Mentre in Italia prosegue senza sosta la crescita dei prezzi di benzina a gasolio, nel mondo la chiusura dei mercati di questa settimana fa segnare un crollo del prezzo del petrolio del 6%. Che sta succedendo? Lo spiega l’analista dei mercato internazionali, Sandro Puglisi, nel suo report di fine settimana: “Gli operatori sono preoccupati che i rialzi dei tassi di interesse da parte delle principali banche centrali possano rallentare l’economia globale e ridurre la domanda di energia”. Per ‘fortuna’ che nel nostro Paese non c’è questa preoccupazione… Puglisi ci racconta che “i future sul Brent sono scesi di $ 6,69, o del 5,6%, attestandosi a $ 113,12 al barile, mentre il greggio statunitense West Texas Intermediate (WTI) è sceso di $ 8,03, o del 6,8%, attestandosi a $ 109,56. Questa è stata la chiusura più bassa per il Brent dal 20 Maggio e la più bassa per il WTI dal 12 Maggio. È stato anche il più grande calo percentuale giornaliero per il Brent dall’inizio di Maggio e il più grande per il WTI dalla fine di Marzo”. Naturalmente, in Italia non mancheranno le dotte spiegazioni sulla ‘irrilevanza’ del crollo del prezzo del petrolio, per giustificare il ‘Governo dei Migliori’ di Mario Draghi che, di fatto, tra aumento del prezzo di benzina e gasolio, bollette di luce e gas alle stelle, aumento dei prezzi dei generi alimentari e forniture di armi all’Ucraina sta finendo di affossare l’economia italiana.
Ovviamente, l’attenzione degli osservatori di fatti economici internazionali non possono certo ignorare quanto avviene negli Stati Uniti d’America. Dove al crollo del prezzo del greggio si accompagna a un dollaro in salita. La Federal Reserve System – la Banca centrale americana – che ha già aumentato i tassi di interesse, continuerà ad aumentare i tassi, con l’obiettivo di ridurre un’inflazione che ha creato molto malcontento tra la popolazione, soprattutto tra i ceti medi e medio bassi, che hanno subito una riduzione dei propri stipendi e salari. Anche negli Stati Uniti d’America c’è molto malumore per la crescita dei prezzi dei carburanti. Mentre i futures su benzina e diesel, spiega Puglisi, “sono scesi di oltre il 4% a causa delle preoccupazioni che i prezzi elevati della pompa ridurranno la domanda”. Puglisi scrive che il presidente americano, Joe Biden, “ha criticato i produttori per aver tratto profitto da prezzi altissimi invece di fare di più per aumentare la produzione”. In Italia, invece, gli speculatori fanno quello che voglio.
Puglisi ci racconta che la Russia conta di esportare più petrolio, nonostante le sanzioni occidentali e un embargo europeo. L’analista finanziario affronta anche la questione della riduzione delle forniture di gas all’Unione europea, questione sulla quale non manca la confusione. Ieri, scrive Puglisi, “i flussi di gas russo verso l’Europa sono stati inferiori alla domanda poiché una prima ondata di caldo nel sud ha aumentato la domanda di aria condizionata”. In Italia questa riduzione nelle forniture è stata vista come una reazione politica della Russia di Putin. Non è così per il colosso russo Gazprom che oggi avrebbe dovuto fornire all’Eni le forniture di gas dei giorni scorsi. Puglisi, però, scrive che l’Eni, ieri, “avrebbe ricevuto solo la metà del gas che aveva richiesto a Gazprom, mentre giovedì ha ricevuto solo il 65% dei volumi richiesti e mercoledì è stato inviato l’85% di quello che voleva”. La situazione si dovrebbe normalizzare, anche se l’Eni non ha “ulteriori dettagli”. Giovedì scorso il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, scrive sempre Puglisi, “ha affermato che le riduzioni dell’offerta non erano premeditate” ma “legate a problemi di manutenzione”. Tesi che non ha convinto il capo del Governo italiano Mario Draghi che “ha liquidato questa spiegazione come una menzogna”. Che dire? Che lo stile diplomatico del capo del Governo italiano è simile, se non uguale, a quello del Ministro degli esteri del nostro Paese, Luigi Di Mario…
Foto tratta da Borsainside