- Non si tratta ovviamente del finto popolarismo del PPE – partito di ‘camerieri del liberismo’ – ma del Popolarismo d’ispirazione sturziana
- No alla privatizzazione dell’acqua voluta dal Governo Draghi
Non si tratta ovviamente del finto popolarismo del PPE – partito di ‘camerieri del liberismo’ – ma del Popolarismo d’ispirazione sturziana
Il liberismo economico che piace tanto all’attuale presidente del Consiglio, Mario Draghi, al suo fedele Ministro dell’Economia, Daniele Franco, e a tutti quelli che vanno ancora dietro all’Unione europea ultra-liberista e globalista non funziona in generale e, soprattutto, non funziona in agricoltura. Lo ribadisce in una nota il Movimento Terra è Vita che chiede senza messi termini il ritorno al popolarismo. Dove per popolarismo non si intende il Partito Popolare Europeo, oggi al servizio del liberismo economico spinto, ma al popolarismo vero, di ispirazione sturziana. “Il Movimento Terra è Vita Sicilia – leggiamo nella nota – con grande preoccupazione segue l’evolversi dell’attuale crisi economica. Assistiamo all’aumento esponenziale dei costi produttivi a titolo indicativo elettricità, gas, gasolio e di tutti costi diretti d indiretti, l’esplosione dell’inflazione schizzata da 0 all’8% su base annuale, alla stretta ed aumento di costi per l’accesso al credito etc.. tutte condizioni ideali che espongono le nostre famiglie e le attività produttive all’incertezza economica che progressivamente ci renderà più fragili, con la conseguenza che un costo più alto della vita determina una riduzione dei diritti individuali e collettivi”.
No alla privatizzazione dell’acqua voluta dal Governo Draghi
“In questo particolare momento – prosegue la nota dei Terra è Vita Sicilia – apprendiamo della volontà formalizzata dal governo Draghi in carica di privatizzare anche servizi essenziali come la distribuzione dell’acqua, risorsa naturale ed essenziale per lo sviluppo del territorio (si tratta del Disegno di legge Concorrenza voluto dal Governo Draghi, argomento che abbiamo affrontato qui ndr). Riteniamo che è sotto attacco il nostro modello di società rurale che da sempre ha
contraddistinto l’identità della terra di Sicilia, il nostro stile di vita come popolo mediterraneo, antitetico al modello di società portato avanti dalle finanziarie
politiche comunitarie, ispirate a penalizzare la diversità e di conseguenza contrapponendosi al nostro sistema economico, articolato da una strutturazione di micro e medie imprese, idoneo a contrastare la logica delle macro concentrazioni sovranazionali, il cui obiettivo è di omogeneizzare e centralizzare, spersonalizzando le identità territoriali. E’ in atto un programma complesso finalizzato ad emarginare la nostra realtà produttiva, potendo attraverso le leve finanziarie dei programmi comunitari come la PAC e FEASR per intervenire e mettere fuori gioco la nostra produttività che trova la forza nell’apporto del singolo nell’interesse generale. Le logiche di queste politiche in ragione del libero mercato ‘selvaggio’ non premiano il consumatore finale, vittima sacrificale unitamente ai soggetti produttori
naturali, agevolando la filiera speculativa in favore dei soggetti intermediari, esentati dai rischi delle attività naturali (alterazioni climatiche, caro gasolio,
aumento dei costi di produzione e difesa della produzione agricola ). Penalizzare le tradizionali attività agricole siciliane non mortifica soltanto gli operatori e le famiglie degli stessi, ma contribuisce ad altera il rapporto di riequilibrio del ciclo naturale, esponendo le comunità al pericolo di incendi e conseguentemente
implementando la morte di tanti lavoratori agricoli ‘madri e padri di famiglia’. Il Movimento nonostante la propria azione e costante confronto con le Istituzioni regionali preposte, denuncia la sterilità degli organismi preposti come l’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) istituita con legge ottobre 1990, n. 287. Alla luce di tutte le considerazioni che precedono CHIEDIAMO il ritorno ad una reale finalità politica che tuteli le comunità ‘famiglie & imprese’ esposte alle logiche del liberalismo finanziario, che nel modello di business ed assenza di valori etici hanno la meglio in danno dei diritti sociali, una politica che ritrovi ispirazione nei principi del POPOLARISMO a tutela delle comunità familiari e sociali.
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