- Con il ritorno alle normali produzioni di grano duro di Canada e Stati Uniti d’America è ripartita la speculazione per scippare agli agricoltori di Sud Italia e Sicilia il grano duro per quattro soldi
- La gestione antimeridionale del Ministero dell’Agricoltura da parte del grillino Stefano Patuanelli. I disastrosi cinque anni di gestione dell’assessorato all’Agricoltura della Sicilia da parte di Forza Italia targata Gianfranco Miccichè
- Lo scenario internazionale
- Cosa dovrebbero fare i produttori di grano duro di Sud e Sicilia? Il ruolo dell’informazione
Con il ritorno alle normali produzioni di grano duro di Canada e Stati Uniti d’America è ripartita la speculazione per scippare agli agricoltori di Sud Italia e Sicilia il grano duro per quattro soldi
Com’era prevedibile, con le notizie di buone produzioni di grano duro che arrivano da oltre Oceano è iniziata la speculazione ribassista ai danni degli agricoltori meridionali e siciliani che producono grano duro. L’obiettivo è seminare il panico tra i produttori di grano duro di Sud e Sicilia e scipparli il prodotto al prezzo più basso possibile. La testimonianza palmare di quello che sta succedendo in queste ore è andata in scena ieri nel mercato di Foggia – il più importante mercato di grano duro d’Italia – dove la seduta è stata disertata per il timore di un crollo verticale del prezzo. Fino a una decina di giorni fa il prezzo del duro, a Foggia, oscillava tra 57 e 58 euro al quintale; nel giro di qualche giorno è sceso a 54 euro al quintale e c’è il dubbio che possa andare ancora giù. Di gran lunga peggiore lo scenario in Sicilia, dove il prezzo, nei giorni migliori, non ha mai superato i 53 euro al quintale. Nei giorni scorsi il prezzo è sceso a 48 euro al quintale e c’è il dubbio che sia ancora in discesa vorticosa. Insomma, è iniziata la guerra dei nervi. Qualche industria – così si sussurra – avrebbe deciso di non acquistare più grano duro di Sud e Sicilia almeno fino a Settembre. Ovvio che in questa fase gli agricoltori di Sud e Sicilia che producono grano duro si ritrovino in grande difficoltà. Chi ha prodotto da vendere si pone le inevitabili domande: vendere ora prima che il prezzo scenda ancora? O aspettare in attesa che il prezzo torni su? E se dovesse precipitare ancora?
La gestione antimeridionale del Ministero dell’Agricoltura da parte del grillino Stefano Patuanelli. I disastrosi cinque anni di gestione dell’assessorato all’Agricoltura della Sicilia da parte di Forza Italia targata Gianfranco Miccichè
Purtroppo gli agricoltori di Sud e Sicilia che producono grano duro non sono aiutati dalla politica. Appena qualche giorno fa il Ministro delle Politiche agricole, il grillino Stefano Patuanelli – un personaggio che, visto dal Mezzogiorno d’Italia si configura come il peggiore Ministro dell’Agricoltura degli ultimi cinquant’anni! – ha detto che i produttori di grano non si debbono lamentare perché i prezzi sono remunerativi. Il Ministro Patuanelli, evidentemente non sa che il prezzo delle sementi sono raddoppiati, il prezzo dei fertilizzanti è più che raddoppiato, idem per il gasolio agricolo. In Sicilia, con le basse rese di quest’anno, il prezzo di 53 euro al quintale di grano duro sarebbe stato diseconomico per le aziende agricole: figuriamoci con un prezzo di 48-46 euro al quintale! Né i produttori di grano duro siciliani possono fare affidamento sulla politica regionale. Il presidente del Parlamento siciliano, Gianfranco Miccichè – capo della corrente di Forza Italia che da cinque anni gestisce l’assessorato regionale all’Agricoltura – dice che il presidente della Regione, Nello Musumeci, ha governato male. Attentissimo alle ‘pagliuzze’ presenti negli occhi degli altri, l’onorevole Miccichè non vede il ‘travo’ che i suoi adepti hanno piantato nel cuore dell’agricoltura siciliana dove, a parte la ‘scientifica’ spartizione di contributi, non si intravede alcuna luce. Non abbiamo letto una sola dichiarazione sulla questione del grano duro siciliano da parte dell’attuale assessore all’Agricoltura, Tony Scilla, fedelissimo di Miccichè. Per questi signori di Forza Italia i problemi reali dell’agricoltura siciliana sono incidenti di percorso che rischiano di ostacolare gli immancabili destini elettorali dei berlusconiani di Sicilia…
