Ridare il mare a Palermo ‘ridisegnando’ l’attuale porto obsoleto, limitato nella spazio e privo di ossigenazione delle acque

2 giugno 2022
  • Ciò che manca è una visione normale per una città normale, siamo talmente abituati alla inefficienza a tal punto che ci accontentiamo di niente in presenza del nulla
  • “… in una città dove tutti vedono e nessuno interviene, orbi, surdi e muti”
  • Una task-force in grado di mappare e controllare i canali naturali e gli scarichi abusivi in mare
  • La raccolta differenziata dei rifiuti a bordo delle navi e poi, una volta a terra, tutto va nell’indifferenziata…
  • Il fiume Oreto abbandonato alla proliferazione dei colibatteri
  • La necessità che Palermo si doti di un assessorato al mare

da Giuseppe Prestigiacomo
delegato confederale ORSA
riceviamo e pubblichiamo 

Ciò che manca è una visione normale per una città normale, siamo talmente abituati alla inefficienza a tal punto che ci accontentiamo di niente in presenza del nulla

Una città come Palermo merita la restituzione dei valori storici, si parla di innovazione, ma in realtà, quella decantata innovazione è priva di programmazione, di progettazione, di pianificazione, di capacità tecniche professionali in grado di restituire dignità a questa città, che è sempre stata depredata e saccheggiata nel nome di un fantomatico progresso del gambero. Da anni sentiamo parlare, annunciare, con tanto di proclamazioni e inaugurazioni in pompa magna, di dragaggio, bonifica, nuova Stazione Marittima (chiusa anche dopo l’inaugurazione), riqualificazione della costa. Il porto di Palermo è un porto obsoleto, è limitato in quello spazio, nessun intervento è migliorativo, si fa entrare l’asino per la coda perché quello è e quello rimane. Si vedono demolire opere pubbliche miliardarie (Rinfuse secche Italimpianti, mai andate in funzione), e si costruisce un nuovo imbarco non valutando le strutture intrinseche e necessarie per la giusta fruizione. Non ha importanza se manca l’accoglienza, il comfort, la sicurezza, queste divengono sottigliezze rilegandole a fattori secondari. Abbiamo creato l’immagine, facciamo le foto, i filmini, anche se poi ci accorgiamo che si utilizzano materiali che litigano con la salsedine, nella certezza che tanto si possono rifare. Sembra più uno stillicidio di denaro pubblico che un bene pubblico da mantenere nel tempo, ogni volta lo si presenta come fosse un grande salto di qualità, ma in realtà e come un gatto che si morde la coda.

“… in una città dove tutti vedono e nessuno interviene, orbi, surdi e muti”

Un porto che fa a pugni con la città, dove l’inquinamento ambientale sembrerebbe inesistente, perché la salute dei cittadini non ha valore innanzi agli interessi di pochi, in una città piena di problemi cosa vuoi che sia, è il porto. Un porto dove la sicurezza alla navigazione non trova applicazione, dove i canali di manovra divengono optional, dove i cerchi di evoluzione non c’è motivo di applicare, dove i dispositivi per l’ormeggio delle imbarcazioni bastano e avanzano, dove le aree a terra non tengono conto delle installazioni e impianti sui piazzali, dove la disposizione di servizi igienici non è calcolata sui flussi dei fruitori perché quello che c’è basta e avanza, dove gli impianti elettrici sono al buio, dove gli impianti idrici e antincendio non trovano corretta distribuzione e collocazione, ma soprattutto, un porto privo di ricambio e ossigenazione delle acque interne. Per non parlare degli accessi stradali, un porto che trasforma la sua arteria principale in una baraonda di rumori e di irregolarità nell’applicazione del Codice della Strada, dove la sicurezza stradale può essere superata dal disagio assoluto dei cittadini, in una città dove tutti vedono e nessuno interviene, orbi, surdi e muti.

Una task-force in grado di mappare e controllare i canali naturali e gli scarichi abusivi in mare

Occorre certo una rivalutazione del territorio della fascia costiera, in grado di restituire il mare al suo territorio per pervenire ad un accettabile punto di equilibrio tra esigenze tecniche, economiche e di tutela paesaggistica e ambientale, attrarre realtà limitrofe dalla novità per le sue diverse risposte economiche che consentano lo sviluppo e le infrastrutture necessarie per il futuro della città. Necessita un progetto in grado di plasmare diverse attività operative ed economiche in grado di procreare benefici nel territorio, notevoli posti di lavoro necessari per lo sviluppo del territorio e che consenta una svolta decisiva ed un riscatto sociale per Palermo e per tutta l’Isola. Palermo ha le sue doti naturali, si affaccia sul mare, ma non ha un piano particolareggiato che tiene insieme la costa, il mare, il fronte mare, i Cantieri navali, la valorizzazione delle borgate marinare, lo sviluppo della marineria locale (ormai estinta). Non esiste una struttura operativa in grado di assemblare e coordinare i vari uffici regionali, dove ognuno naviga per i fatti suoi, curando il proprio orticello e scaricando le responsabilità e competenza da un ufficio all’altro. Necessita l’attivazione di una task-force in grado di mappare e controllare i canali naturali e gli scarichi abusivi in mare, in grado di verificare e controllare gli scarichi degli impianti di depurazione che sversano in mare, trasformando il mare e il litorale della provincia in un serbatoio di scarichi dei reflui, di plastica e di “munnizza” che trascinata dalle alluvioni generati dai cambiamenti climatici risultano, di fatto, l’unico modo per smaltire i rifiuti urbani della città.

