La caduta del prezzo del petrolio della scorsa settimana ha pesato anche sui mercati agricoli. Così anche i prezzi del grano sono andati giù. La scorsa settimana il mondo ha fatto i conti con la manovra antiinflazionistica della Federal Reserve System, la Banca Centrale degli Stati Uniti d’America, conosciuta anche con la sigla Fed, che ha innalzato i tassi di interesse. I tassi più alti – scrive nel suo report della scorsa settimana l’analista dei mercati internazionali, Sandro Puglisi – hanno reso il dollaro un posto più attraente per parcheggiare denaro. Pertanto, il dollaro è salito alle stelle immediatamente prima dell’aumento del tasso della Fed, ma poi si è ridimensionato, Mercoledì e Giovedì, sostenendo in particolare il grano poiché un dollaro più basso rende le esportazioni statunitensi più competitive a livello globale. Ma Venerdì il dollaro è salito di nuovo, grazie ai rendimenti dei T-note più elevati e al calo dello yen dopo che la BOJ ha mantenuto le sue politiche estremamente facili. Il dollaro USA (la scorsa settimana ndr) è salito al livello più alto da Dicembre 2002 contro un paniere di valute, rendendo tutte le materie prime scambiate in dollari USA più costose per gli acquirenti che utilizzano altre valute”. Per ciò che riguarda i cereali, negli Stati Uniti, in questi giorni, c’è un osservato speciale: il clima. Che continua a fare i capricci: ci sono ancora aree dove la siccità crea problemi e aree dove le piogge hanno cominciato a far sentire gli effetti benefici. Nel complesso – almeno fino ad ora – lo scenario, nonostante i problemi di alcune aree cerealicole, è di gran lunga migliore di quello dello scorso anno, quando la siccità ha compromesso il 40% della produzione di grano degli tati Uniti d’America.
In Canada, scrive Puglisi, ad eccezione di alcune aree della Provincia di Manitoba, la semina del grano primaverile è sostanzialmente terminata. Idem per il grano duro. Lo scorso anno il Canada, a causa dei cambiamenti climatici, ha perso circa il 50% della produzione di grano. I dati di oggi ci dicono che il Canada, da inizio anno, scrive Puglisi, “ha esportato 9,7 milioni di tonnellate di grano, il 43% in meno rispetto allo scorso anno. Secondo StatsCan, il Canada ha esportato 806.000 tonnellate di grano (escluso il duro) nell’aprile 2021, rispetto a 1,8 milioni di tonnellate nell’aprile 2022. Le esportazioni di grano duro per la settimana 44 sono state migliorate di 73.000 tonnellate, per un totale da inizio anno di 2,2 milioni di tonnellate, rispetto ai 5,4 milioni di tonnellate dell’anno precedente”. Come si può notare, la riduzione dell’export di grano canadese c’è ed è sostanziale. Vedremo che succederà quest’anno. Il report di Puglisi si sofferma sull’Argentina. Dove il presidente Alberto Fernández ha recentemente promesso che il suo Paese l’Argentina avrebbe colto l’opportunità di esportare grano sfruttando i prezzi elevati. Però c’è un però: e questo però è legato, tanto per cambiare, al clima, ovvero alla siccità che sta creando un po’ di problemi. L’analisti dei mercati internazionali scrive che “il raccolto di grano 2022/23 sarà probabilmente il peggiore degli ultimi 12 anni… Nel Marzo 2022 il governo argentino ha fissato una quota di esportazione di grano a 10 milioni di tonnellate per la campagna di commercializzazione 2022/23 per stabilizzare i prezzi interni e combattere l’inflazione a due cifre. In questo contesto, si prevede che le esportazioni dell’Argentina per la stagione di commercializzazione 2022/23 scenderanno a 6,4 milioni di tonnellate”. Se andrà bene, ovviamente. Perché si teme che la siccità possa ulteriormente ridurre la quota di esportazione del grano da parte dell’Argentina. In questo Paese – come del resto in quasi tutti i Paesi del mondo – c’è un problema di crescita dei costi di fertilizzanti: e questo spinge molti agricoltori argentini a cambiare coltura. Un’altra notizia che apprendiamo sempre da Puglisi è che l’Argentina aumenterà l’uso di biodisel: dall’attuale 5% lo porterà al 12,5% per un periodo di 60 giorni e rimarrà al 7,5% dopo il periodo di 60 giorni.
Anche in Europa, la scorsa settimana, scrive sempre Puglisi, “i prezzi dei cereali hanno chiuso la sessione in rosso, trascinati dai timori di una recessione globale”. In questo momento ci si interroga sull’ondata di caldo sta colpendo l’Europa occidentale. “Commercianti e analisti stanno ora monitorando l’impatto dell’ondata di caldo che si è diffusa verso nord dalla Spagna questa settimana, con temperature che Giovedì hanno raggiunto i 40 gradi Celsius (104°F) nel sud della Francia”. I danni dovrebbero essere limitati nel Sud della Francia, dove i raccolti di grano e orzo sono già maturi. I report cita la Coldiretti, secondo la quale la siccità ha ridotto i raccolti in tutta l’Italia. Per quello che sappiamo noi, i danni maggiori dovrebbero essere nel Nord Italia, dove la siccità non dà tregua dall’inizio di quest’anno. Ciò non significa che nel Sud e in Sicilia le cose sono andate benissimo: ricordiamo, ad esempio, che in Sicilia le piogge insistenti dello scorso Autunno hanno ritardato la semina del grano. Anche nel Sud e in Sicilia non è mancata la siccità, che comunque non può essere paragonata alla grande siccità che sta colpendo il Nord Italia. Coldiretti dice che l’Italia coltiva circa il 36% del grano tenero utilizzato per il pane, i biscotti e i dolci domestici e il 62% del grano duro utilizzato nella pasta. I conti tornano, soprattutto per il grano tenero, visto che l’Italia importa tanto grano tenero canadese varietà Manitoba e anche grano duro, anche se lo scorso anno il Canada, come già ricordato, ha avuto una pessima annata in termini di produzione.
