Siamo a Giugno. In Sicilia la mietitura è già conclusa in molti campi di grano di Gela o di Butera, e sono arrivate le prime notizie sui prezzi e sulle rese. Dopo mesi di attesa, possiamo dire di avere reso ai nostri lettori, che includono agricoltori titolari di imprese agricole di tutta Italia, un importante servizio informativo. Mario Pagliaro su queste colonne un paio di mesi fa si era detto sicuro che i prezzi del grano sarebbero rimasti elevati. Il 12 Maggio in Lucania, intervistato da Cronache Lucane, Pagliaro ha rassicurato i cerealicoltori lucani che, preoccupati di un possibile ribasso dei prezzi, lo avevano inviato a relazionare a un convegno che ha avuto una vasta eco. Siamo tornati a sentire Pagliaro e dopo averlo ascoltato possiamo dire che I Nuovi Vespri, ha conseguito oggi uno dei suoi importanti obiettivi della sua missione informativa, ovvero sostenere lo sviluppo dell’agricoltura siciliana e meridionale.
Dopo che lei ce lo ha indicato, siamo andati a vedere le belle immagini della mietitura del grano nella Piana di Gela il 27 Maggio pubblicate dal blog “Duro di Sicilia”. Di che azienda si tratta?
“Della stessa, lo ricorderà, con la quale ci congratulammo i primi giorni di Dicembre perché, nonostante i campi intrisi d’acqua, stava procedendo alla semina. Era il 3 Dicembre. La semina andò a giorni alterni perché le piogge ripresero, e continuarono a lungo. In Sicilia è piovuto a Pasqua, e spesso ancora nel mese di Maggio, incluso Sabato scorso. Ma come vede, meno di sei mesi, ed ecco il raccolto. A Gela e nelle zone limitrofe come Butera. Pochi giorni e toccherà alle zone interne fra la costa tirrenica occidentale e lo Stretto (Canale) di Sicilia e ai campi nelle Valle dei Margi, e a tutti gli altri areali siciliani fino agli ultimi nei campi a 1000 metri di altitudine vicino Enna che chiuderanno la stagione” (per la cronaca, lo scorso Autunno, noi abbiamo difeso la tesi di Mario Pagliaro secondo la quale, anche in condizioni di difficoltà dovute alle piogge continue, bisognava provare a seminare, come potete leggere in questo nostro articolo del 6 Dicembre dello scorso anno, anche contro il parere di altri agricoltori).
Dunque avevamo ragione: i prezzi si mantengono elevati?
“Le prime partite di grano duro raccolto nel Gelese sono già state vendute a 52 euro al quintale. Un prezzo particolarmente incoraggiante per gli agricoltori siciliani cui storicamente sono imposti prezzi più bassi, e spesso molto più bassi rispetto ai prezzi che si registrano in Puglia e Lucania. I timori di un ribasso dei prezzi, che con il forte aumento dei costi di produzione avrebbe reso antieconomica la produzione del frumento, si sono rivelati infondati. La carenza di grano, sia duro che tenero (e in particolare di grano duro), continua e continuerà a lungo. La Francia, un tempo grande produttrice è al gelo, con le temperature minime che stamane (2 Giugno) in molte aree del Paese erano di poco superiore allo zero termico, e in Canada nel Manitoba non è ancora possibile piantare il grano fa per i campi allagati” (qui un nostro articolo di qualche giorno fa che conferma quanto afferma Pagliaro, ovvero le grandi difficoltà di quest’anno per i produttori di frumento in Canada).
Anche resa e qualità sono buone?
“Le prime mietiture hanno rese di 40-50 quintali ad ettaro. Come al solito di qualità eccellente, asciutto e sano. Ricorderà che i campi allagati fino a Dicembre inoltrato avevano fatto temere addirittura per una perdita del raccolto. Poi, dovendo comprimere in molto meno tempo il ciclo di crescita e maturazione, servivano piogge tardive, per la Sicilia. Ed è piovuto sia a Pasqua, sia nel mese di Maggio. Meno in Sicilia orientale, dove le rese potrebbero essere più basse. Alcune aziende, specie nel vasto territorio della Valle del Belìce, potrebbero avere rese persino più elevate”.
