Il grano bloccato nel Mar Nero non è dell’Ucraina ma delle multinazionali. A bloccarlo sono le mine e Zelensky. L’analisi di Sandro Puglisi

7 giugno 2022
  • Nella vicenda del grano ucraino bisogna distinguere la propaganda dai fatti oggettivi. Che è quello che stiamo facendo dando la parola all’analista dei mercati internazionali, Sandro Puglisi 
  • “La Russia ufficialmente non ha mai detto che non intende esportare i suoi cereali, anzi…le esportazioni russe sono aumentate…”
  • Il grano bloccato nei porti ucraini non è dell’Ucraina, ma delle multinazionali. Questo grano non può essere esportato via mare “perché al momento il transito dai porti Ucraini sul Mar Nero è impraticabile per via delle mine…”. Ci sarebbero le vie alternative, ma il presidente dell’Ucraina Zelensky si oppone  
  • Per ora sono 20 milioni di tonnellate di grano prodotto in Ucraina bloccate. Che in Autunno potrebbero diventare 75 milioni di tonnellate… C’è la possibilità che vengano distrutte mentre in altre aree del mondo si rischia la carestia?
  • La Russia ha incrementato l’esportazione dei propri prodotti verso la Cina. “I Paesi Africani, ovviamente, chiameranno ‘papà’ chi gli darà il pane…”

Nella vicenda del grano ucraino bisogna distinguere la propaganda dai fatti oggettivi. Che è quello che stiamo facendo dando la parola all’analista dei mercati internazionali, Sandro Puglisi 

Qual è la verta storia del grano ucraino bloccato? A noi la storia che i russi blocchino il grano ucraino – soprattutto il grano ucraino destinato al Nord Africa – non ci convince proprio. Occupandoci di agricoltura da tempo – e avendo imparato in questi mesi di guerra in Ucraina che non sempre le informazioni che arrivano dal cosiddetto Occidente da una parte e dalla Russia dall’altra parte si possono si possono definire tali, cioè informazioni, se è vero che spesso sono solo propaganda – abbiamo deciso di chiedere ‘lumi’ a un analista dei mercati internazionali del quale seguiamo i report sui mercati agricoli mondiali: Sandro Puglisi (nella foto). Così abbiamo scritto al dottore Puglisi: “Ogni tanto la disturbiamo. Visto che oggi in tanti si misurano con il problema grano – c’è addirittura che lo vorrebbe ‘piantare’ e non seminare – le vorremmo porre qualche domanda. Che interesse avrebbe la Russia a non fare arrivare il grano nel Nord Africa dal momento che il Nord Africa – come del resto altri Paesi africani – è in ottimi rapporti con la Cina, oggi alleata della Russia, una Cina che, ormai da tempo, è presente in Africa con grandi progetti economici? Un cordiale saluto”. Puntuale è arrivata la risposta di Puglisi, che riserva qualche sorpresa:

“La Russia ufficialmente non ha mai detto che non intende esportare i suoi cereali, anzi…le esportazioni russe sono aumentate…”

“Buongiorno, direttore Giulio Ambrosetti. Il momento non è dei migliori per dare una risposta dettagliata agli argomenti cui fa riferimento, poiché l’avvio delle fasi di raccolta mi vede impegnato anche dal punto di vista operativo. Tuttavia, dato lo straordinario ed ammirevole impegno che I Nuovi Vespri mette nell’argomentare di agricoltura, cercherò di offrire una lettura più profonda riguardo ad alcuni particolari accadimenti. La Russia ufficialmente non ha mai detto che non intende esportare i suoi cereali, anzi… nei recenti report, anche in quello che ho pubblicato oggi, si può evincere come le esportazioni russe la scorsa settimana siano aumentate da 320.000 tonnellate della settimana precedente a 620.000 tonnellate. Inoltre, diversi analisti hanno già previsto per il 2022-2023 un incremento nell’esportazione di grano di 1,3 milioni di tonnellate rispetto alla previsione precedente, per un totale complessivo di 42,3 milioni di tonnellate. Questo, ovviamente, sarebbe un record se realizzato. Tuttavia, bisogna avere ben chiaro che siamo nel bel mezzo di una guerra che, per quel che se ne dica, ha frapposto il blocco dei Paesi cosiddetti ‘occidentali’ contro un non meglio definito gruppo di altri Paesi tra cui la Russia emerge come l’espressione manifesta…”.

