di Alfredo Falletti
della Redazione Futuro Meridiano
Oggi sono state poste le basi perché il Meridione, per legge dello stato (la s è volutamente minuscola), venga sottoposto alla chiusura del perverso cerchio della discriminazione e del razzismo territoriale che ha iniziato a stringersi come un cappio settant’anni addietro con il Piano Marshall gestito in modo tale che il Sud e la Sicilia rimanessero penalizzati dopo le devastazioni della guerra. Come allora, anche oggi, il fronte comune, che convenzionalmente viene identificato dalla sinistra alla destra, ha votato compatto per la realizzazione dell’Autonomia Differenziata senza prima stabilire i presupposti fondamentali di base perché una simile decisione non rappresentasse per il Meridione una autentica catastrofe economica e sociale consegnandolo alla più totale indeterminatezza di diritti soltanto eventuali ed alla più assoluta arbitrarietà delle Regioni razziste Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna in prima fila alle quali, come remore agli squali, si sono attaccate Piemonte, Liguria e Toscana. Oggi, in un macabro festival all’insegna dell’ipotetico, dell’auspicato, del “con la quale, per la quale, alla quale e della quale, rimane tutto tale e quale” si manda alle Camere una decisione ormai già presa: intanto ci mettiamo il malloppo dentro casa e poi, per vedere se sia giusto così, si vedrà.
Intanto partiamo dalla “spesa storica” e dalle acclarate esigenze conosciute e per quelle da riconoscere a chi non le abbia, si vedrà. Al di là di ogni tecnicismo o di vuoti ghirigori da politicante, questo è il risultato di un lavoro certosino di stampo Pd-leghista iniziato con referendum regionali che riguardavano materie nei fatti di interesse nazionale checché ne possa dire chiunque e addirittura una decisione adottata secondo il “codice bonacciniano” de “il referendum lo facciamo dopo per verificare se questo era quel che volevano gli emilianoromagnoli”. …e poi c’è chi parla di italica fantasia… Ma, tra tutti, i comparti che più interessano questo caravanserraglio di Regioni sono quelli dove girano più “sghei”! Sanità; Protezione Civile; Governo del Territorio; grandi reti di trasporto e di navigazione; coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; casse di risparmio, casse rurali, aziende di credito a carattere regionale, ecc. È ben misero alibi richiamare i referendum che hanno registrato risposte plebiscitarie al “vuoi scappare con la cassa, sì o no?” perché, solo un paesucolo come questo, con istituzioni servili e genuflesse alle lobbies finanziarie garantite da un impresario da circo capace di mettere attorno ad un tavolo tutto ed il contrario di tutto della politica, ha potuto accettare un simile scempio di dignità umana, solidarietà, senso civico, senso unitario, scavando un solco ancora più profondo, una voragine senza rimedio tra una parte “ricca” e la parte non povera, ma devastata del medesimo Paese. Unico esempio al mondo, probabilmente, di volontà divisiva piuttosto che unitaria; spirito che troviamo ad esempio in Germania che ancora oggi investe perché la ex DDR possa affiancarsi a tutti gli effetti alla ex Germania Ovest.
Tanti ipocriti bizantinismi in quelle vuote affermazioni in ordine al fatto che l’AD debba rispondere a specificità proprie della Regione dove venga applicata. Infinito cinico interesse quando si statuisca che debba essere immediatamente funzionale allo sviluppo della propria Regione ben sapendo che il Sud, che è stato scientemente escluso da ogni genere di sviluppo, dopo avergli negato infrastrutture; investimenti; fondi per sanità, scuole, trasporti, ben difficilmente potrà partire per uno sviluppo reale come al Nord che, invece, quello sviluppo lo ha visto agevolato con iniziative di governo che il Meridione neanche riusciva a sognare. Offensivo per l’intelligenza di un’alce impagliata anche tutta quella provvisorietà, incertezza, tutto quel rimandare alla verifica dei risultati della Autonomia Differenziata dopo anni, quando ormai il Meridione sarà stato devastato da impoverimento, emigrazione, ma non solo. Le gentildonne ed i galantuomini che hanno determinato questo scempio di principi e di valori costituzionali ed umani non si sono chiesti quanti saranno coloro che, non potendo affrontare le spese per i “viaggi della speranza” causati da una gestione della sanità né più né meno “privatizzata”, rinunceranno a curarsi né quanti, giovani e meno giovani, privati di ogni opportunità alimenteranno l’emigrazione. E non si rimandi ad eventuali future modifiche perché, addentato l’osso, i cani non lo molleranno più! Ogni eventuale modifica e/o aggiustamento dovranno certamente essere concordati con le rispettive Regioni interessate senza che vi possa essere un provvedimento da parte dello “stato” centrale. Magari si creeranno commissioni sullo stile di quella sul Ponte di Messina che rimetteranno in gioco ogni decisione sulla base delle più fantasiose criticità o soluzioni sempre nell’ottica della cosa “con la quale, per la quale e dalla quale” rimane tutto tale e quale.
Ma la cosa più fraudolenta è il raggiro della teorica provvisorietà della spesa storica che “intanto si mantiene per far partire l’AD e poi, sempre con il principio della “cosa per la quale…” si vedrà come (e se) modificarla. E come giudicare la base del “fabbisogni standard”? Viene in mente la frase di una politicante PD, furba come l’alce di cui sopra, che sosteneva che al Sud non sia necessario fare asili perché al Sud sono abituati a farne a meno e quindi si continuasse a farli al Nord. Qualsiasi commento ad una simile decisione è del tutto superfluo. Ma dove porta tutto ciò? Al federalismo fiscale che per certi versi contraddice tutto questo impianto perverso. La legge n. 42/2009, infatti, riferendosi alle Regioni, pone attenzione ai LEP, i Livelli Essenziali delle Prestazioni per sanità, assistenza, istruzione e trasporto pubblico definendoli per quel che sono e cioè diritti civili e sociali, per le quali è (dovrebbe!) essere prevista la copertura integrale, ma la infame verità è che i LEP continuano a non esistere perseverando nell’applicazione perversa della spesa storica e nell’omertà verso la necessità di determinare i bisogni standard!
Tornando all’inizio di tutto ciò, ne risulta che tutto quel che è vantaggioso e di lucro per le Regioni razziste che hanno portato avanti questa secessione dei “cravattari” è tutto pronto per partire ed immediatamente attuabile, mentre il resto, fosse anche qualche aggiustamento per evitare una catastrofe economica, sociale ed umana in un territorio di venti milioni di abitanti, si vedrà …insieme al Ponte sullo Stretto…
Foto tratta da NO TIX.IT