Francia e la Spagna. Ma come avviene ormai ogni anno da qualche tempo gli incendi delle aree verdi stanno provocando danni in tante zone del mondo, dagli Stati Uniti all’Alaska. Sicuramente i cambiamenti climatici in corso giocano un ruolo fondamentale. Quando le temperature superano i 40 gradi centigradi e nel sottobosco non sono state eliminate le erbe secche, ebbene, si creano le condizioni per agevolare gli incendi. Ma sugli incendi che esplodono nelle aree verdi bisogna intendersi. Perché è improbabile che bastino le alte temperature per scatenare l’autocombustione. Sia chiaro: in natura l’autocombustione esiste. Lo ha illustrato cinque anni fa l’ecologo Silvano Riggio: “L’autocombustione esiste in natura. Ma ci vogliono le piogge e i terreni bagnati. I funghi e i batteri, provocando le fermentazioni, fanno in modo che la temperatura nel terreno si alzi. Poi arriva un fulmine ed esplode l’incendio. L’autocombustione, in natura, è un fatto positivo perché rinnova le foreste. Evita che si distruggano per sempre. Ma questo, lo ribadisco, non è il caso della Sicilia. Da noi siamo davanti a una strategia criminale di stampo terroristico”. Riggio, cinque anni fa, parlava della Sicilia, ma l’esempio può essere esteso in tante zone del Pianeta.
Si insiste – e ragione – sui cambiamenti climatici. Il caldo sta giocando un ruolo fondamentale in Portogallo, dove il fuoco ha incenerito circa mille e 500 ettari di vegetazione. Giustificata la dichiarazione dello stato di emergenza e l’attivazione dei protocolli Ue. Sicuramente i 40 gradi di temperatura hanno agevolato le fiamme. Ma non sappiamo se, come avviene in Sicilia e anche in altre Regioni italiane, le erbe secche non sono state rimosse. Però la domanda rimane: in Portogallo è andata in scena l’autocombustione o ci sono state ‘manine’ che hanno appiccato il fuoco? Stesso discorso in Spagna, dove un incendio scoppiato tra le province di Caceres e Salamanca ha provocato ingenti danni e circa 400 sfollati. Stessa domanda: tutta colpa delle temperature di 40-43 gradi con relativa autocombustione o c’è stata di mezzo qualche ‘manina’ che ha appiccato il fuoco? E che dire del famoso Parco Nazionale di Yosemite, in California, negli Stati Uniti d’America? Qui un incendio di grandi proporzioni ha messo in grande difficoltà i Vigili del fuoco. Le fiamme hanno ‘inghiottito’ un bosco di sequoie giganti dell’estensione di circa mille ettari. E c’è anche il pericolo che le fiamme inceneriscano alberi millenari. Anche in questo caso, solita domanda: solo le alte temperature? Da quello che sappiamo, quest’area verde è sempre stata ben tenuta: insomma, nel sottobosco non ci sono erbe e arbusti secchi. Ma è andata a fuoco lo stesso. Autocombustione anche in uno dei parchi più famosi d’America? E dell’Alaska ne vogliamo parlare? La temperatura si sarà magari abbassata (è successo nell’Antartide dove quest’anno la temperatura è salita di 40 gradi). Ma viene difficile pensare che in Alaska la temperatura abbia superato i 40 gradi! Eppure, negli ultimi anni, in queste zone, sono andati in fumo circa 600 mila ettari di boschi e foreste che si trovano vicino al Circolo Polare Artico. C’è o no qualcosa che non torna?
