In queste ore assistiamo al solito sdegno tanto al chilo. Motivazione: l’assunzione a tempo indeterminato del personale che ha lavorato per i gruppi parlamentari dell’Assemblea regionale siciliana che vengono con disprezzo definiti “portaborse”. La legislatura volge al termine e, come avviene ogni cinque anni, chi ha lavorato – per cinque anni – con i deputati cerca una mezza stabilizzazione. Chi scrive ha cominciato a frequentare il Palazzo Reale di Palermo, sede del Parlamento siciliano, nel 1985. Da lì a pochi giorni l’Ars – acronico che sta, appunto, per Assemblea regionale siciliana – avrebbe eletto presidente della Regione il democristiano Rino Nicolosi. Si era alla fine della legislatura ed ebbi modo di conoscere poche persone del ‘Palazzo’ che prestavano servizio con questo o quell’assessore e con questo o quel deputato. Dopo le elezioni regionali del 1986 – all’epoca lavoravo per il quotidiano L’Ora di Palermo, seguendo le vicende politiche dell’Isola e, in particolare, i lavori dell’Assemblea regionale siciliana – quasi tutte le persone che avevo conosciuto l’anno precedente erano rimaste nel ‘Palazzo’: non so se erano state ‘stabilizzate’, ma lavoravano sempre lì o nei gabinetti degli assessorati e qualcuno anche negli uffici della presidenza della Regione siciliana.
Dal 1981 al 1991 – quindi due legislature – ricordo un solo concorso per dirigenti della Regione. Uno solo per una cinquantina di persone o giù di lì. Ricordo che si parlava tanto di una legge, credo nazionale – la legge numero 285, se non sbaglio – grazie alla quale, negli uffici della Regione, erano entrati, senza concorso, non so quante migliaia di persone. Dal 1981 al 1991 non ricordo un solo concorso nei tanti enti regionali: tutto il personale, negli enti regionali, veniva assunto per chiamata diretta. Non ricordo le proteste di una sola organizzazione sindacale. Nel 1989 mi alternavo tra cronaca politica e cronaca sindacale e un mio amico sindacalista preparò un dossier sulle assunzioni senza concorso negli uffici della Regione. Ricordo tre casi che mi colpirono molto. Il primo caso era quello di un cuoco diventato in un brevissimo arco di tempo alto dirigente regionale. Il secondo caso raccontava di un ragazzo di 21 anni – doveva essere figlio di qualche persona importante – che in base a leggi, leggine, regolamenti e ammennicoli vari finiva con l’avere un’anzianità maggiore dei suoi anni: se non ricordo male, a 21 anni aveva già 23 anni di anzianità lavorativa… Chiesi ‘lumi’ e mi spiegarono che era un genio e che io ero “invidioso”. Così come genio doveva essere – e siamo al terzo caso – un ragazzo di 23 anni quasi funzionario: gli mancavano due esami alla laurea in Giurisprudenza e gli avevano già conservato il ‘posto’.
Nella legislatura 1986-1991 e ancora nella legislatura 1991-1996 ha assistito alla ‘materializzazione’ di figure amministrative ‘mitologiche’: funzionai e poi dirigenti metà-e-metà. C’erano, allora, enti dello Stato che lo Stato cedeva alla Regione. Roma cedeva con piacere le competenze alla Regione, cedendogli anche il personale, ma senza – contestualmente – mettere i soldi per pagare questo personale che, per magico incanto, veniva trasferito sul Bilancio della Regione siciliana. Per la precisione, erano tutti enti tecnici statali, quindi figure tecniche: geometri, architetti, ingegneri, geologi che sono diventati, da un giorno all’altro, funzionari e dirigenti regionali. Da qui le citate figure mitologiche, perché molti di questi andavano a finire nei ruoli amministrativi: da qui gli architetti-giuristi e gli ingegneri-giuristi. Provenendo da una casa di giuristi veri, avevo imparato che dietro un uomo di legge che parla e spiega si sente, si avverte la ‘filosofia del diritto’: cosa che invece non riscontravo tutte le volte che, da cronista, o mentre lavoravo ad un’inchiesta, mi trovavo a parlare con queste figure mitologiche: dietro un architetto-giurista, se va bene, c’è la fantasia; dietro un ingegnere-giurista, se va bene, c’è l’analisi matematica, ma il diritto è un’altra cosa. Ma sto divagando.
Chiuso il giornale L’Ora nel Maggio del 1992, mi ritrovai, anch’io, un anno dopo. a lavorare nel ‘Palazzo’ della politica siciliana. Dirigevo un mensile di un gruppo parlamentare. Ricordo un grafico bravissimo, il ristorante per i parlamentari, la mensa quasi nazionalpopolare per il personale (dove ogni tanto andavo a mangiare) e, naturalmente, il licenziamento avvenuto a fine 1994 per “questioni politiche”. Credo di essere stato uno dei pochi, nella legislatura 1991-1996, a non essere rimasto a lavorare in Assemblea regionale siciliana. Fu nel 1996 che, per la prima volta, cominciarono le polemiche sul personale dei gruppi parlamentari da stabilizzare. Le elezioni regionali erano state vinte dal centrodestra che contestava i “vecchi metodi della vecchia politica”. Alla fine restarono tutti lo stesso. Cinque anni dopo – siamo al 2001 – rimase a lavorare nel ‘Palazzo’ il personale che era stato assunto durante da legislatura anche dal centrodestra. Con le polemiche? Sì, ma senza esagerare. Idem nel 2006, nel 2008 (legislatura interrotta dopo due anni), nel 2012, nel 2017 e siamo arrivati al 2022. In una Sicilia dove solo da qualche anno sono tornati i concorsi nella pubblica amministrazione (e di questo va dato atto all’attuale Governo regionale di Nello Musumeci: si chiama legalità e rispetto della Costituzione), ma dove negli uffici regionali ci sono ancora quasi 5 mila precari che aspettano la agognata stabilizzazione (leggere precari ASU), nella Sicilia dove nei Comuni, da oltre un trentennio, si va avanti tra precari-precari stabilizzati, altri precari e altri precari da stabilizzare, nella Sicilia dove le società in house, in materia di assunzione del personale, fanno quello che vogliono, insomma nella Sicilia che è stata ed è ancora il Far West della Pubblica amministrazione, ebbene, in questa Sicilia l’unico problema è rappresentato dal personale che ha lavorato – spesso senza orario – in Assemblea regionale siciliana. E poiché chi scrive si può considerare libero avendo sempre pagato di persona per le proprie idee, non solo mi schiero in favore di questo personale, ma ai moralisti che si stracciano le vesti per improvviso ritrovamento della legalità dico: siete farisei!