Sono valide le elezioni comunali di Palermo? A nostro modesto avviso, no, non possono essere valide. Perché a partire dalle prime ore del mattino ci sono state tante persone che si sono presentate al seggio elettorale per votare e sono state mandate via. Questo già dovrebbe tagliare la testa al toro: le elezioni vanno annullate. Subito. La realtà, infatti, è che non è stato garantito il diritto al voto. E questo è un fatto gravissimo in un paese dove vige lo Stato di diritto. Nel plesso scolastico dove abbiamo votato, alle dieci di mattina circa, c’era un seggio chiuso. In questo seggio chiuso avrebbe dovuto votare anche Luisa La Colla, candidata al Consiglio comunale di Palermo. Era lì ad aspettare che il seggio aprisse. Ci ha detto che tanta gente che avrebbe voluto esercitare il proprio diritto di voto è andata via. In un Paese serio le elezioni sarebbero già state bloccate. Nella Palermo – che rimane la capitale della mafia, non a caso sono stati arrestati due candidati che cercavano voti tra i boss – si continua a tergiversare. Su ITALPRESS leggiamo una dichiarazione del segretario comunale del capoluogo siciliano, Antonio Le Donne, il quale garantisce che, insieme al suo ufficio, “da 28 ore consecutive stiamo facendo il massimo possibile per ovviare al problema dei presidenti di seggio”. Le Donne ha chiarito che inizialmente erano addirittura 174 i presidenti di seggio mancanti, che con un’opera certosina, fatta in alcuni casi ricorrendo al passaparola, sono quasi completamente rimpiazzati. “Al momento sono 570 le sezioni che funzionano e stiamo prodigandoci nel massimo sforzo possibile nel tentativo di trovare gli ultimi presidenti di seggio, in alcuni casi, convincendo i semplici scrutatori ad assumere il ruolo di presidente in altre sezioni. Purtroppo non sempre abbiamo trovato la giusta collaborazione da parte dei cittadini contattati, dai quali siamo stati anche trattati a male parole. Confido nel senso civico e nel buonsenso dei palermitani affinché si possa in breve tempo coprire anche la quota di sezioni mancanti, ma al momento non me la sento di fare previsioni su quando questo potrà accadere”. Egregio dottore Le Donne, ormai la ‘frittata’ è fatta. L’esercizio del voto non è stato garantito ed è perfettamente inutile arrampicarsi sugli specchi. Il fatto che ci sono stati cittadini ai quali è stato impedito il diritto di voto non può passare in cavalleria!
Ancora ITALPRESS: “Nel frattempo, da quanto si apprende, in alcune sezioni della città di Palermo, le schede per i referendum non sarebbero state date agli elettori, se non su esplicita richiesta. Sull’argomento è intervenuto anche il leader della Lega Matteo Salvini, che ad Affaritaliani.it, che stamattina ha detto: “Pazzesco che, a due ore dall’inizio del voto decine di seggi ancora chiusi, e in altri si può votare solo per il Comune, ma non per i Referendum. Il ministro Lamorgese, il presidente Draghi e il presidente Mattarella ritengono che tutto ciò sia normale?”. L’agenzia di stampa riporta anche una dichiarazione del candidato del centrodestra, Roberto Lagalla: “A fronte di quanto sta accadendo in molte sezioni elettorali, dove mancano addirittura i presidenti di seggio e le operazioni di voto non sono ancora state avviate, chiediamo un intervento deciso e immediato da parte del governo nazionale, affinché garantisca l’effettiva regolarità delle elezioni amministrative di Palermo”. Sulla vicenda interviene anche il parlamentare nazionale della Lega-Prima l’Italia e componente dell’Ufficio di presidenza della Camera, Francesco Scoma: “E’ inaccettabile . dice Scoma – che migliaia di palermitani questa mattina non possano esprimere il proprio voto per le amministrative e per il referendum a causa dell’inefficienza della macchina amministrativa del Comune. Dopo il caos nei seggi elettorali, denunciato peraltro da giorni, ci attendiamo un provvedimento urgente del Ministro dell’Interno che proroghi le operazioni di voto almeno fino domani alle ore 15. C’è da chiedersi se a causare questo disastro sia stata solo l’incompetenza o una manovra studiata ad arte da qualcuno per generare confusione e boicottare il voto”.
