Mentre i prezzi di tanti i prodotti alimentari aumentano – spesso per volgari speculazioni – c’è chi pensa, invece, la bloccare l’aumento dei prezzi. E’ il caso di Simenza, associazione culturale di agricoltori e allevatori dove il ‘biologico’ e i grani siciliani antichi sono di casa. “La campagna di raccolta dei grani antichi di quest’anno – si legge in un post di Simenza – sta registrando rese basse dovute alla siccità. Forse la Sicilia occidentale ha avuto qualche precipitazione in più che ha ridotto le perdite. Inoltre, il prezzo inaudito del carburante insieme a quelli dei prezzi di ricambio hanno fatto lievitare i costi delle operazioni della raccolta. Di fronte a questi eventi sembrerebbe logico e da manuale alzare il prezzo dei grani locali, ma credo sia necessario fare alcune riflessioni. Premetto che Simenza è sostenuta da agricoltori, allevatori e trasformatori di ogni linea di prodotto e quello che sto per scrivere è frutto di diverse considerazioni fatte da persone che conoscono bene il proprio lavoro e che non sono adusi a ‘cogliere le occasioni’ di un mercato falsato e ormai allo sfacelo. L’esperienza di Simenza ha fatto nascere interazioni tra diversi interessi dove al centro c’è il Rapporto tra persone per bene e che l’obiettivo di un’Opera non è un Prezzo da stabilire secondo esigenze personali”.
Il messaggio che Simenza vuole lanciare è chiarissimo: il denaro non è la misura di tutte le cose. Ci sono valori più importanti, soprattutto quando si lavora per un cambiamento culturale della società: “Abbiamo compreso che tocca a noi costruire e riparare e non rimane spazio per speculatori e tantomeno per rapaci – si legge sempre nella nota di Simenza -. Fare aumenti sconsiderati del prezzo del grano, significherebbe mettere in difficoltà o allontanare chi ha deciso di trasformare i grani e le farine locali rendendo pesante il prezzo a scaffale. Ciò significherebbe ridurre i volumi e, a cascata, aumentare i costi di produzione. Risultato sarebbe un progressivo allontanamento dal mercato biologico da parte del consumatore. Insieme, più operatori abbiamo pensato di fare sì un aumento, ma che non superi il 9-10% max rispetto allo scorso anno. Quindi, i prezzi dei grani antichi continueranno a fluttuare, secondo la varietà, tra i 70 e i 90 euro quintale. Alcune popolazioni di grano rimarranno, addirittura, invariate nel prezzo. Questo è un segnale di robustezza ed indipendenza del comparto che lanciamo anche ad altri operatori che ancora pensano che il mondo non sia cambiato. Ormai abbiamo capito che il nostro è un cammino che porta ad un profondo cambiamento delle cose e soprattutto degli uomini”.