di Diego Fusaro
Nel IX libro della “Repubblica”, Platone tratteggia il celebre profilo del tiranno. Il tiranno è un uomo infido, che si finge amico e poi, ottenuto il potere, agisce solo in nome della sua conservazione e del suo potenziamento. Il tiranno, che è uomo ingiusto per definizione, oltre a porre in essere la peggiore forma di governo nella polis come nell’anima, conduce la più triste delle vite. Egli non può fidarsi di nessuno ed è consumato dal desiderio di avere sempre più potere. Anche a costo di commettere i gesti più insensati e talvolta più efferati. Il tiranno non ha amici ma solo adulatori. Ed è l’essere meno libero, giacché è posseduto dalla sete di potere, che lo conduce alla follia. La cosa più triste che possa accadere nella vita di un uomo è precipitare in questa condizione miserrima o vedere altri intorno a sé che in essa precipitano. Così scrive Platone circa i tiranni:
«Costoro sono già così nella vita privata, prima ancora di prendere il potere: innanzitutto cercano la compagnia di adulatori pronti a rendere ogni servigio, e se chiedono un favore a qualcuno si prostrano ai suoi piedi e sostengono qualsiasi parte per fingersi amici, ma una volta ottenuto il loro scopo si comportano da estranei?»
«E come!».
«Vivono dunque per tutta la vita senza essere mai amici di nessuno, sempre come padroni o schiavi di un altro; ma la natura tirannica non gusta mai la libertà e l’amicizia vera».
«Appunto».
«E non avremo ragione a chiamare infidi tali individui?»
«Come no?»
«E quanto mai ingiusti, se la definizione della giustizia sulla quale ci siamo accordati in precedenza era corretta».
«Certo che era corretta», disse.
«Ricapitoliamo un po’», conclusi, «le caratteristiche dell’uomo più malvagio. Se non erro, è colui che da sveglio si comporta esattamente come l’abbiamo descritto in sogno».
«Precisamente».
«Tale diventa quindi chi ha una natura molto tirannica ed esercita un potere assoluto, e tanto più lo diventa quanto più a lungo vive nella tirannide».
«È inevitabile», disse Glaucone, prendendo al parola.
«Ma l’uomo più malvagio», domandai, «non risulterà anche il più infelice? E chi avrà fatto il tiranno per il tempo più a lungo e nella maniera più completa, non diventerà veramente infelice nella maniera più completa e per il tempo più lungo?».