C’arribbati ca minchia a ‘u pupu: il Governo regionale riprova a fare pagare agli agricoltori siciliani i debiti dei Consorzi di Bonifica

11 giugno 2022
  • Quando il dialetto siciliano – che è una lingua – vale molto di più di tanti paroloni in italiano
  • La solita politica siciliana che cerca di penalizzare gli agricoltori 

Quando il dialetto siciliano – che è una lingua – vale molto di più di tanti paroloni in italiano

In lingua siciliana – provincia agrigentina costiera – la frase “C’arribatti ca minchia a ‘u pupu” significa: “Ancora con questa storia?”. In questo caso: “Ancora con il tentativo di fare pagare agli agricoltori siciliani i ‘buchi’ dei Consorzi di Bonifica?”. Non ci crederete, ma da almeno otto anni, sui Consorzi di Bonifica, assistiamo alle stesse scene: la politica siciliana che prova a far pagare agli agricoltori i debiti dei Consorzi di Bonifica. Pensate un po’: era assessore regionale della Sicilia Alessandro Baccei, il toscano inviato in Sicilia da Matteo Renzi, quando, per la prima volta dopo decenni, i ‘capi’ dei Consorzi di Bonifica erano costretti a portare i bilanci alla Commissione Finanze dell’Assemblea regionale siciliana. Si scopriva così che tali Consorzi avevano debiti milionari. I lavoratori, ovviamente, non c’entravano nulla. Erano i vertici di tali enti – che potevano anche contare, pensate un po’, su mega-direttori che guadagnavano di più dei dirigenti generali regionali dell’epoca; certa, c’erano stata anche un po’ di assunzioni elettorali della solita politica alla ricerca di voti. Da allora la politica siciliana, invece di ripianare tali debiti – debiti creati appunto dalla politica – cerca ogni anno di fare pagare tali debiti agli agricoltori siciliani già massacrati dalla globalizzazione dell’economia. Ogni anno la politica siciliana ci prova, finisce ‘ bordello’, i debiti vengono congelati e si rimanda tutto all’anno successivo. Anche quest’anno la scena è la stessa, con una variazione sul tema: l’entrata in scena dell’Agenzia delle Entrate: quasi che, sentendo Agenzia delle Entrate, gli agricoltori siciliani trovino i soldi per pagare almeno una parte degli arretrati. Con le solite proteste degli agricoltori. Ecco a voi un comunicato di CIA e Confagricoltura:

La solita politica siciliana che cerca di penalizzare gli agricoltori 

“Migliaia di imprese rischiano il collasso, mentre è di questi giorni l’invio da parte dei Consorzi di Bonifica dei ruoli consortili riferiti alla imminente stagione irrigua e all’invio da parte dell’Agenzia delle Entrate dei ruoli relativi al 2020 a cui seguirà tra breve il 2021: cifre esorbitanti, frutto di calcoli amministrativi di bilancio che racchiudono anni di aumenti spropositati rispetto ai servizi resi e privi di considerazione rispetto ai compiti di gestione di Enti strumentali nati per favorire lo sviluppo dell’irrigazione nelle campagne”. Nel comunicato si parla di una conferenza stampa che si terrà a Catania Lunedì 13 Giugno nella sede del MAAS, Mercati Agro-Alimentari Sicilia alle 10 di mattina. “Introdurrà, il presidente del Consorzio Arancia Rossa IGP, Gerardo Diana; il presidente Cia Sicilia Orientale, Francesco Favata, e il commissario di Confagricoltura, Marino Scappucci, illustreranno i motivi che hanno portato la categoria a mobilitarsi, e la richiesta immediata di intervento al Governo e all’Assemblea della regione siciliana che navigano ancora in ritardi clamorosi rispetto alla Riforma dei Consorzi di Bonifica, lasciando le stesse strutture consortili annegare negli atavici problemi di sempre”. Già, gli “atavici problemi di sempre”. Ci piacerebbe capire che cosa passa nella mente dell’assessore all’Agricoltura, Tony Scilla, che forse pensa di candidarsi alle elezioni regionali del prossimo Novembre, ma che sui Consorzi di Bonifica si sta comportando come i sui predecessori: l’annuncio di una riforma che sembra l’Araba Fenice-che-ci-sia-ciascun-lo-dice-dove-sia-nessun-lo-sa e la fuga dalle responsabilità nella speranza che gli agricoltori paghino i debiti prodotti dalle gestioni pregresse e maga paghino anche l’acqua a un prezzo 15-20 volte superiore per cercare di pagare il personale. Lo sappiamo: i Governo Renzi e Crocetta hanno svuotato le ‘casse’ della Regione, ma perché a riempirle dovrebbero pensare gli agricoltori siciliani?

Una domanda: gli agricoltori siciliani iscritti alla Coldiretti sono tutti ricchi? E’ per questo che non protestano? Siamo felici per loro…

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