- Il grande crollo della produzione di grano duro di Canada e Stati Uniti d’America registrato lo scorso anno è ormai un ricordo. I due Paesi hanno investito molto sul duro, aumentando gli ettari coltivati e la siccità, anche se presente, non ha intaccato la produzione di quest’anno che si annuncia copiosa. Ieri un grande acquisto di grano da parte dell’Egitto ha tenuto su il prezzo del grano
- In Italia e in Europa le industrie hanno già fatto incetta di grano duro canadese e americano
- Non è facile capire quello che succederà oggi con la riapertura dei mercati americani ieri chiusi per via dell’Indipendence Day
Il grande crollo della produzione di grano duro di Canada e Stati Uniti d’America registrato lo scorso anno è ormai un ricordo. I due Paesi hanno investito molto sul duro, aumentando gli ettari coltivati e la siccità, anche se presente, non ha intaccato la produzione di quest’anno che si annuncia copiosa. Ieri un grande acquisto di grano da parte dell’Egitto ha tenuto su il prezzo del grano
Riprendiamo la nostra consueta analisi sul mercato del grano internazionale. La scorsa settimana siamo stati un po’ assenti per una lieve indisposizione. Ma siamo di nuovi qui. Cominciamo con una notizia che arriva dall’Egitto, Paese di circa 100 milioni di abitanti, grande consumatore di grano. In Egitto non manca la produzione di grano, che però è inferiore alle esigenze di questo Paese che, di solito, si rifornisce dall’Ucraina e dalla Russia. Ebbene, l’Egitto ha acquistato 850 mila tonnellate di grano e si accinge ad effettuare un nuovo grande acquisto di questo cereale. Così, ieri, al Matif, il Mercato a termine francese, il grano ha chiuso con un +9,5 €/tonnellata recuperando solo parzialmente le perdite della scorsa settimana. Per la cronaca, l’aria che tira da qualche tempo nei mercati agricoli – a cominciare dai cereali – è un po’ ribassista. Non ci chiedete il perché, ci limitiamo soltanto a registrare un andamento generale che, però, come già accennato, ieri è stato ribaltato grazie all’attivismo negli acquisti dell’Egitto. Ne sapremo di più oggi, quando proveremo a capire cosa succede nei mercati statunitensi, che ieri sono stati chiusi per via dell’Indipendence Day. Non ci rimane che aspettare.
In Italia e in Europa le industrie hanno già fatto incetta di grano duro canadese e americano
Da oggi si capirà di più. Anche se qualche cosa sul mercato del grano duro siamo in grado di anticiparlo. Non ci soffermiamo a caso sul grano duro, coltura d’elezione del Sud Italia e della Sicilia. Ne abbiamo già scritto qualche giorno fa segnalando che sì, i prezzi oscillano dai 53 euro al quintale in Sicilia ai 56-58 euro al quintale in Puglia. Ma sia in Sicilia, sia in Puglia le rese, quest’anno, sono state più basse rispetto allo scorso anno. Anche se ‘numeri’ precisi ancora non ce ne sono, si parla di una riduzione della produzione che potrebbe oscillare dal 25 al 50%, a seconda delle zone di produzione. Se a questo si aggiunge l’aumento stratosferico dei costi di produzione, tra fertilizzanti e carburante agricolo, la ‘frittata’ è fatta, nel senso che 53 euro al quintale di grano, tra basse rese e alti costi di produzione, diventa un prezzo non remunerativo per gli agricoltori. Ma la vera notizia sul grano duro è che, quest’anno, due aree del mondo note per il grano duro – Canada e Stati Uniti d’America – fanno segnare una netta ripresa della produzione dopo il crollo della scorso anno. E’ noto che lo scorso anno, causa cambiamenti climatici, la produzione di grano duro di Stati Uniti e Canada ha subito un brusco crollo. Da qui i problemi di approvvigionamento di grano duro in Europa e soprattutto in Italia. Dove il prezzo è andato su anche grazie a un mercato piuttosto vivace. Lo scorso Inverno è scoppiata la guerra in Ucraina ed è venuta meno la produzione di duro di questo Paese, più che altro per problemi logistici, legati alla presenza di mine nei porti ucraini. Mine posizionate dagli stessi militari ucraini in chiave anti-russa. Il problema è che i porti ucraini minati hanno impedito alle navi ucraine di esportare il grano di questo Paese. Oggi, però, lo scenario è mutato. Canada e Stati Uniti hanno aumentato notevolmente gli ettari seminati a grano duro. Non è mancata, è vero, la siccità, che non può essere comunque paragonata alla siccità dello scorso anno. Di conseguenza si attendono ottime produzioni di grano duro d Canada e Stati Uniti d’America che, a quanto pare, sono già state prenotate non soltanto dalle industrie italiane che producono pasta (ricordiamo che la pasta, in Italia, si può produrre solo con il grano duro), ma anche da altri Paesi del mondo dove si fa largo uso di grano duro nei consumi alimentari.
Non è facile capire quello che succederà oggi con la riapertura dei mercati americani ieri chiusi per via dell’Indipendence Day
Dalle notizie in nostro possesso, gli acquirenti italiani sono in attesa delle ingenti quantità di duro già prenotate a buon prezzo qualche mese fa oltre Oceano. Insomma, vige la legge della domanda e dell’offerta. Nel caso del grano duro canadese e americano, come già accennato, non manca la produzione (cioè l’offerta). E c’è stata una richiesta importante (domanda). Il risultato è che i prezzi sarebbero stati soddisfacenti sia per gli agricoltori, sia per gli acquirenti del grano duro. In questo scenario, inoltre, ci potrebbe essere scarsa liquidità, perché chi aveva i soldi si è già coperto abbastanza da resistere fino all’arrivo del grano duro americano e canadese, mentre chi non ha avuto la stessa fortuna si è dovuto adattare ai prezzi del momento. Non solo. A questo si aggiunge che molti produttori di grano duro in questi giorni stanno decidendo di vendere il prodotto appena conferito esercitando una ulteriore pressione negativa sui prezzi. Insomma, in questo scenario non è facile capire quello che potrebbe succedere ai listini italiani. Come scritto all’inizio di questo articolo, ieri l’Egitto ha tenuto su il mercato del grano con il proprio attivismo negli acquisti. Ma non dimentichiamo l’atmosfera ribassista di queste settimane. Oggi con l’apertura dei mercati agricoli americani ne sapremo di più. In ogni caso, va tenuto presente che nel mercato mondiale c’è anche la Cina che, con un miliardo e 400 milioni di abitanti, può influenzare il mercato mondiale del grano con grandi acquisti, facendo schizzare all’insù i prezzi.
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