Va tutto bene in Russia dove, scrive sempre Puglisi, “la produzione di orzo e mais sarà al di sopra del livello medio annuo per 5 anni!”. Mentre la previsione della produzione totale di grano, in Russia, per quest’anno, si attesta intorno a 133,4 milioni di tonnellate. Il sud (Distretto Federale Meridionale e Distretto Federale del Caucaso Settentrionale) il grano dovrebbe raggiungere battere il record di grano raggiunto nel 2017 con 49,1 milioni di tonnellate. Il Centro della Russia, leggiamo nel report di Puglisi, dovrebbe attestarsi 38,5 milioni di tonnellate (altro record). “Secondo gli analisti di Rusagrotrans, la produzione nel distretto del Volga ammonterà a circa 26,2 milioni di tonnellate, il terzo risultato dopo il 2017 e il 2020”. Problemi invece per la Siberia, che “vedrà il suo raccolto più basso dal 2015: 15,5 milioni di tonnellate a causa del mantenimento di livelli di umidità relativamente bassi… Tuttavia, la situazione può essere corretta da un sensibile calo delle temperature e da piogge moderate nei prossimi giorni”. Puglisi ci informa, citando Andrey Siziv (amministratore delegato di SovEcon, azienda leader focalizzata sulla ricerca sui mercati agricoli del Mar Nero), che il “rublo estremamente forte continua a deprimere i prezzi interni del grano in Russia”. non sappiamo se ciò farò piacere agli agricoltori, ma sicuramente non crea inflazione in Russia. Morale: il grano nel mondo, per quest’anno ci dovrebbe essere. Il probolema è evitare che la guerra in Ucraina comprometta la commercializzazione lasciando aree del mondo prive di grano
Puglisi interviene anche su una questione in queste settimane molto dibattuta: il trasporto di grano e in generale cereali oltre ai semi oleosi dal bacino del Mar Nero. “La Russia – si legge nel report – ha dichiarato Giovedì che sta facilitando l’esportazione di grano e semi oleosi dall’Ucraina attraverso i punti di transito controllati dalla Russia sul Mar d’Azov. Il vice primo ministro russo Viktoria Abramchenko ha respinto l’accusa contro la Russia di aver rubato cereali, dicendo: ‘La Russia non spedisce cereali dall’Ucraina. La Russia si sta assicurando un ‘corridoio verde’ per i cereali e qualsiasi altro prodotto alimentare come i semi oleosi… in modo che possa essere esportato dall’Ucraina senza ostacoli. Melitopol o Berdiansk’. Abramchenko ha ribadito la linea della Russia secondo cui spetta all’Ucraina aprire le rotte marittime verso Odesa che sono state minate. ‘Non possiamo fornire un corridoio verde per Odessa poiché l’Ucraina ha fatto di tutto perché questo porto non funzionasse’, ha aggiunto Abramchenko.
Dall’Ucraina sappiamo che la produzione di grano, quest’anno, dovrebbe attestarsi intorno a 48,5 milioni di tonnellate rispetto agli 86 milioni di tonnellate dell’anno scorso. In questo paese è iniziata la raccolta del grano e ci sono problemi di stoccaggio. “Su questa scia – scrive Puglisi – il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha dichiarato martedì che sarebbero stati costruiti silos temporanei lungo il confine con l’Ucraina, inclusa la Polonia, nel tentativo di aiutare ad esportare più grano dal paese dilaniato dalla guerra e affrontare una crescente crisi alimentare globale”. Quello che possiamo dire è che la situazione nell’Ucraina resta complicata. L’esportazione di grano con i treni è problematica. Mentre le navi debbono fare i conti con le mine piazzate in mare dagli stessi militari ucraini in chiave anti-russa. la verità è che la guerra tra Russia e Ucraina continua e con la guerra, per l’Ucraina, esportare grano, mais e olio di girasole è un problema.
Una notizia particolare arriva dalla Cina. Questa volta non è il Covid che rialza la testa, ma i cambiamenti climatici. La scorsa settimana la Cina, scrive Puglisi, è stata colpita “da una rara convergenza di precipitazioni record, ondate di caldo e un tornado nella megalopoli meridionale di Guangzhou, sfollando milioni di persone, danneggiando proprietà e inondando i terreni agricoli, con altre tempeste e inondazioni in arrivo. Si prevede che la Cina meridionale vedrà piogge torrenziali fino a Martedì, secondo quanto riportato dai media statali Venerdì, senza tregua immediata per la regione inondata dagli acquazzoni della scorsa settimana… La Cina è storicamente soggetta a inondazioni, che provocano smottamenti e inondano molti acri di terreni agricoli. Negli ultimi tempi, il Paese è diventato ancora più vulnerabile, a causa della deforestazione, della bonifica delle zone umide e dello stoccaggio dell’acqua per la produzione di energia e l’irrigazione”.
Puglisi ci informa che Giordania ha acquistato circa 60.000 tonnellate di grano in una gara internazionale che si è conclusa Martedì scorso. “Il grano è stato acquistato dalla società commerciale Ameropa a $ 489,75 a tonnellata, costi e nolo inclusi (c&f), per la spedizione nella prima metà di Settembre”. Altra notizia: il Giappone ha acquistato un totale di 186.441 tonnellate di grano di qualità alimentare da Stati Uniti, Canada e Australia con gare regolari che si sono concluse Giovedì.
Foto tratta da EFA News