Possiamo continuare con gli incendi che stanno funestando la Francia, il Libano, la Croazia. In Italia – che fino ad oggi non ha subito i grandi danni da incendi registrati nello scorso anno – ci sono stati incendi a Roma: incendi di chiara origine dolosa; e incendi anche in Sardegna, in Puglia, in Toscana e in Sicilia. Ci sono studi molto seri che legano l’incremento degli incendi all’aumento delle emissioni di anidride carbonica (CO2) nell’atmosfera. Tutto vero. Ma a noi la tesi che si tratti di autocombustione non convince proprio. Come scriviamo ormai da qualche anno, a nostro avviso, nel mondo, potrebbe essere operativa una strategia terroristica. Ricordiamo che negli ultimi anni sono stati registrati incendi nella foresta Amazzonica, in Siberia, in Australia e in altri Paesi del mondo che sarebbe troppo lungo citare. Due anni fa, a Settembre, a chiusura di un’Estate con incendi in mezzo mondo, scrivevamo: “Nutriamo qualche dubbio sul fatto che Bolsonaro, per la frenesia di creare nuovi spazi a chi deve speculare sul territorio brasiliano, sia il responsabile degli incendi nella Foresta Amazzonica. Così come nutriamo dubbi sul fatto che Putin si sia divertito ad incendiare la Siberia. E, volendo, nemmeno Trump deve essere felice per gli incendi della California. Con molta probabilità, i primi a non capire quello che sta succedendo nel mondo sono proprio i politici. O, forse, qualcuno di loro sa qualcosa che noi non sappiamo… Davanti agli incendi – che sono quasi tutti di natura dolosa, anche se aiutati dal clima caldo – una buona regola dovrebbe essere quella di provare a capire chi è che ci sta guadagnando qualcosa o che ci guadagnerà in futuro. Se non si parte da questo – considerato che il fenomeno è mondiale – si rischia di non fare molta strada”.
E ancora: “In Sicilia, per esempio, dove gli incendi nelle aree veri non sono mai mancati, ma dove sono diventati devastanti negli ultimi sei-sette anni, non sono mancate le analisi sbagliate. Come la semplificazione che vede negli operai forestali i possibili responsabili. Niente di più errato. Provate a pensare – come pensiamo noi – che gli operai della Forestale siciliana non c’entrino proprio nulla con gli incendi che negli ultimi anni hanno devastato tante aree verdi della Sicilia. Pensate che soddisfazione, per la banda di criminali che sta dietro questi incendi, vedere l’opinione pubblica siciliana e il Governo della nostra Isola che attaccano gli operai della Forestale: non solo hanno incenerito centinaia di ettari di boschi, ma si godono anche lo spettacolo di un’opinione pubblica e di un Governo regionale che, invece di capire quello che sta succedendo, se la prendono con soggetti che non c’entrano nulla! La stessa cosa provate a pensarla per la Foresta Amazzonica: provate a immaginare che dietro gli incendi di uno dei ‘Polmoni del mondo’ (per la cronaca, la Foresta Amazzonica produce il 20% dell’ossigeno della Terra: ogni tanto) non ci sia Bolsonaro, ma altri interessi, per esempio terroristici: non sarebbe una bella soddisfazione per questi terroristi vedere tanti leader del mondo che attaccano Bolsonaro mentre loro se la ridono? Dopo di che, attenzione: i liberisti c’entrano pure. In tutta l’Italia si tagliano alberi per fare posto alle antenne della tecnologia 5G? (VIDEO). La prima cosa da fare è partire dalla realtà che ci sta intorno. Abbiamo ricordato gli incendi di grande estensione registrati nella Foresta Amazzonica, in Australia, in Siberia, in California. Non dimentichiamo gli incendi spaventosi che hanno funestato la Svezia nel 2018. Sempre nel 2018 c’è il caldo record in Scandinavia con una catena di incendi paurosi. Ecco un elemento importante: dal Polo Nord al Polo Sud, passando per l’Equatore, all’aumentare delle temperature aumentano gli incendi. Fenomeno naturale, si dirà. Naturale fino a un certo punto, però: perché la vastità delle fiamme in ragione del clima non è stato un fatto molto naturale: c’è il dubbio che qualcuno sia intervenuto per propagare il fuoco. E questo è un dubbio che – lo ribadiamo – riguarda tante aree del mondo…”.
Foto tratta da greenMe
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