L’Unione europea è in grande crisi. Le sanzioni adottate contro la Russia e gli aiuti all’Ucraina stanno portando la Ue verso un futuro che definire incerto è poco. L’Italia, da parte sua, pressata da un’Unione europea che cade a pezzi, ma che non perde l’arroganza per imporre iniquità (eclatante il blocco del Superbonus che il Governo di Mario Draghi ha disposto su perentoria volontà della Ue per bloccare la ‘moneta fiscale’ che stava dando ossigeno all’economia italiana) si va lentamente dissolvendo. Anche se quello che scriviamo sembrerà un po’ folle, la dissoluzione dell’Italia potrebbe diventare un’opportunità per il Mezzogiorno. Per la prima volta, dal 1860, anno in cui gli inglesi decretarono la fine del Regno delle Due Sicilie e la conquista di Sud e Sicilia da parte di casa Savoia – la più sgarrupata dinastia dell’Europa di quegli anni – si potrebbero riaprire i giochi. Ribadiamo: in molti ci prenderanno per matti perché vanno ancora dietro a quelle che il grande Fabrizio De André chiamava “le verità delle televisione”. Ma chi ‘mastica’ un po’ di economia sa che senza gas e petrolio della Russia l’economia europea è spacciata, a cominciare da Germania, Italia e Francia. A complicare tutto c’è la crisi alimentare che la FAO denuncia dall’Autunno dello scorso anno, provocata dai
Qualcuno potrebbe obiettare: cosa c’entra la cultura con la possibile rinascita del Mezzogiorno d’Italia? La risposta è semplice: senza cultura non si va da nessuna parte. Lo stanno cominciando a capire i leghisti che, dopo la caduta della Prima Repubblica, hanno trovato terreno fertile nell’inadeguatezza della Seconda Repubblica. Con molta probabilità, senza agli scippi sistematici ai danni del Sud – i fondi non spesi della legge nazionale numero 64 del 1986 sugli interventi nel Mezzogiorno e gli scippi dal 2001 al 2017 che l’Eurispes ha certificato in 840 miliardi di euro il Nord Italia sarebbe già affondato. I nostri amici del Nord hanno continuato a scippare fondi al Sud: l’80% del fondi del Pnrr stanno andando al Nord grazie a un accordo politico tra le Regioni del Nord – Veneto e Lombardia in testa – e il Governo Draghi; lo scippo alle Regioni del Sud di una parte importante del Feasr (Fondo europeo agricolo di sviluppo regionale), l’Autonomia differenziata e in ultimo, ‘fresco fresco’, la sceneggiata sulla siccità del Nord. La siccità, al Nord, c’è stata, ma dalla fine di Maggio nel Nord ci sono state piogge torrenziali, allagamenti e grandinate. E, non ci crederete, anche la neve nel Passo dello Stelvio dove si sta allenando la nazionale italiana di sci. Queste notizie le trovate scorrendo i giornali locali delle città del Nord Italia (come potete leggere qui): e sono notizie che stridono con i racconti della televisione che parlano di siccità, di dichiarazioni di stato di calamità e bla bla bla. Il dubbio è che i nostri amici del Nord vogliano arraffare anche le risorse gli interventi per siccità e calamità naturali. Ma l’egoismo leghista delle Regioni del Nord – che ha contaminato anche Forza Italia e lo stesso centrosinistra, con i vertici di Fratelli d’Italia che sul Sud scelgono il silenzio, nella speranza che basti per raggranellare voti – perché pur con tutti i soldi che hanno drenato al Mezzogiorno andranno a sbattere insieme con l’Unione europea.
In un’atmosfera di dissolvimento il convegno di domani a Padula indica, in primo luogo, la via della cultura. In un documento che siamo ri9usciti a rintracciare c’è una riflessione acuta che va dalla Magna Grecia al Regno di Napoli passando per il Regnum Siciliae, dai grandi pensatori dell’antichità all’illuminismo napoletano passando per la Corte di Federico II. “Un grande popolo ha contribuito allo sviluppo della cultura dell’Occidente, ma è stato messo da parte da un accidente storico che l’ha voluto silenziare. Le energie di quel popolo non si sono mai sopite e, a fronte di tanti soprusi e avversità, sono riuscite a mantenersi vive grazie a quello spirito indomito, curioso, riflessivo e dinamico allo stesso tempo. Lo spirito che nasce dal pensiero meridiano. Una grande cultura che nasce sulle sponde del Mediterraneo e che non accenna a rassegnarsi all’insignificanza, si erge dalle onde di quel mare che è confine, ma è anche collegamento, e pretende di ritornare ad indicare la strada colpevolmente abbandonata. Non ci potrà essere futuro se non si riporterà l’uomo al centro dell’azione politica. Questo nuovo umanesimo meridiano è la chiave per chiudere lo scrigno delle incertezze che il futuro porta con sé e aprire le porte ad una prospettiva di sviluppo sostenibile in cui le esigenze della modernità si coniugano al rispetto dell’uomo e dell’ambiente. L’Italia ha intrapreso una via che porterà alla sua definitiva dissoluzione, la sorte del Mezzogiorno potrebbe presto estendersi a tutto il Paese”. Serve un “orizzonte verso cui orientarsi per salvare una cultura millenaria prima che cada nel precipizio degli interessi di pochi”. L’obiettivo è la costituzione di una forza unitaria di riferimento del meridionalismo politico del Paese”, per superare definitivamente la cosiddetta “questione meridionale”. Un movimento che “tracci le linee evolutive di sviluppo per un nuovo modello socioeconomico di convivenza equa, distribuita, ecologica e sostenibile a vantaggio dell’intero Paese”. Insomma innescare nel Mezzogiorno d’Italia un nuovo “laboratorio sociale” dove sperimentare nuovi modelli di convivenza, di coesione e di giustizia sociale, “punti di riferimento per tutti i Sud del mondo e dunque, per l’Italia e per l’intero pianeta”.
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