- L’unità d’Italia è solo una presa per i fondelli ai danni del Sud e della Sicilia
- Il sistema bancario meridionale è sempre servito per ‘parere il culo’ alle banche del Nord Italia
- La politica fiscale italiana, per tanti anni, ha drenato risorse al Sud per portarle al Nord. E oggi al Nord vogliono l’Autonomia differenziata. Italia Paese dove vincono sempre furbi e prepotenti
- Le espropriazioni favoriscono il Nord e penalizzano Sud e Sicilia
L’unità d’Italia è solo una presa per i fondelli ai danni del Sud e della Sicilia
Al momento dell’unità, il Sud possedeva riserve auree pro capite doppie rispetto al Nord. Alcuni centri del Sud, anche importanti, erano privi di filiari bancarie, ma questo era anche giustificato dal mite, razionale e semplice sistema fiscale, ed ai fini dello sviluppo economico il sistema fiscale non è meno importante di quello bancario. Inoltre esistevano al Sud 761 stabilimenti diversi di beneficenza, oltre 1.131 monti frumentari, il 65 per cento del totale italiano, che, fornendo anticipazioni per le attività agricole ad interessi quasi nulli, erano una sorta di credito agrario, sia pure embrionale. Ed inoltre vi erano le casse agrarie e di prestanza…
Due Sicilie 21,4
Lombardia 32,0
Toscana 17,0
Romagna, Marche e Modena 19,0
Parma e Piacenza 0,4
Il sistema bancario meridionale è sempre servito per ‘parere il culo’ alle banche del Nord Italia
Il relativo ritardo del sistema bancario era dovuto a fattori non strutturali: non erano i capitali a mancare al Sud rispetto alla media italiana! Inoltre la borghesia napoletana presentò nel 1860 il progetto per la costituzione di una moderna banca con L. 25,5 milioni di capitale. Se non se ne fece niente, lo si dovette al governo “unitario”. Si ripiegò sull’ammodernamento del Banco di Napoli, e nei primi cinque anni dell’unità si scatenò una lotta feroce con la Banca Nazionale, piemontese. Il progetto di legge per radunare le riserve auree del Sud nel Banco non fu approvato dagli organi competenti su pressione della Banca Nazionale. Verso la fine del ’65, la Nazionale era in gravissime difficoltà e lo Stato intervenne a salvarla con la legge sul corso forzoso. Ciò prova che la politica del nuovo Stato italiano penalizzò pesantemente il sistema bancario del Sud. E’ importante sottolineare che entrambi questi istituti di credito sono istituti di diritto privato e pertanto non statali. Ma lo Stato dimostra ancora una volta di non avere a cuore le sorti dell’intera collettività, ma solo di quelle del Nord.
La politica fiscale italiana, per tanti anni, ha drenato risorse al Sud per portarle al Nord. E oggi al Nord vogliono l’Autonomia differenziata. Italia Paese dove vincono sempre furbi e prepotenti
La politica fiscale perseguita dallo Stato unitario fu un caso di vero e proprio drenaggio di capitali che dal Sud andarono al Nord. La pressione fiscale in agricoltura crebbe sotto i Piemontesi e crebbe in maniera difforma, non equa. Così, mentre nelle Due Sicilie si pagano 40 milioni d’imposta fondiaria, nel 1866 se ne pagheranno 70, contro i 52 del Nord. La sperequazione è anche più evidente se si considerano le aliquote per ettaro: nelle province di Napoli e Caserta si pagano L. 9,6 per ettaro contro la media nazionale di L. 3,33. Lo stesso avviene per le tasse sugli affari che incidono per L. 7,04 pro capite in Campania, contro 6,4 in Piemonte e 6,87 in Lombardia. In seguito, quando si pose il problema di perequare l’imposta nelle provincie [nota61: L’imposta non era sul reddito, ma si stabiliva, secondo certi parametri, su base regionale] (Lombardia, napoletano) che pagavano di più, il risultato fu che le tasse diminuirono in Lombardia ed aumentarono nel napoletano. Si calcola che l’ingiustizia fiscale sia costata al Sud 100 milioni/anno e che abbia ricevuto dall’erario nei primi 40 anni dall’unità molto meno di quanto sborsasse. Negli anni seguenti le cose non cambieranno, così nel primo decennio del secolo una provincia depressa come quella di Potenza paga più tasse di Udine e la provincia di Salerno, ormai lontana dalla floridezza dell’epoca borbonica essendo state chiuse cartiere e manifatture, paga più tasse della ricca Como.
Le espropriazioni favoriscono il Nord e penalizzano Sud e Sicilia
Con l’unità, inoltre, il Sud farà altre spiacevoli conoscenze, oltre che con la massa di tasse portate dai piemontesi: il debito pubblico pro-capite degli Stati sardi era il quadruplo di quello dell’Antico Regno e il Sud fu costretto ad accollarsi centinaia di milioni spesi dal Nord. Il debito pubblico si accrescerà di altri 3,4 miliardi nei primi dieci anni dell’unità. Non è tutto: la vendita dei beni ecclesiastici frutterà allo Stato unitario oltre 600 milioni. I capitali del Sud furono così rastrellati e resi disponibili per iniziative al Nord, i latifondi risultarono incrementati, sottraendo ai contadini gli “usi civici” precedentemente trattati. La pressione fiscale non diminuirà al Sud neanche nel periodo 1885-97, i duri anni della crisi protezionistica: indicative sono le cifre per espropriazioni per il mancato pagamento di tasse [nota63: Così nel Nord si ha l’espropriazione per ogni 27 mila abitanti circa in Piemonte e in Lombardia e per ogni 1050 in Toscana (la regione più colpita); nel Sud, invece, si passa dal rapporto di uno a 900 (per Puglia e Lucania), ad uno a 655 (Campania), a 225 (Abruzzi-Molise), a 189 (Sicilia), a 114 (Calabria)].
Sandro Pascucci – La carta straccia di Cavour contro l’oro del Sud
Tratto da Regno delle Due Sicilie.eu
Foto tratta da Vesuvio Live
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