Il capo del Governo italiano, Mario Draghi, ha scoperto, dopo i primi dieci giorni di Estate, che c’è l’emergenza clima. Caldo e siccità. E dire che nel Marzo scorso, nell’Antartide, la temperatura ha fatto registrare un aumento di 40 gradi centigradi. Non era difficile capire che sono in corso cambiamenti climatici dagli effetti imprevedibili. Ma allora il nostro Presidente del Consiglio dei Ministri era impegnato a ‘riformare’ il Catasto e a preparare la privatizzazione dei servizi dei Comuni (Decreto Concorrenza). Non aveva il tempo, Draghi, per occuparsi del clima. Oggi invece se ne occupa. E’ allo studio un provvedimento per fronteggiare sete e siccità. Cosa si aspettava Draghi in Estate dopo i segnali inquietanti dei mesi scorsi? Va detto che, fino ad ora, tutto è nella norma. Non si registrano in Italia temperature estive fuori dalla norma. Solo in Sicilia, a Maggio, c’è stata una sciroccata. Poi solo temperature calde, ma non eccessive. Che succederebbe se le temperature dovessero aumentare? La cosa che colpisce è che quando nel Nord Italia c’era la siccità – e c’è stata per tutti i mesi invernali e primaverili, così come c’è stata al Sud e in Sicilia – il Governo Draghi non se ne occupava; se ne occupa oggi, dopo che, da almeno una ventina di giorni a questa parte, nel Nord Italia temporali a grandine hanno fatto il bello e il cattivo tempo. La siccità ha colpito tutta l’Italia, Nord, Centro e Sud. Ora scopriremo che le risorse che dovrebbero andare al Sud e in Sicilia per fronteggiare la siccità andranno in buona parte alle Regioni del Nord dove le piogge hanno sostituito la siccità. Questa è l’Italia e questo è il Governo Draghi.
Chi segue da anni l’evoluzione dei cambiamenti climatici sa che in Estate si possono creare problemi. Ma la politica italiana, per definizione, non si occupa di riscaldamento globale. Da quando è iniziata la guerra in Ucraina e si è capito che l’Unione europea perderà il gas russo, con effetti devastanti sull’economia europea, nessuno si è preoccupato del fatto che, in Estate, in Europa, restare senza il gas russo potrebbe essere rischioso. Che succederebbe se, a Luglio e ad Agosto, le temperature dovessero arrivare a 50 gradi? Esagerazioni? Nell’Estate dello scorso anno è successo proprio in Sicilia per pochi giorni e in alcune aree. Che succederebbe se ciò si verificasse per alcuni giorni in aree estese dell’Europa? Qualcuno lo sta mettendo nel conto? O è tutto sotto controllo? E chi avrebbe tutto sotto controllo? Quello che sappiamo è che le linee del gasdotto Nord Stream saranno chiuse dall’11 al 21 Luglio. E’ il gasdotto che porta il gas russo in Europa. Ufficialmente sono operazioni di manutenzione. Di fatto, questa interruzione avviene dopo che, da mesi, la Ue, Italia in testa, invia armi in Ucraina: armi con le quali i militari ucraini uccidono soldati russi. L’Unione europea si è schierata con l’Ucraina contro la Russia, però continuiamo a utilizzare il gas russo. E se il presidente russo Putin si fosse stancato di sopportare una Ue che appoggia l’Ucraina contro la Russia? Lo vedremo il 22 Luglio. Vedremo anche cosa succederà con il clima da qui al 22 Luglio.
Anche in Sicilia, come a Roma il Governo Draghi, c’è chi copre in queste ore la presenza dei cambiamenti climatici. Ecco un comunicato del presidente Francesco Favata e il coordinatore di Giunta Giosuè Catania di CIA Sicilia Orientale: “L’agricoltura siciliana sta attraversando una fase drammatica, alle prese con una crisi senza precedenti che non sta risparmiando alcun comparto, tra costi di produzione fuori controllo e condizioni climatiche avverse. Le alte temperature di questi giorni, le più elevate degli ultimi 60 anni, stanno creando danni irreversibili alle produzioni e al territorio, preda di incendi devastanti che rendono più povero un paesaggio reso simile in alcuni punti ad aree desertificate. I territori della Piana di Catania, Siracusa fino a Ragusa sono quelli più colpiti”. La CIA Sicilia Orientale “vuole tenere alta l’attenzione sulle emergenze in corso e per sollecitare le Istituzioni preposte a qualunque livello affinché si trovino soluzioni adeguate per scongiurare la chiusura di migliaia di aziende agricole e per garantire un reddito dignitoso alle imprese agricole e la garanzia dell’occupazione. Gli agricoltori dichiarano lo stato di agitazione e sono pronti alla mobilitazione unitaria chiamando i governi ad assumersi per intero le proprie responsabilità. L’agricoltura ormai vive un dramma irreversibile se non si interviene con misure chiare e forti nei confronti delle imprese agricole”. Ancora: “Va fermata ogni forma di speculazione dal gasolio agricolo (che nonostante il prezzo del barile sembri a volte conveniente, il consumatore lo paga con un ricarico esorbitante); concimi, fertilizzanti e diversi costi di produzione ormai alle stelle e prodotti al consumo che stentano ad essere venduti. A questo si aggiungano la cattiva gestione dei Consorzi di Bonifica e la incapacità nella distribuzione dell’Acqua dovuta anche ad una rete di distribuzione vecchia ed inadeguata, la mancata messa in sicurezza del territorio, oltre che alla urgenza di programmare l’uso dei fondi europei e nazionali”. Anche i Sindaci della provincia di Trapani “si mobilitano contro l’aumento generalizzato dei prezzi che sta mettendo in ginocchio l’agricoltura e così scrivono una lettera al premier Mario Draghi, ma anche alle altre istituzioni nazionali e regionali, mettendo nero su bianco alcune richieste provenienti dalle imprese”.
Mentre l’agricoltura siciliana rischia di andare in malora la Regione siciliana – che in genere si occupa di agricoltura solo per provocare danni – insedia “il Tavolo regionale di contrasto al grave sfruttamento lavorativo e al caporalato. L’assessore alla Famiglia, alle politiche sociali e al lavoro, Antonio Scavone, ha firmato il decreto di insediamento dell’organismo presieduto dallo stesso assessore e composto dai dirigenti generali dei dipartimenti regionali della Famiglia e delle politiche sociali, del Lavoro, della Formazione professionale, dello Sviluppo rurale e territoriale, dai rappresentanti delle Prefetture di Agrigento, Catania e Ragusa, dai referenti della direzione regionale dell’Inail, dell’Anpal, di Anci Sicilia, di Cia, Fai Cisl e Flai Cgil. I componenti dell’organismo verranno integrati ogni due mesi fino al completamento della composizione prevista. Le funzioni di segreteria sono affidate all’Ufficio speciale immigrazione della Regione siciliana. Nelle prossime settimane verrà convocato il primo incontro”. Siamo i primi a denunciare lo sfruttamento dei lavoratori in agricoltura, ma in un momento come quello attuale tra siccità, problemi di irrigazione, bassi prezzi dei prodotti agricoli il caporalato non ci sembra l’emergenza primaria. E’ un problema serio ma oggi il rischio è la chiusura di migliaia di aziende agricole. I politici siciliani hanno contezza della situazione che si vive nelle campagne della Sicilia?
Foto tratta da Tg Padova – Telenuovo