- Prima, importante vittoria del MIAS, il Movimento Indipendente per l’Autonomia della Sicilia, nella battaglia politica per la vera applicazione dell’articolo 15 dello Statuto siciliano
- La questione delle Prefetture siciliane
- Le ragioni storiche e culturali del perché le nove Province siciliane vanno abolite
Prima, importante vittoria del MIAS, il Movimento Indipendente per l’Autonomia della Sicilia, nella battaglia politica per la vera applicazione dell’articolo 15 dello Statuto siciliano
Scrivi oggi, scrivi domani, alla fine il risultato è arrivato. martedì prossimo il Commissario dello Stato per la Sicilia ha convocato il legale del MIAS, il Movimento Indipendente per l’Autonomia della Sicilia. Tema: la richiesta di scioglimento anticipato dell’Assemblea regionale siciliana presentata dai vertici del MIAS, prima con un’istanza e poi con una diffida. Entrambi gli atti sono stati firmati dal legale del MIAS, l’avvocato Giovanni Mattana. Che, martedì prossimo, è stato convocato negli uffici del Commissario dello Stato. Appena ieri abbiamo dato la notizia della diffida: “Nei giorni scorsi abbiamo pubblicato l’istanza che il MIAS – nella persona dell’avvocato Giovanni Mattana – ha presentato all’Ufficio del Commissario dello Stato per la Regione siciliana con la quale si chiede lo scioglimento anticipato del Parlamento dell’Isola. Ora il MIAS ha presentato una diffida, sempre all’Ufficio del Commissario dello Stato. Insomma, per dirla in parole semplici, nella diffida il MIAS chiede all’Ufficio del Commissario dello Stato di procedere allo scioglimento anticipato dell’Assemblea regionale siciliana ‘ai sensi dell’art.8 della Carta Costituzionale Siciliana, per persistente violazione dello Statuto Autonomo Speciale’. Disattendendo quanto in diffida – si legge nel comunicato del MIAS – tale atto prelude l’inizio di un procedimento penale per omissioni in atti d’ufficio”.
La questione delle Prefetture siciliane
La risposta dell’Ufficio del Commissario dello Stato è arrivata dopo ventiquattr’ore. I termini della questione li abbiamo esposti sempre ieri: “Il Parlamento Siciliano, dal 1946 ad oggi, non ha attuato i principali articoli dello Statuto, soprattutto, quelle norme attinenti ai rapporti finanziari tra Stato e Regione, che fanno perdere alla Sicilia quasi dieci miliardi di euro all’anno ( art.36 – 37 -38 dello Statuto). Inoltre, persistono in violazione dell’art.15 della Carta Costituzionale Siciliana nove Prefetture che SONO SOPPRESSE per norma costituzionale dal 15.05.1946, ma che in realtà operano violando il dettato costituzionale siciliano. A ciò si aggiunga una stima in difetto di una spesa a carico di tutti i cittadini, che si aggira intorno ai 60 milioni di euro annui, per mantenere le nove Prefetture incostituzionali siciliane, come da risposta dell’Ars alla prima interrogazione parlamentare del MIAS. Queste violazioni e questi pazzi costi – prosegue il comunicato del MIAS – non possono e NON DEVONO essere pagati dai cittadini siciliani. Per tali ragioni, essendo palese la persistente violazione dello Statuto Speciale di Autonomia della Regione siciliana sin dalla sua nascita, il MIAS, facendosi interprete degli interessi del Popolo Siciliano, DIFFIDA con atto giudiziario del 23.05.2022 il Commissario dello Stato per la Regione siciliana, ai sensi dell’articolo 8 dello Statuto Siciliano, al fine di sciogliere l’Assemblea regionale siciliana per “persistente violazione dello Statuto “ come previsto dalla Carta Costituzionale Siciliana!”.
Le ragioni storiche e culturali del perché le nove Province siciliane vanno abolite
Bisogna dare atto al presidente del MIAS, Umberto Mendola, di avere ottenuto una prima, importante vittoria sul piano giuridico con importanti riflessi politici. E’ evidente che le questioni sollevate dal MIAS attraverso il suo legale sono importanti e, quanto meno, debbono essere discusse. Ricordiamo che l’articolo 15 dello Statuto è molto importante. Il superamento delle nove Province – e, di conseguenza, delle nove Prefetture – è stata una grande battaglia autonomista di libertà, di democrazia e anche di giustizia storica. E’ noto che subito dopo la disastrosa unità d’Italia, quando la Sicilia e il Sud vennero consegnati al Piemonte dagli inglesi, le proteste sociali furono tante. Non è esagerato parlare, per i primi quindici anni di ‘presunta’ unità d’Italia, di una guerra civile di Sud e Sicilia contro i piemontesi che si macchiarono di tanti crimini contro l’umanità. In Sicilia le Province rappresentavano i nuclei attorno ai quali i militari dei Savoia organizzavano le azioni di repressione. Altri ‘utilizzatori’ delle Prefetture siciliane per reprimere le libertà sono stati Francesco Crispi (il primo ascaro della Sicilia) e il ‘Ministro della malavita’, al secolo Giovanni Giolitti (che utilizzava le Prefetture anche per ini elettorali). E’ anche per questo, per cancellare gli anni del genocidio contro tanti siciliani che lottavano per la libertà contro i piemontesi – alleati dei massoni e dei mafiosi – che i padri dell’Autonomia avrebbero voluto cancellare le Province per sostituirle con Liberi Consorzi di Comuni. La legge – approvata dal Parlamento siciliano – che ha istituito le Città Metropolitane di Palermo, Catania e Messina e i restanti sei Liberi Consorzi di Comuni (Siracusa, Ragusa, Enna, Caltanissetta, Agrigento e Trapani) è un’offesa all’articolo 15 dello Statuto e, in generale, all’Autonomia siciliana. Si tratta, infatti, delle stesse vecchie Province alle quali hanno solo cambiato il nome. Una vergogna senza fine degna del peggiore ascarismo siciliano! Ci auguriamo che il MIAS vada fino in fondo.
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