Il grano bloccato nei porti ucraini non è dell’Ucraina, ma delle multinazionali. Questo grano non può essere esportato via mare “perché al momento il transito dai porti Ucraini sul Mar Nero è impraticabile per via delle mine…”. Ci sarebbero le vie alternative, ma il presidente dell’Ucraina Zelensky si oppone  

Qui arriva la parte veramente interessante del dottore Puglisi: “Come sappiamo – scrive l’analista di mercati internazionali – l’Occidente aveva ed ha molti interessi in Ucraina e, buona parte del prodotto bloccato non è di proprietà degli Ucraini… bensì delle multinazionali straniere (gran parte occidentali) che, a vario titolo, avevano al loro servizio gli agrari ucraini che gli lavoravano il terreno (a volte anche a buon mercato… altre no) realizzando le produzioni a costi relativamente bassi comparati con altre parti del mondo… Da questo ne consegue la posizione russa che, ovviamente dice, ‘siamo pronti a far passare il grano pur di non far morire di fame le persone ma a determinate condizioni, poiché il grano è di???’. Quindi, non è che non arriva grano in Africa … piuttosto, non arriva in Africa il grano che le multinazionali hanno di loro proprietà depositato in Ucraina… e se proprio ce n’è di bisogno di questo grano, lo si può esportare per altre vie decisamente più costose… pagando se possibile dazio alla Turchia, ovvero alla Bielorussia… perché al momento il transito dai porti Ucraini sul Mar Nero è impraticabile per via delle mine e nessuno si assume la responsabilità di una garanzia sulle navi che dovessero transitare. Ma il presidente Zelenskiy ha detto no! ‘L’Ucraina non è pronta a far transitare il grano dalla Bielorussia’”. Così scopriamo che buona parte del grano bloccato in Ucraina non è degli ucraini, ma delle multinazionali! E scopriamo che “non è che non arriva grano in Africa … piuttosto, non arriva in Africa il grano che le multinazionali hanno di loro proprietà depositato in Ucraina…”. Puglisi ci dà una terza notizia: il grano che le multinazionali hanno prodotto in Ucraina potrebbe passare dalla Turchia o dalla Bielorussia, perché “il transito dai porti Ucraini sul Mar Nero è impraticabile per via delle mine e nessuno si assume la responsabilità di una garanzia sulle navi che dovessero transitare”. Insomma, il grano bloccato – che, lo ribadiamo, non è dell’Ucraina, ma delle multinazionali – potrebbe transitare da Turchia e Bielorussia, ma il presidente dell’Ucraina Zelensky risponde che “L’Ucraina non è pronta a far transitare il grano dalla Bielorussia”. Insomma, la realtà è ben diversa da quella che la propaganda cerca di farci credere!

Per ora sono 20 milioni di tonnellate di grano prodotto in Ucraina bloccate. Che in Autunno potrebbero diventare 75 milioni di tonnellate… C’è la possibilità che vengano distrutte mentre in altre aree del mondo si rischia la carestia?

“A questa situazione – scrive ancora Puglisi – si aggiungono problemi logistici. Ci sono, infatti, ben 20 milioni di tonnellate di cereali depositate in Ucraina, che diventerebbero 75 milioni di tonnellate entro l’Autunno se non si comincia sin da subito ad esportare… e questo, sarebbe un grosso problema perché non c’è dove metterlo tutto questo prodotto… Nel frattempo, ‘giusto per far capire che sanno esattamente come distruggere le oltre 20 milioni di tonnellate di grano e fare spazio’, Sabato a Nikolaev è stato bombardato un deposito ‘Nika-Tera’ che generalmente movimenta 4-5 milioni di tonnellate…”.

La Russia ha incrementato l’esportazione dei propri prodotti verso la Cina. “I Paesi Africani, ovviamente, chiameranno ‘papà’ chi gli darà il pane…”

“Per quanto riguarda i rapporti con la Cina – prosegue l’analista dei mercati internazionali – la Russia questo Inverno, dopo aver siglato un accordo per l’esportazione dei propri cereali, ha implementato il transito delle merci verso Oriente investendo in una importante infrastruttura ferroviaria che consentirà in maniera decisamente più agevole l’esportazione dei prodotti russi verso la Cina. La Cina inoltre ha incrementato gli acquisti di mais in Brasile per compensare quello Ucraino… I Paesi Africani, ovviamente, chiameranno ‘papà’ chi gli darà il pane… nel frattempo i Paesi occidentali per scongiurare un esodo hanno stanziato le somme di cui abbiamo già discusso la scorsa settimana anche al fine di comprare il pane di cui hanno bisogno… Come si sa, in guerra c’è molta propaganda sia da un lato che dall’altro…(ne abbiamo scritto in questo articolo citando il report di Sandro Puglisi). Bisogna essere pertanto molto rigorosi ed evitare di dare informazioni non corrispondenti al vero, attenendosi esclusivamente a dati di fatto oggettivi. Non è un momento semplice per le nostre aziende e nemmeno per i consumatori in generale. Stiamo vivendo in una economia di guerra ed è in questo contesto che bisogna rapportarsi. Molti analisti parlano già di recessione negli USA, l’inflazione è galoppante non solo in alcuni Paesi in via di sviluppo… allacciamo forte le cinture e speriamo che si ponga fine il prima possibile a questa insensata situazione. Grazie e buona giornata”.

Foto di prima pagina tratta da Sky TG24

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