Quanto deve durare ancora la propaganda sull’Ucraina in guerra che, fino ad oggi, ha vinto solo un mezzo festival della canzone? Ce lo chiediamo davanti all’ennesima farsa dell’Unione europea che immagina di salvare il gas russo con l’ennesima presa per i fondelli ai danni degli Stati Uniti d’America. Ormai da almeno un mese l’Europa presunto-unita avrebbe dovuto rinunciare al gas russo e al petrolio russo. E invece si tiene il gas russo e il petrolio russo continuando a dire peste e corna della Russia di Putin, continuando a celebrare Zelenski e di ‘eroi” ucraini che combattono per la libertà (di entrare a far parte della NATO: vedi che grande libertà!). In questa farsa di gas e petrolio russi chi sta facendo una figura pessima sono gli americani di Joe Biden, che stanno dimostrando di non essere in grado d far rispettare alla Commissione europea una loro richiesta legittima. La recita è doppia: l’Unione europea, sempre pronta a parola e a dire addio a gas e petrolio russi recitano una commedia oscena e ipocrita; ma gli Stati Uniti, a propria volta, tollerando questa recita, a propria volta, recitano. E mentre va in scena la doppia recita – condita da una propaganda sempre più fastidiosa – la Russia è ormai padrona dei territori ucraini che otto anni fa si erano dichiarati indipendenti, ha conquistato tutta la costa ucraina che si affaccia nel Mar d’Azov e controlla, di fatto, più della metà del Mar Nero. Dall’acciaieria di Mariupol, da Lunedì scorso, sono sono 1730 i soldati che si sono arresi. Ne rimangono ancora un centinaio. Cosa, questa, che fino ad ora impedisce di capire se sono veri tutti i racconti messi in giro su questo luogo. Il progetto di impedire alla Russia di utilizzare il Mar Nero per esportare cereali e altri prodotti è fallito, perché la Russia – e meno male! – continua ad esportare. Mentre chi ha problemi ad esportare via mare i propri prodotti – grano, mais, olio di girasole – è l’Ucraina, che ha detto addio al mare ed esporta, quel poco che esporta, su scomodissimi treni. Non solo. La guerra continua nel Donbass, dove l’esercito russo avanza al ritmo di un rullo compressore.
Giornali e televisioni occidentali continuano a rappresentare una Russia “isolata”. Ma isolata rispetto a che cosa e, soprattutto, rispetto a chi? Rispetto all’Occidente industrializzato? Certamente. Infatti, se facciamo quattro conti, ci accorgiamo che la Russia è “isolata” rispetto agli Stati Uniti, al Giappone, ad Australia, Nuova Zelanda, Regno Unito e Unione europea. Ma se lo sguardo si allarga al mondo ci si accorge che la Russia continua a intrattenere ottimi rapporti economici e commerciali con la Cina, con l’India, con buona parte dell’Africa, con buona parte del Sudamerica, persino con Israele. Basta capovolgere la prospettiva per capire che ad essere isolato nel mondo, oggi, è l’Occidente. Le sanzioni adottate dall’Occidente per colpire la Russia, in realtà, hanno indebolito una parte dell’Occidente industrializzato, in testa una sempre più tragicomica Unione europea. Oggi, alla propaganda e alla disinformazione sulla guerra, si aggiunge la disinformazione sulla crisi alimentare mondiale. Attenzione: la crisi alimentare mondiale potrebbe anche essere iniziata, ma non a causa della guerra in Ucraina. Emblematico il caso dell’India, Paese che fino a due settimane addietro si era detto disponibile ad esportare nel mondo almeno 10 milioni di tonnellate di grano. Sembrava tutto risolto: il grano ucraino che non arriva più nel Nord Africa sarebbe arrivato dall’India. Un primo carico di grano indiano è arrivato in Egitto. Ma adesso lo scenario è mutato. La siccità ha compromesso una parte importante della produzione di grano indiano e questo Paese ha deciso di ridurre drasticamente le esportazioni di grano.
La verità è che la guerra in Ucraina – con tutto il suo carico di ottusa propaganda – sta facendo passare in secondo piano un problema che interessa quasi tutto il mondo: gli effetti dei cambiamenti climatici in corso che vanno a toccare direttamente la vita di un numero elevato di abitanti della Terra. Sono i cambiamenti climatici che rischiano di provocare una crisi alimentare mondiale, non la guerra in Ucraina, che al massimo ha creato qualche problema in più, soprattutto nel Nord Africa, costretto a fare a meno del grano ucraino e, in parte, anche del grano russo. Il paradosso è che se la Russia fosse stata veramente colpita dalle sanzioni e, soprattutto, dai quantitativi industriali di armi inviate in Ucraina da americani e Unione europea, il prezzo più alto lo avrebbe pagato la stessa Unione europea, che sarebbe rimasta non soltanto senza gas e petrolio russi, ma anche senza il grano, senza il mais e senza l’olio di girasole che – lo ribadiamo – la Russia ha continuano a garantire. La tanto vituperata Russia – contro la quale l’Unione europea continua a inviare armi – tiene in piedi almeno il 50% dell’economia della stessa Unione europea. In queste ore nel Parlamento italiano si discute se continuare a inviare armi in Ucraina, come vuole il Governo dei ‘Migliori’ di Mario Draghi. I grillini di Giuseppe Conte e i leghisti di Matteo Salvini si dicono contrari. Ma gira voce che finirà nella solita pagliacciata grillino-leghista, anche perché in un’Italia con un’economia che cade a pezzi ci sarà comunque chi guadagnerà una barca di soldi con la spedizione di armi a Zelensky: soprattutto certi editori ‘progressisti’. E poi – altro paradosso – l’invio di armi in Ucraina da parte dell’Italia e, in generale, dell’Unione europea sembra essere l’unico modo per tenersi buoni gli americani e fargli ‘inghiottire’ il fatto che la stessa Ue continua a tenersi gas e petrolio russi. Fino a quando Biden e Putin – per una volta d’accordo – non decideranno di porre fine a questa farsa, togliendo ai ‘lecca-lecca’ dell’Unione europea il gas e il petrolio russi, lasciando la stessa Ue con il ‘culo a terra’. Non ci credete che potrebbe finire così?
Foto tratta da Il Mattino
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