Non ricordiamo una serie di annualità così buone per i nostri cerealicoltori. La cosa un po’ ci intimorisce: non è che a Roma e al Nord stanno già pensando a come fregare gli agricoltori siciliani? Cosa devono fare i nostri agricoltori per difendersi?
“Se il timore è quello di aver portato via il grano a prezzi al di sotto di quelli di mercato, sapere che i prezzi sono già elevati gli consentirà di evitarlo. In questo senso, lei è un autentico benemerito dell’agricoltura siciliana cui ha reso, con la sua testata, un servizio previsionale accurato e gratuito che gli agricoltori siciliani non avevano mai ricevuto da quando è nata la Regione siciliana nel 1947”.
Cosa accadrà adesso: i nostri agricoltori venderanno subito, o attenderanno un ulteriore aumento dei prezzi?
“Con costi di produzione così elevati, dovuti agli aumenti vertiginosi del prezzo dell’urea e del gasolio agricolo, la maggior parte degli agricoltori coglierà l’opportunità dei prezzi abbondantemente sopra i 50 euro al quintale e venderà buona parte del proprio prodotto. I più grandi produttori, invece, proveranno a conservare parte del prodotto per venderlo a prezzi più elevati quando sarà chiaro che la carenza di grano duro è così vasta che chi vorrà acquistarlo dovrà pagarlo cifre mai raggiunte dal frumento”.
Senta, siamo rimasti incuriositi da un articolo sul blog Duro di Sicilia nel quale si spiega che le stesse testate e le stesse associazioni agricole che prima scrivevano per l’annualità successiva di “produzione in forte calo”, poi a consuntivo scrivono di “anno record”. Secondo l’autore non è chiaro per quale motivo ogni anno vengono diffuse stime produttive sempre al ribasso il cui unico effetto è quello influenzare erroneamente la strategia di commercializzazione degli agricoltori. Secondo lei invece perché succede?
“Più che chiedersi perché succeda, basta comprendere che se per tanti anni hanno regolarmente sbagliato le stime, è utile e necessario cercare nuove fonti di informazione e analisi. Noi abbiamo reso questo servizio attraverso la sua testata perché studiamo al CNR queste dinamiche, che riguardano da vicino la bioeconomia: settore nel quale conduciamo vaste ricerche. Il CNR è un organo dello Stato finanziato dai contribuenti, e le sue ricerche devono per prima cosa servire la comunità che lo sostiene. Ci sono poi tante altre voci ed idee che oggi, grazie ad internet, possono raggiungere facilmente gli agricoltori. Che sono tutti grandi utilizzatori non solo del web, ma anche dei servizi di messaggistica tramite i quali si confrontano su tutto, inclusi ovviamente i prezzi e i trend nazionali ed internazionali”.
Proprio con un suo commento sulla situazione internazionale vorrei chiudere questo nostro nuovo dialogo. La guerra fra Ucraina e Russia non pare affatto concludersi. I porti ucraini sono chiusi, e sulla Russia arrivano nuove sanzioni. Non è uno scenario che semplifica le cose. Lei come la vede la situazione: in Nord Africa – area tradizionalmente rifornita di grano da Ucraina e Russia – avranno grano a sufficienza o no?
“Allargherei lo sguardo. L’India che avrebbe dovuto compensare in parte le esportazioni ucraine di grano tenero ha vietato qualsiasi esportazione a causa della siccità che ha ridotto il raccolto. Lo stesso hanno fatto Ungheria e Serbia in Europa. In Canada la situazione è quella che abbiamo visto. Il Messico deve sfamare una grande popolazione e le sue limitate esportazioni sono già contese, a prezzi sempre più alti, proprio dai Paesi del Nord Africa cui deve aggiungere tutti quelli del Medio Oriente che non hanno storicamente grano a sufficienza per le loro popolazioni. E’ chiaramente una situazione senza precedenti, che non porterà solo ad aumenti record del prezzo del frumento, ma ad una sua generale carenza che determinerà, inevitabilmente, il suo razionamento in molti Paesi. In Libia e in Tunisia, dove un pacco di farina è già considerato un tesoro, la situazione è già difficile”.