Sotto il titolo “Crisi del grano: ideologie e realtà” va un interessante articolo pubblicato dal blog di Federico Dezzani. Un’analisi geopolitica attenta che smentisce su tutta la linea le stupidaggini propalate dalla disinformazione occidentale. E’ noto cosa raccontano quasi tutti i media del cosiddetto l’Occidente industrializzato: la Russia ha invaso l’Ucraina, l’Ucraina, grande produttore di grano, non riesce più a esportare perché i russi bloccano il grano ucraino in uscita e bla bla bla. Abbiamo già più volte scritto che il grano prodotto in Ucraina non può essere esportato via mare perché i militari ucraini hanno riempito di mine i porti ucraini in chiave anti-russa, m sono rimasti fregati, perché ora non sanno come esportare il grano e anche altri prodotti agricoli (se per i grano l’Ucraina è l’ottavo produttore del mondo, è invece il primo produttore al mondo di olio di girasole). Ovviamente, il caos generato nel commercio internazionale non dispiace agli americani, che puntano proprio a diffondere il caos. Ma andiamo all’analisi del blog di Federico Dezzani.
Si parte da una considerazione: la Russia non è responsabili di quello che sta avvenendo nel mercato mondiale del grano. “Come sempre – scrive Dezzani – la verità si colloca agli antipodi della propaganda. Come, infatti, i laboratori batteriologici statunitensi scoperti dai russi durante la loro avanzata in Ucraina, confermano le iniziali ipotesi di un’origine tutta artificiale ed occidentale dell’epidemia di Covid, così, è facile dimostrare come la ‘crisi del grano’ in nuce, non sia imputabile alla Russia, bensì rientri nella più ampia strategia anglosassone di destabilizzazione dell’Isola Mondo (Africa, Europa ed Asia)”. Per Dezzani, era scontato che la crisi avrebbe colpito i Paesi che dipendono dal grano prodotto in Ucraina, Nord Africa in testa. Nell’articolo si ricorda che alla base delle rivolte delle Primavere arabe c’era stato un “forte rialzo dei prezzi dei cereali”. Da qui le rivolte di piazza. “Posto che la volontà delle potenze anglosassoni è sempre quella di mantenere il Medio Oriente ed il Nord Africa nella condizione di massima debolezza possibile (con un focus particolare su Algeria, Tunisia, Libia, Egitto, Libano e Siria) – si legge nell’articolo – agli inizi del Marzo 2022 avevamo quindi scritto che il conflitto in Ucraina sarebbe stato utilizzato dalle potenze occidentali per attuare una seconda e, auspicabilmente definitiva, destabilizzazione della regione, spingendo alle stelle i prezzi dei generi alimentari di prima necessità”. E in effetti, dove più, dove meno, è quello che sta succedendo.
Dezzani sottolinea che che la destabilizzazione dipende dalla manipolazione dei prezzi. In che cosa si sostanzierebbe la manipolazione del mercato? Eliminando alcuni produttori (e in effetti l’Ucraina, oggi, non riesce a vendere il grano e con la guerra ha grandissime difficoltà a coltivalo), appioppando sanzioni (le sanzioni demenziali che l’Unione europea ha appioppato alla Russia, inefficaci per la stessa Russia e dannose per la Ue), favorendo i divieti di esportazione. Non c’è bisogno di aggiungere che quando si comincia a spargere la voce che le produzioni agricole si riducono – e guarda caso la siccità sta riducendo le produzioni cerealicole di mezzo mondo – ogni Paese, prima di esportare, controlla le proprie scorte: atteggiamento che porta inevitabilmente a una riduzione dell’offerta sul mercato mondiale. Un ruolo importante, secondo Dezzani, lo svolgono anche i prezzi dei derivati quotati in Borsa: non a caso l’autore dell’articolo definisce i futures sui prezzi del grano “vere e proprie armi impiegate per fini politici”. Potrebbe essere evitata la manovra speculativa? Per Dezzani, sì: “È bene ricordare, infatti, che USA, Canada e Francia sono tra i maggiori produttori al mondo di grano e che, se volessero evitare quel rischio di ‘carestia’ di cui i media incolpano la Russia, potrebbero semplicemente vendere a prezzi calmierati i propri cereali, soprattutto ai Paesi più fragili della fascia mediorientale, o anche soltanto tarpare le ali alla speculazione in Borsa. Al contrario, l’intera strategia delle potenze occidentali mira scientificamente alla corsa forsennata dei prezzi, secondo la classica tecnica di manipolare il valore delle materie prime per conseguire obiettivi geopolitici”. Condividiamo l’analisi, anche se c’è da considerare anche una variabile: i cambiamenti climatici. Da quello che sappiamo, la siccità, in questo momento, sta colpendo anche USA, Canada e Francia, anche se è presto per capire che danni ci saranno alle produzioni cerealicole. In ogni caso, va detto che questi tre Paesi sono grandi produttori di cereali e quello che si afferma nel blog di Dezzani resta valido, a meno che siccità o inondazioni non distruggano buona parte dei raccolti. Ad avallare quanto scrive Dezzani c’è quanto accaduto lo scorso anno a Luglio, quando un’alluvione sembrava avere compromesso bona parte della produzione di grano francese. Ma così non è stato. Come abbiamo fatto i francesi ad ‘asciugare’ il grano non siamo riusciti a comprenderlo: fatto sta che hanno esportato tanto grano in mezzo mondo.
Per Dezzani, la carenza di grano che in Africa e in Medio Oriente è già realtà farà aumentare il flusso migratorio verso l’Europa. Tutto vero. Il viaggio in queste ore dei Draghi, Macron e Sholz a Kiev nasce non soltanto dal terrore di restare senza il gas russo (che in minima parte la Russia ha già tagliato: e anzi ha perso tempo), ma anche da un’altra paura: l’invasione di migranti dall’Africa e dal medio Oriente. Nell’articolo di dice anche che non è improbabile che la Libia – che potrebbe fornire energia all’Europa in alternativa al gas russo – potrebbe essere travolta dal caos. L’inflazione, infine. Che è già realtà in Italia dove l’aumento dei prezzi è alimentato dalla speculazione che un Governo nazionale di incapaci – o di consenzienti? – non riesce a bloccare. Benzina e gasolio sono già a quasi 2 euro e 20 al litro, mentre le bollette di luce e gas sono sempre alle stelle. In questa fase il Governo Draghi si sta salvando perché il popolo italiano non è come il popolo francese che scende in piazza per protestare: il popolo italiano preferisce la partita alle elezioni e da qui a Settembre gli italiani si godranno l’Estate anche con benzina e gasolio a 3 euro al litro. Tutto tranquillo, allora? Non esattamente. “Più volte – conclude l’articolo del blog di Dezzani – abbiamo sottolineato quali obiettivi gli angloamericani intendono raggiungere con la prossima stretta monetaria, che farà leva sulla mole di debito pubblico accumulata per fronteggiare lo choc della pandemia. Di nuovo, occorre soffermarsi sullo specifico caso dell’Italia che, per posizione geografica e livello di indebitamento, si candida ad essere colpita sia dall’ennesima destabilizzazione del Nord Africa che dalla prossima stretta monetaria. Il differenziale tra Btp e Bund, ormai stabilmente sopra i 200 punti base, conferma che l’Italia sarà il punto in cui il caos che risale dall’Africa si salderà all’Europa. La minoranza che è consapevole della scellerata distruzione cui è sottoposta l’Italia è, al momento, costretta ad osservare impotente il compiersi degli avvenimenti”.