La nostra non è un’analisi del voto alle elezioni comunali di Palermo. Ci limitiamo soltanto a una semplice constatazione, quasi una riflessione in caduta libera: nel capoluogo della Sicilia e, forse, in tutta l’Isola, il partito più forte rimane la Democrazia Cristiana che l’ex presidente della Regione siciliana, Totò Cuffaro, sta provando, non senza qualche buon risultato, a rilanciare. Forza Italia, che a Palermo ha raggranellato il 12%, si presenta come il primo partito. In realtà, in politica, il 12% indica non la percentuale di un grande partito, ma di un partito medio. Un grande partito, per essere tale – ovviamente in una Democrazia – deve raggiungere almeno il 30%: e in Italia, in questo momento, partiti del 30% non ce ne sono. Torniamo a Palermo. La Nuova DC di Cuffaro ha raggiunto il 5,7%. Bisogna poi aggiungere che altre due formazioni politiche di estrazione democristiana – l’UDC e Noi per l’Italia – hanno raggiunto il 3,5% circa di voti cadauna. Sommando queste tre formazioni politiche viene fuori che gli ex democristiani sono il primo partito a Palermo. Partito medio, ma sempre primo partito. Perché la Nuova DC di Cuffaro, UDC e Noi per l’Italia non si sono presentati insieme? Azzardiamo: probabilmente perché Cuffaro punta sui giovani, mentre nell’UDC e in Noi per l’Italia ci sono ancora personaggi ‘navigati’ che non hanno alcuna voglia di farsi da parte. Anche se, in certe occasioni, la bramosia di restare sotto le luci della ribalta non paga, perché sono gli elettori che ti mettono da parte: è andata così per UDC e Noi per l’Italia, che a Palermo sono rimasti privi di rappresentanza in Consiglio comunale. Sappiamo benissimo che la storia e la politica non si fanno con i “se”: ma non possiamo non notare che, se Nuova DC, UDC e Noi per l’Italia si fossero presentati insieme alle elezioni comunali di Palermo, con molta probabilità avrebbero preso qualche voto in più di Forza Italia e ben sette consiglieri comunali grazie a premio di maggioranza.
Fine del ragionamento sugli ex democristiani di Palermo? Assolutamente no. Perché nella politica del capoluogo siciliano e provincia – e forse è così in tutta la Sicilia – dove ti giri giri trovi ex democristiani. Due esempi emblematici di Palermo. Primo esempio: la famiglia Figuccia. Vincenzo Figuccia, parlamentare regionale; Sabrina Figuccia, appena rieletta al Consiglio comunale di Palermo; Marco Figuccia, appena eletto nella quinta Circoscrizione di Palermo. Da dove arrivano i Figuccia? Semplice: il capostipite politico, Angelo Figuccia – papà di Vincenzo, Sabrina e Marco – negli anni della Prima Repubblica era un democristiano che, nel 1993, si è candidato al Consiglio comunale di Palermo nella lista del Forum, per poi essere tra i fondatori del CDU. E Edy Tamajo, il parlamentare regionale che, di fatto, in termini elettorali, è la figura più rappresentativa di Forza Italia a Palermo? Non arriva dalla Luna: è il figlio di Aristide Tamajo, anche lui ex democristiano, anche lui eletto nel Consiglio comunale di Palermo nel 1993 nella lista del Forum, anche lui tra i fondatori del CDU. Tra democristiani ci sarebbe anche l’assessore regionale Toto Cordaro, attualmente ‘prestato’ al Governo regionale. Ovviamente, ognuno di questi personaggi, nell’attuale momento storico, ha una storia politica diversa. Ma anche in questo caso vale il “se”: se la Nuova DC di Cuffaro, l’UDC, Noi per l’Italia, i Fuguccia e i Tamajo dovessero decidere di andare insieme, a Palermo potrebbero anche raggiungere il 30%: la soglia, abbiamo detto, che indica la presenza di un grande partito… Abbiamo citato come esempio Palermo, ma il discorso potrebbe essere esteso anche alle altre province dell’Isola, tra alti e bassi. L’abbiamo scritto: ancora oggi, dove ti giri giri, trovi democristiani.