La fine dei tassi d’interesse zero o negativi nell’Unione europea è cosa nota da tempo. La novità annunciata ieri dalla presidente della Banca Centrale Europea (BCE), Christine Lagarde, è che non ci sarà soltanto l’aumento dei tassi a Luglio (0,25%), ma un secondo aumento anche a Settembre, che dovrebbe oscillare tra lo 0,25 e lo 0,50%, a seconda della risposta dell’economia. E’ chiaro che i paesi europea ad alto indebitamento – a cominciare dall’Italia – si ritroveranno a fronteggiare un aumento degli interessi sul debito da pagare. In un momento in cui benzina e gasolio hanno superato i 2 euro al litro e mentre famiglie e imprese non sanno come pagare le bollette di luce e gas, un aumento delle imposte par pagare le ‘rate’ del debito pubblico italiano, che ormai sfiora i 2 mila e 800 miliardi di euro è assolutamente improponibile per gl’italiani. Di più: problemi simili si registrano in Francia, dove il debito pubblico è quasi uguale a quello italiano. Ma se la Christine Lagarde, che è francese, ha messo nel conto i due aumenti su tutt’e tre i tassi di riferimento della BCE – quello di deposito, il tasso sul rifinanziamento bancario e quello sulle operazioni di finanziamento overnight (operazione di breve o brevissimo periodo) – ebbene, significa che la Francia sa già quanto meno come finirà questa storia. Come finirà?
Ieri lo spread BTP Bund tedeschi si è stabilizzato fra i 220 e i 225 pb. Oggi i listini sono in forte calo. Insomma, spread e Btp a briglia sciolta e Borse all’ingiù. Con l’euro che si è indebolito rispetto al dollaro. Il tutto n uno scenario politico ed economico internazionale di crisi provocato dalla guerra in Ucraina. Chi legge I Nuovi Vespri sa cosa noi pensiamo della guerra in Ucraina: la risposta degli americani all’attacco cinese (e dei Paesi alleati della Cina, a cominciare da Russia e India) all’ara del dollaro. E’ chiaro che, in questo scontro, l’Eurozona è un vaso di coccio tra due vasi di ferro. In più i megalomani che governano l’Unione europea si sono fatti prendere con il ‘sorcio tra i denti’ mentre ‘trescavano’ con Cina e Russia pe rindebolire l’area del dollaro. Il fatto che, ancora oggi, la Russia non abbia tagliato il gas all’Europa aggrava la posizione della Ue agli occhi degli americani. In questo scenario da stillicidio – con l’inflazione che cresce e con lo spread destinato ad andare sempre più su, non è da escludere che l’Unione europea stia pensando a porre fine alla peraltro disastrosa esperienza della moneta unica europea o, quanto meno, a una sua profonda rivisitazione. A nostro modesto avviso, la fine dell’euro o la sua rivisitazione (le note due aree euro, una forte e una fragile?) non è una prospettiva di medio termine, ma di breve termine, forse anche alla fine dell’Estate. Epilogo inevitabile per un’Unione europea di massoni speculatori che si sono messi a fare i furbi anche con gli Stati Uniti d’America…
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