Lo scenario internazionale
In questa fase – e in un contesto politico nazionale e regionale che, in materia di agricoltura, definire disastroso è poco – non è facile intervenire ed è ancora più difficile dare consigli. L’analisi non può che partire dall’andamento del mercato internazionale, perché – al netto delle speculazioni commerciali che ci sono nel Sud e in Sicilia – è lì che iniziano i problemi. Da quello che leggiamo qua e là, a cominciare dai report dell’analista dei mercati internazionali Sandro Puglisi – qualche problema nei frumenti primaverili e, quindi anche il frumento duro, negli Stati Uniti c’è. In alcuni Stati agricoli si segnalano livelli di infestazione da cavallette superiori al normale, in altri casi ci sono problemi di Fusarium. Ma – almeno fino ad ora – non si tratta di problemi gravi e irrisolvibili. Anche negli Stati Uniti e nel Canada – due grandi produttori di grano duro – non manca la siccità, che però non può essere paragonata alla siccità dello scorso anno, che ha fatto perdere a questi due Paesi, rispettivamente, il 40% e il 50% di grano. Le condizioni del raccolto di grano duro statunitense, ad oggi, sono valutate all’81% da buone a eccellenti. Non si tratta di grandi rese, ma di rese normali. E’ cresciuta invece del 25% circa, rispetto al 2021, la superficie coltivata a grano. Lo scorso anno il prezzo del grano nel mondo è andato su perché è mancata tanta produzione americana e canadese. Quest’anno è presumibile che i prezzi scendano, perché Stati Uniti e Canada avranno una produzione di grano normale su estensioni decisamente in crescita. Certo, c’è una riduzione della produzione di grano in Europa e nel Nord Africa a causa della siccità: ma è una riduzione compensata dalla produzione di grano americano e canadese.
Cosa dovrebbero fare i produttori di grano duro di Sud e Sicilia?
E allora cosa fare? Forse la cosa più razionale, per gli agricoltori di Sud e Sicilia, potrebbe essere quella di vendere una parte del grano e conservarne una parte in attesa degli eventi. Ricordiamoci che quindici giorni di siccità stringente, in India, hanno ridotto drasticamente la produzione di grano. In ogni caso va detto che se è vero che sono in arrivo grandi quantitativi di grano duro canadese, è altrettanto vero che oggi informazione e verità dei fatti sono fattori decisivi. Se i granicoltori del Sud d’Italia e della Sicilia, ad esempio, dovessero decidere di non vendere più grano duro, le industrie della pasta italiana cosa racconterebbero ai cittadini-consumatori del nostro Paese e anche ai consumatori di altri Paesi del mondo? Ricordiamo che un grande produttore di pasta è finito nei guai con la Giustizia perché diceva di produrre pasta con il grano del Sud Italia e poi non era vero. Una nota pubblicità racconta che produce un’azenda pasta “con i migliori grani del mondo” e non più “con grano duro italiano”. Cosa vogliamo dire? Che tutti sappiamo che il grano duro prodotto nelle arre fredde e umide del Canada (e non soltanto del Canada) non matura al sole, ma matura artificialmente a colpi di glifosato. E sappiamo, inoltre, che il grano trasportato con le navi, senza crio-conservazione, è soggetto ad attacchi di muffe e potrebbe presentare micotossine... Per essere ancora più chiari, se gli industriali del Nord Italia faranno suonare le loro campane, gli agricoltori di Sud e Sicilia possono fare rullare i propri tamburi. L’informazione, oggi, può essere uno strumento importante.
AVVISO AI NOSTRI LETTORI
Se ti è piaciuto questo articolo e ritieni il sito d'informazione InuoviVespri.it interessante, se vuoi puoi anche sostenerlo con una donazione. I InuoviVespri.it è un sito d'informazione indipendente che risponde soltato ai giornalisti che lo gestiscono. La nostra unica forza sta nei lettori che ci seguono e, possibilmente, che ci sostengono con il loro libero contributo.-La redazione
Effettua una donazione con paypal