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Mercato mondiale del grano: è bastato un grande acquisto della Cina e il prezzo è tornato a salire/ MATTINALE 694

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  • Non c’è da rimanere stupiti: la Cina conta un miliardo e 400 milioni di abitanti e quando si presenta nel mercato internazionale lo fa con grandi acquisti di prodotto che fanno schizzare all’insù il prezzo di ciò che si porta a casa, in questo caso il grano
  • “Rimbalzo di un gatto morto o un segno di cose a venire?
  • Sullo sfondo uno scontro tra Occidente industrializzato e Cina? 
  • Gli avvertimenti della FAO
  • Crisi di produzione di grano in Argentina, bene invece il Brasile
  • Europa, prezzi del grano all’insù

Non c’è da rimanere stupiti: la Cina conta un miliardo e 400 milioni di abitanti e quando si presenta nel mercato internazionale lo fa con grandi acquisti di prodotto che fanno schizzare all’insù il prezzo di ciò che si porta a casa, in questo caso il grano

Chiusura ballerina per i mercati agricoli mondiali, in questo fine settimana, a cominciare dal grano. Fino a metà settimana ha predominato il ribassismo, anche di una certa entità. Molti osservatori hanno giudicato eccessivo il pessimismo. E, in effetti, Giovedì alcuni eventi hanno sconvolto la politica internazionale: le polemiche sul G20, l’attentato all’ex primo ministro del Giappone, Shinzo Abe (che poi è deceduto), le dimissioni del premier inglese, Boris Johnson. Ma a rimettere in gioco tutto l’andamento del mercato mondiale del grano è stata la Cina, piombata nei mercati internazionali con grandi acquisti di grano americano e francese. E’ chiaro che quando un Paese di un miliardo e 400 milioni di abitanti si muove il prezzo del prodotto che acquista – in questo caso il grano – non può che andare su. Se poi gira voce che la mossa della Cina è soltanto l’inizio di una grande campagna acquisti, è chiaro che il prezzo del grano salirà ulteriormente, specie se – come sta avvenendo – da alcune aree del mondo si attendono riduzioni delle produzioni di grano a causa della siccità.

“Rimbalzo di un gatto morto o un segno di cose a venire?”

Insomma, un mercato altalenante. Noi, in questa fase, non abbiamo i dati relativi alla chiusura di ieri. Questi dati li conosceremo alla fine della mattinata di oggi. Per ora ragioniamo su dati parziali. “In particolare – scrive l’analista dei mercati internazionali, Sandro Puglisi – il contratto sul grano SRW del Chicago Board of Trade è salito del 3,98%, riprendendosi da un minimo di 4 mesi e mezzo. I frumenti di Kansas City sono aumentati del 4,43% nel primo mese. I prezzi del grano primaverile di Minneapolis erano ancora di 13 1/2 centesimi in rosso per la settimana dopo che il commercio di Giovedì ha riportato i prezzi al rialzo del 3,7% al 5,44%. I prezzi della soia sono aumentati del 2,68%, ma non è stato sufficiente a compensare il calo di Martedì, poiché il contratto di Novembre era ancora in calo di 29 3/4 centesimi rispetto alla chiusura di Venerdì scorso (in questo caso il riferimento è alla scorsa settimana). I prezzi della farina di soia hanno chiuso la giornata in rialzo dell’1,9%. Il mais, da parte sua, è cresciuto del 2% allontanandosi dai minimi plurimestrali toccati nella sessione precedente. Alcuni analisti hanno affermato che i mercati sono diventati tecnicamente ipervenduti a seguito dei recenti ribassi, mentre è necessario continuare a far fronte a prospettive di offerta incerte. Il clima secco nel Midwest degli Stati Uniti fino a metà luglio ha contribuito a sostenere i prezzi. Questa mattina (ieri mattina per chi legge ndr), i futures sul grano di Chicago sono balzati di oltre il 2% e hanno toccato il massimo di una settimana”. Da qui la domanda: “È un rimbalzo di un gatto morto o un segno di cose a venire?”.

Sullo sfondo uno scontro tra Occidente industrializzato e Cina? 

Abbiamo già accennato ai grandi acquisti di grano della Cina. Ci dobbiamo abituare ad andare su e giù, perché quando la Cina opziona un prodotto, siccome deve soddisfare le esigenze di un miliardo e 400 milioni di consumatori interni, ci va ‘pesante’ con gli acquisti, facendo inevitabilmente lievitare i prezzi dei prodotti che acquista dai mercati internazionali. Se a questo aggiungiamo che nel Nord Africa vuoi per la mancanza di grano ucraino, vuoi per la siccità la domanda di grano rimane sostenuta, il ribassismo ha poca vita. O quasi. Perché, in effetti, non è facile capire fino a che punto chi oggi ha interesse a far cadere il prezzo del grano e di altri prodotti agricoli si fermerà. la sensazione – ma è solo una nostra sensazione – è che ci siano Paesi occidentali interessati a calmierare i prezzi non soltanto del grano, ma di tutti i prodotti alimentari. Insomma, una mossa occidentale per ‘raffreddare’ l’inflazione. Facendo pagare il conto – perché alla fine di questo si tratta – agli agricoltori. Nel caso di americani e canadesi – stiamo ragionando sempre per ipotesi – problemi non ce ne sono perché poi i governi di questi Paesi intervengono a sostegno degli agricoltori. Per l’Europa, invece, il ribassismo dei prezzi dei prodotti agricoli, grano in testa, è un problema, perché nessuno aiuta il mondo agricolo, meno che mai l’Unione europea che, semmai, tutela le industrie che ‘parassitizzano’ l’agricoltura riempendola di erbicidi (glifosato in testa) e pesticidi. Poi ci potrebbero essere Paese come la Cina che non sono interessati a sacrificare gli agricoltori per ridurre l’inflazione in Occidente.

