di Claudio Ambrosetti
Vorrei dire alla segretaria provinciale di Articolo 1, Mariella Maggio, che se c’è qualcosa di vergognoso è definire come “facinorosi” tutti coloro che esprimono il proprio dissenso democratico nei confronti del Ministro della Salute, Roberto Speranza, e del candidato Sindaco di Palermo del centrosinistra, Franco Miceli. Blindare una manifestazione elettorale, com’è avvenuto qualche giorno fa a Palermo, con dei buttafuori ai cancelli di Villa Filippina significa essenzialmente avere paura del confronto. Siccome la signora Mariella Maggio omette di dire che le proteste sono nate esattamente in base al divieto e alla censura del dissenso mi permetto di ricordarlo. In questa direzione va letta la dichiarazione della candidata Sindaco di Palermo, Francesca Donato, con la sua chiosa finale: “Mi è stato negato l’ingresso perché si trattava d’iniziativa privata. E’ questo lo stato della nostra democrazia. Giudicate voi”. Una parlamentare europea alla quale è stato impedito il confronto democratico. Vorrei anche chiarire alla signora Mariella Maggio che la colla nei catenacci dei cancelli e gli scritti con lo spray rinvenuti all’ingresso di Villa Filippina erano antecedenti alle proteste per la blindatura della manifestazione elettorale. Nessuno tra chi ha protestato per la chiusura solo a una parte del pubblico alla manifestazione ha incollato catenacci o scritto con lo spray. Sarebbe bene non omettere dati di questo genere, invece di rimanere nel vago e lanciare accuse indirette senza neanche il coraggio di essere del tutto espliciti. Invito la segretaria provinciale di Articolo 1 a misurare le parole e a ricordarsi che queste in certi contesti sono pietre. In particolare, l’espressione “scagnozzi mafiosi” sarebbe sufficiente per una querela. Aggiungo che non tutti quelli che protestavano sventolavano bandiere di Italexit. Evidentemente la signora Maggio fa affermazioni riportando cose dette da altri e pensando di non avere nemmeno il dovere di verifica. Non c’è dubbio che il brutto spettacolo raccontato dall’articolo che alleghiamo sotto non ha colto la realtà dei fatti.
Foto scritte sui muri di Villa Filippina tratta dall’ANSA