J'Accuse

Il depuratore di Priolo sequestrato è ancora in funzione? Economia e politica valgono più della Magistratura?/ SERALE

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  • Da decenni, nell’area industriale di Siracusa, al grido “L’operai travagghianu!” ne hanno combinate di tutti i colori. Adesso la Magistratura – e non la politica – è intervenuta a tutela della salute dei cittadini. Ma… 
  • … ma, a quanto pare, nonostante il sequestro del depuratore da parte della Magistratura, vorrebbero continuare a ‘lavorare’…
  • Da notare che a tutelare i cittadini, nell’area industria di Siracusa non sono né i politici, né i sindacalisti, ma la Magistratura. E’ stato così per il mercurio nel mare di Augusta ed è così anche oggi a Priolo

Da decenni, nell’area industriale di Siracusa, al grido “L’operai travagghianu!” ne hanno combinate di tutti i colori. Adesso la Magistratura – e non la politica – è intervenuta a tutela della salute dei cittadini. Ma… 

Da anni si denuncia l’inquinamento a Priolo, nell’area industriale di Siracusa: inquinamento che riguarda l’aria, i terreni e il mare. Nei giorni scorsi c’è stato il sequestro del depuratore. Un provvedimento adottato da parte degli agenti del Nictas (Nucleo ambientale) della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Siracusa e del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza. Secondo i magistrati, l’impianto di depurazione dei reflui dell’area industriale siracusana e dei Comuni di Melilli e Priolo Gargallo inquinerebbe l’aria e il mare. Provvedimento ineccepibile, perché è da anni che l’inquinamento devasta queste contrade provocando, appunto, inquinamento, tantissime malattie e tanti morti. La politica e i sindacati avallano l’andazzo al grido di “L’operai travagghianu...”. E pazienza se ci sono inquinamento a bizzeffe, malattie a iosa tra la popolazione e tanti morti denunciati da anni da un sacerdote, don Palmiro Prisutto (qui una nostra intervista a don Palmiro Prisutto). La Magistratura ha disposto la sospensione per un anno “dall’esercizio di qualsiasi mansione all’interno delle società coinvolte nell’indagine, nonché presso imprese concorrenti o comunque operanti nel medesimo settore produttivo” dei vertici dell’Ias e delle società cosiddette grandi utenti (Versalis, Sonatrach Raffineria Italiana, Esso Italiana, Sasol Italy, Isab, Priolo Servizi) che nel depuratore immettono i loro reflui industriali” (qui un articolo de lasiciliaweb). L’impianto biologico consortile è gestito dal gruppo Ias, sigla che sta per Industria acque siracusane. Dopo di che, sul quotidiano Blog Sicilia leggiamo una notizia che ci lascia basiti: “Le raffinerie del Petrolchimico continuano a conferire reflui nell’impianto Ias di Priolo, posto sotto sequestro dal Tribunale di Siracusa per disastro ambientale”. A Siracusa e dintorni gli interessi delle industrie valgono di più della decisione della Magistratura?

… ma, a quanto pare, nonostante il sequestro del depuratore da parte della Magistratura, vorrebbero continuare a ‘lavorare’…

La domanda è legittima, perché, come scrive Blog Sicilia, “il Tribunale, che ha accolto la richiesta della Procura di Siracusa è stato molto chiaro sull’uso del depuratore, alla luce del provvedimento di sequestro. ‘Il depuratore dovrà continuare ad operare solo con riferimento ai reflui c.d. domestici, senza più poter consentire l’immissione dei reflui provenienti dalle grandi aziende del polo industriale'”. Ma a quanto pare ci sarebbero problemi tecnici. Di che tipo? Lo racconta sempre Blog Sicilia: “Notizia confermata da una fonte autorevole della zona industriale di Siracusa, per cui l’interruzione, di punto in bianco, del flusso di rifiuti dagli impianti al depuratore Ias è praticamente impossibile, sotto l’aspetto tecnico. Secondo la stessa fonte, ‘chiudere lo scarico significa chiudere gli impianti, allo stesso tempo, per fermare gli impianti sono necessari gli scarichi’” (qui per esteso l’articolo di Blog Sicilia). Da quello che si capisce, sembra sia impossibile bloccare l’inquinamento dell’ambiente e la Magistratura si dovrebbe adeguare alla realtà, così come si sono ‘adeguati’ la peggiore politica siciliana e il peggiore sindacalismo siciliano che, da decenni, si concentrano in provincia di Siracusa. Noi invece ci auguriamo che la Giustizia faccia il proprio corso a tutela dell’ambiente e della salute delle persone, che sono molto più importanti dell’economia (e dei possibili legami tra industrie del luogo e politica).

Da notare che a tutelare i cittadini, nell’area industria di Siracusa non sono né i politici, né i sindacalisti, ma la Magistratura. E’ stato così per il mercurio nel mare di Augusta ed è così anche oggi a Priolo

Non possiamo non notare che, dopo lo scandalo del mercurio nei mare di Augusta fatto venire fuori dalla Magistratura – mercurio che dovrà rimanere lì in eterno, perché nessuno se la sente di prelevarlo dai fondali sabbiosi del mare di Augusta dove è seppellito (e dove continua a inquinare, checché se ne dica), anche per questo depuratore che provoca disastri ambientali è stata ancora una volta la Magistratura a fare saltare il gioco. Sarebbe interessante approfondire se ci sono legami tra le industrie inquinanti e la politica, segnatamente la politica di Siracusa e dintorni. Non possiamo sottolineare che tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90 del secolo passato nell’area industriale di Siracusa si pensava di produrre fertilizzanti con i sali potassici ancora presenti nel sottosuolo siciliano tra l’Ennese e il Siracusano. Era un progetto di ‘verticalizzazione’ della produzione di fertilizzanti a cura, se non ricordiamo male, dell’EFIM. Invece le miniere di kainite della Sicilia (dalla kainite si estrae il solfto di potassio) rimangono chiuse, si dice per volere dei tedeschi, dei fertilizzanti prodotti nella nostra Isola nemmeno a parlarne (oggi sarebbero strategici, come hanno intuito i governanti del Marocco che non sono affatto ascari come certi politici siciliani…). In compenso, la Sicilia ha ‘salvato’ le raffinerie di Milazzo e Augusta e il mercurio in mare… Le tantissime persone che sono morte a causa dell’inquinamento nel ‘triangolo’ tra Augusta, Priolo e Melilli, quelle no, quelle non si sono salvate!

Foto tratta da La Sicilia 

 

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