Gli avvertimenti della FAO

Puglisi ci segnala alcune prese di posizione della FAO. Secondo l’Agenzia alimentare dell’Organizzazione delle Nazioni Unite i prezzi alimentari mondiali sono scesi per il terzo mese consecutivo a Giugno, ma sono rimasti vicini ai livelli record fissati a Marzo. Che significa? Che una discesa dei prezzi c’è (leggere ribassismo), ma permangono i timori di assenza di prodotti. L’indice dei prezzi alimentari della FAO – che analizza i prodotti alimentari più scambiati a livello globale – ha infatti registrato una media di 154,2 punti il ​​mese scorso contro i 157,9 rivisti di Maggio. “Nonostante il calo mensile scrive Puglisi citando i dati della FAO – l’indice di Giugno era ancora del 23,1% in più rispetto all’anno precedente. In particolare, l’indice dei cereali della FAO è sceso del 4,1% da Maggio, ma è comunque salito del 27,6% su base annua”. La FAO fa sapere che il calo di Giugno è stato determinato dalla disponibilità stagionale di nuovi raccolti nell’emisfero settentrionale, dal miglioramento delle condizioni delle colture in alcuni dei principali Paesi produttori e dalle maggiori prospettive di produzione in Russia”. Di seguito altri dati FAO: “L’indice dei prezzi dell’olio vegetale è sceso del 7,6% su base mensile, spinto al ribasso dall’aumento stagionale della produzione delle principali nazioni produttrici e dalle prospettive di un aumento delle forniture dall’Indonesia. L’indice dello zucchero è sceso del 2,6% da Maggio, con il rallentamento della crescita economica globale che ha pesato sulla domanda. L’indice della carne è aumentato dell’1,7% a Giugno, stabilendo un nuovo record, mentre l’indice dei prodotti lattiero-caseari è balzato del 4,1% su base mensile. I prezzi mondiali del latte in polvere sono aumentati a causa della forte domanda di importazioni e della persistente mancanza di offerta globale… La FAO ha stimato che le scorte mondiali di cereali alla fine della stagione nel 2023 ammonterebbero a 854 milioni di tonnellate, in aumento di 7,6 milioni di tonnellate rispetto alle previsioni del mese scorso, ma comunque con un calo dello 0,6% su base annua”.

Crisi di produzione di grano in Argentina, bene invece il Brasile

In Sudamerica si teme una riduzione della produzione di grano in Argentina a causa della siccità. Al contrario, in Brasile ai attende un raccolto record di grano di 9 milioni di tonnellate nel 2022, con i coltivatori che semineranno la più grande area per questo raccolto negli ultimi 32 anni. Le previsioni – sempre con riferimento al Brasile – parlano di rese in aumento e aumenteranno del 10,3% rispetto alla stagione precedente a 3 tonnellate di grano per ettaro. I coltivatori del Mato Grosso, lo stato più importante del Brasile, hanno acquisito tutto ciò che serve per i raccolti estivi. La prossima stagione, clima permettendo, il Brasile potrebbe aumentare la produzione di soia di quasi il 20% (si stima un possibile aumento 148 milioni di tonnellate).

Europa, prezzi del grano all’insù

Anche in Europa i prezzi del grano sono tornati su. “Molti compratori scrive Puglisi – hanno approfittato della recente flessione per riposizionarsi. Le esportazioni francesi di grano tenero verso i Paesi non UE sono quadruplicate rispetto all’anno in Giugno per raggiungere 552.000 t, indicano i dati provvisori. Il principale mercato di esportazione è stato il Marocco, che ha preso circa 209.000 t a Giugno, mentre Algeria ed Egitto hanno preso rispettivamente 89.000 t e 77.000 t, poiché gli acquirenti nordafricani sono tornati al grano francese. Si ritiene che i principali porti francesi siano prenotati quasi a pieno regime per le spedizioni da Luglio a Settembre e ci sono circa 1,2 milioni di tonnellate di grano già in attesa di essere spedite a Ottobre. Poco meno della metà di questo volume è destinato all’agenzia statale egiziana per i cereali GASC, che ha acquistato 520.000 tonnellate di grano francese per la spedizione durante i primi quattro mesi della campagna di commercializzazione 2022-23. Le esportazioni francesi verso i Paesi non UE sono state di circa 8,28 milioni di tonnellate nel 2021-22, secondo i dati provvisori dell’UE, scendendo del 9% al di sotto della stima del governo francese di 9,10 milioni di tonnellate emessa a Giugno. La Cina ha preso circa 1,9 milioni di tonnellate, mentre Algeria e Marocco hanno preso rispettivamente circa 1,8 milioni di tonnellate e 1,6 milioni di tonnellate, secondo i dati della line-up”. Insomma, anche Algeria a Marocco non scherzano per acquisti di grano. Tra gli altri Paesi che hanno opzionato grano ci sono Costa d’Avorio, Egitto, Angola e Cuba. E’ chiaro che non una domanda così ‘allegra’ i prezzi non possono che andare su. Da tempo raccontiamo della siccità che ha colpito quest’anno alcune aree della Francia. E, in effetti il raccolto francese dovrebbe portare risultati contrastanti, con rese scarse al sud ma volumi molto migliori al nord, dove i recenti acquazzoni hanno attenuato la siccità.

 

 

 

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