Mentre in tutti i giornali e blog d’informazione più o meno legati alla Sicilia e, soprattutto, a Palermo, si racconta del Sindaco del capoluogo siciliano, Roberto Lagalla, che, dopo un mese di trattative, sta varando la Giunta comunale (ovviamente con i nomi degli assessori), su Facebook va un post di Ciro Lomonte, segretario politico del Movimento Siciliani Liberi. Dove si formulano due previsioni di ‘peso’: la fuga da Palazzo Chigi di Mario Draghi, visto che l’Italia sta praticamente affondando e le dimissioni del citato Sindaco di Palermo, Lagalla. Dimissioni del Sindaco di Palermo appena eletto? Lomonte ne è convinto e lo motiva con ragioni che sono difficilmente smontabili. Su Palermo Lomonte dà per assodati due passaggi: la dichiarazione di dissesto finanziario del Comune e il commissariamento dello stesso Comune da parte della Regione siciliana. Ma andiamo con ordine. Cominciamo a leggere il post del segretario politico di Siciliani Liberi: “Dopo oltre un mese dalle elezioni – scrive Lomonte – il Sindaco di Palermo si appresta a presentare la Giunta. Ma è tardi: la sindacatura di Roberto Lagalla rischia ormai di non iniziare nemmeno. Le dimissioni di Draghi, da noi da tempo anticipate mentre tutti ci davano degli illusi, di fatto mettono fine anche all’esperienza del neo-Sindaco. Il Comune di Palermo, ormai è chiaro a tutti, non ha un centesimo in cassa. Il Bilancio non potrà mai essere approvato perché ormai è oggetto di attento scrutinio da parte della Procura: non è più possibile sovrastimare le entrate e sottostimare le uscite come è accusata di aver fatto la precedente amministrazione dal 2016 al 2019. Bisognerebbe dunque tagliare le uscite. Cioè licenziare migliaia di precari, chiudere almeno due società partecipate e tagliare i fondi alle altre, condannando Amat e Rap ad un immediato fallimento”. Il quadro è a tinte fosche, ma se il Comune di Palermo non riceverà fondi la prospettiva è questa, anche a breve termine. Emblematico il fatto che il nuovo Sindaco Lagalla non ha trovato nelle ‘casse’ del Comune di Palermo nemmeno 50 mila euro per il Festino di Santa Rosalia: soldi tirati fuori dalla Regione siciliana.
“Da Roma, dal Governo Draghi – aggiunge il segretario del Movimento Siciliani Liberi – sarebbero dovuti arrivare centinaia di milioni solo per i prossimi mesi. Ma non arriverà nulla. Dopo le vuote promesse raccolte a Roma nei giorni scorsi, ormai è chiaro. Roma è a un passo dal default. Draghi dal suo insediamento nel Febbraio 2021 ha riportato il Btp decennale al 4%, l’inflazione ben oltre il 10%, e il prezzo del gas e della corrente a livelli tali che quasi tutte le aziende manifatturiere hanno interrotto la produzione. In queste condizioni era ovvio che Draghi aspettasse il primo incidente parlamentare per dimettersi. Roma ormai a un passo dal default non ha nulla da dare e nulla darà a Palermo. Giovedì prossimo la BCE (Banca Centrale Europea) proporrà di affidare il debito pubblico italiano al MES in cambio dell’acquisto di Btp con i quali pagare stipendi, pensioni e Reddito di cittadinanza. Poi, aumenterà il tasso di sconto portando l’Italia al default sul debito pubblico”. In questo passaggio si precipitano un po’ le cose. Ricordiamo che la BCE avrebbe dovuto aumentare i tassi lo scorso 2 Luglio, ma non l’ha fatto. Tra aumento dei tassi – che avrebbe messo fuori gioco tre o quattro Paesi dell’Unione europea, Italia in testa – e inflazione a ruota libera, la BCE ha scelto di tenersi l’inflazione. Ma non è una scelta che può durare a lungo, soprattutto se il 21 Luglio la Russia annuncerà lo stop alla fornitura di gas all’Europa.
Qui arriva la parte del post di Lomonte che riguarda il Comune di Palermo e la Regione siciliana: “E’ ormai ovvio che la Germania sull’orlo del collasso energetico e industriale, e con l’inflazione ormai fuori controllo, si accinge a liquidare euro ed UE. È Scholz, ovviamente, il terzo dopo Johnson e Draghi nel post su Telegram con cui l’ex presidente Russo Medvedev ha salutato l’uscita di Draghi. Senza il salvataggio da parte di Roma, al professore Lagalla resta solo da dichiarare il dissesto. E fare come avvenne a Salvo Pogliese eletto ‘Sindaco metropolitano’ di Catania 5 anni fa: assolutamente nulla. Chi conosce Lagalla prevede che non lo accetterebbe mai. Si dimetterà, invece. E Palermo sarà commissariata dalla Regione. Ma con la situazione finanziaria dell’Italia e gli sconvolgimenti geopolitici in Europa, a essere a rischio è anche l’esistenza della Regione siciliana”. Previsione catastrofica, certo. Ma cosa c’è, oggi, di non-catastrofico nel futuro imminente di Unione europea, Italia, Regione siciliana e Comune di Palermo?