La raccolta differenziata dei rifiuti a bordo delle navi e poi, una volta a terra, tutto va nell’indifferenziata…

E’ inverosimile la pseudo raccolta differenziata, in città non avviene e per solidarietà la struttura portuale si adegua, obbligano gli armatori a fare raccolta differenziata a bordo delle navi, a fronte di notevoli costi, per poi, una volta a terra, versare il tutto in indifferenziata; eppure basterebbe poco per trasformare i rifiuti a km zero, generando posti di lavoro e benefici ambientali nel territorio, posizionare delle strutture ricettive per la raccolta differenziata distribuite sul porto, in grado di ricevere anche le reti danneggiate del settore della pesca, reti che, se lasciate in mare, necessitano di oltre 400 anni prima di disintegrarsi. Costa tanto creare un luogo di aggregazione per le marinerie locali, in grado di aggregare le professionalità per trasferire il bagaglio di tecnica della pesca, mirando ad uno sviluppo futuro delle nuove generazioni, avvicinandoli ad un rapporto di partecipazione attiva con il mare?

Il fiume Oreto abbandonato alla proliferazione dei colibatteri

Ulteriore contributo per il mare sono gli scarichi incanalati nel fiume Oreto, ecc., il cui risultato programmato e pianificato è lasciato alle ordinanze per il divieto di balneazione e l’istallazione della segnaletica corrosa dalla salsedine, non curanti del bene pubblico e delle risorse del mare, umiliando i cittadini che guardano il proprio mare perennemente utilizzato alla prolificazione dei colibatteri, della plastica, della microplastica, della nano plastica che ormai fanno parte integrante della catena alimentare. La politica degli annunci è oramai una malattia, “l’annuncite”, una malattia infettiva che colpisce la classe politica, e le direzioni degli uffici pubblici, nella convinzione che tanto i palermitani si lamentano, però poi si abituano. Lasciando ai pendolari e/o trapiantati di subire l’inefficienza della cosa pubblica con programmazione e pianificazione dell’annuncite generata dall’esibizionismo di una classe politica di incompetenti, intenti alla risoluzione dei loro interessi e immagine, ma non certo per rappresentare onorevolmente chi li ha eletti.

La necessità che Palermo si doti di un assessorato al mare

Rimane essere fieri del Gattopardo, cambiamo tutto, basta che non cambia nulla, perché ci ritroveremo dirigenti e capi area posti sulle poltrone di comando senza professionalità, ma che specchiano in pieno la subordinazione di chi gli ha garantito quella poltrona. È arrivato il tempo di sostituire gli annunci, i proclami, le inaugurazioni del nulla, con una visione organica in una seria programmazione, pianificazione, progettazione e innovazione, in riferimento di quello che è il reale fabbisogno della città, il fronte mare, che tenga in apprezzamento il ritorno ad un passato che ponga Palermo e i suoi cittadini a riappropriarsi di ciò che è suo, il mare. Se il mare è la risorsa naturale più importante della nostra città, allora è necessario dedicare ad esso un lavoro di lungo periodo, lanciare progetti e verificarne andamento e attuazione, dai lavori preliminari fino alla rendicontazione. Come già avvenuto in altre realtà (Genova), sarebbe doveroso consacrare una parte della vicinissima amministrazione (e di tutte quelle future) a restituire il mare alla città. Avere pertanto un ‘Assessorato del mare’, in grado di coordinare e gestire le varie attività, concentrandole in un unico luogo di coordinamento, elaborazione e progettazione, che prenda congiuntamente, infrastrutture portuali, costa, mondo portuale, cantieristica e logistica. Avere un assessore di riferimento e una squadra chiaramente identificabile all’interno dell’amministrazione comunale e regionale per iniziare i primi passi, indispensabile per rendere manifesti indirizzi e responsabilità, in grado di trasformare Palermo e la sua area metropolitana, proiettandola in un futuro di vivibilità, in grado di attrarre turismo sostenibile e di potere rappresentare le bellezze di questa città, abbandonando l’era degli annunci presentando fatti e non parole.

Foto tratta da La Finestra sul Porto

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