I dubbi sollevati da Scoma sono condivisibili. A nostro avviso la proroga serve a poco. E ancora meno convincente è l’accorpamento tra i seggi che, in sede di scrutinio delle schede, farà aumentare solo il caos. Sono troppe le cose strane avvenute in queste elezioni comunali di Palermo. Prima le polemiche strumentali su Totò Cuffaro e Marcello Dell’Utri. La legge non vieta a Cuffaro e a Marcello Dell’Utri – che hanno scontato la pena – di fare politica. Non possono essere candidati, questo sì. Ma non gli si può impedire di pensare e fare politica per passione. La verità è che nel centrosinistra temono che Cuffaro prenda i voti: ha preso il 5% alle ultime elezioni comunali della Sicilia e temono che a Palermo possa andare ben oltre. Poi sono arrivate le polemiche sugli arresti di due candidati di centrodestra che non danno certo il quadro della complessità dei rapporti tra la mafia e chi cerca i voti dei mafiosi. Se il problema del rapporto elettorale tra mafia e politica fosse così semplice, ebbene, sarebbe già stato risolto da decenni. La questione è molto, ma molto più complessa: e lo scriviamo con alle spalle la nostra esperienza di cronisti politici in Sicilia a partire dal lontano 1985. Il rapporto tra mafiosi e politici in cerca di voti non è mai un’equazione di primo grado. Forse lo è stato negli anni ’50 e ’60 del secolo passato, anche se negli atti della prima Commissione parlamentare d’inchiesta sulla mafia – quella che si insediò nel 1962, dopo la strage di Ciaculli, a Palermo, e terminò i lavoro nel 1976 – c’è sicuramente uno sforzo da parte di alcuni parlamentari per fare luce su tale questione: ma è uno sforzo che, anche allora, viene vanificato dagli attacchi strumentali. Attacchi strumentali che, storicamente, nella lotta alla mafia dei cosiddetti ‘colletti bianchi’ sono serviti solo per alzare polveroni e nascondere responsabilità. In quasi concomitanza con gli arresti dei due candidati al Consiglio comunale c’è stato lo strano attacco degli haker agli uffici del Comune, con l’interruzione dei servizi. Caos che non ha risparmiato gli uffici elettorali. Tra ieri pomeriggio e stamattina è arrivato caos nei seggi elettorali. Veramente dobbiamo pensare che tutti questi accadimenti siano casuali?
Hercule Poirot, il celebre personaggio dei romanzi di Agatha Christie, non crede nelle coincidenze. Su certi fatti, dice, le coincidenze non esistono. E non è certo una coincidenza che le elezioni di Palermo, con tutto quello che da ieri ad oggi è successo e che continua a succedere, non siano state ancora bloccate, nonostante a tanti cittadini sia stato negato il diritto di voto. Né è pensabile che tutto si possa ‘aggiustare’ facendo votare le persone domani mattina. Non funziona così: non si possono cambiare le regole in corso d’opera. Anche la finale di calcio del Palermo con il Padova fissata nel giorno delle elezioni comunali del capoluogo siciliano non ha certo aiutato. Difficile non pensare che presidenti di seggio e scrutinatori possano esseri ritirati per non perdere la partita. Era veramente impossibile fissare la finale tra Palermo e Padova in un giorno diverso da oggi? Ribadiamo: questa storia è tutta strana. Ed è una storia ‘politica’. I politici che contano, oggi, da Roma a Palermo, fanno capo a una certa parte politica. Già – lo ribadiamo – è molto singolare che sia stato considerato regolare non fare votare una parte dei cittadini nella prima parte delle giornata di oggi: già questa è un’assurdità! Ma sarebbe ancora più singolare se le elezioni, dopo lo spoglio delle schede, venissero considerate ‘valide’ se dovessero andare a genio a una certa parte politica e ‘non-valide’ se non dovessero andare a genio alla stessa parte politica. Democrazia, legalità non sono parole da utilizzare a convenienza: quello che è successo è incredibile e le elezioni comunali di Palermo, piaccia o no, ormai sono viziate.
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