- Il PNS è una sigla che sta per Piano Strategico Nazionale
- Le preoccupazioni dei produttori di pomodoro del Nord Italia
- Perché non rivedere tutto l’impianto del primo pilastro che oggi danneggia le agricolture di Sud e Sicilia?
- In Puglia basso il prezzo del pomodoro da pieno campo
- Analisi dei costi di produzione del pomodoro da piano campo
- Il tempo stringe
Il PNS è una sigla che sta per Piano Strategico Nazionale
Nel Dicembre del 2020 abbiamo messo nero su bianco una previsione: la riduzione e, in alcuni casi, la scomparsa, nel giro di pochi anni, del pomodoro da pieno campo dall’Europa mediterranea. Motivo: la concorrenza, sempre più agguerrita, della Cina e del Nord Africa, avallata dall’Unione europea, che si guarda bene dal difendere le produzioni agricole mediterranee. Da allora ad oggi sono intervenuti due fattori: i cambiamenti climatici (che potrebbero mettere in crisi l’agricoltura del Nord Africa, con riferimento alla siccità) e la guerra in Ucraina, che a nostro avviso è solo all’inizio e che potrebbe coinvolgere, quanto meno indirettamente, la Cina. Nonostante la presenza di questi due fattori – che potrebbero alleggerire la pressione sul pomodoro di pieno campo italiano – lo scenario, in Italia, per ciò che riguarda il pomodoro di pieno campo, è tutt’altro che roseo. Oggi, però, scopriamo una cosa che definire strana è poco. Scopriamo che i nostri amici agricoltori del Nord Italia – che dicevano che modificare la ripartizione dei fondi del primo pilastro della PAC (Politica Agricola Comune) è un procedimento complesso (soprattutto perché si trattava di riequilibrare la ripartizione di questi fondi in favore di Sud e Sicilia, fino ad oggi penalizzati) – stanno chiedendo e ottenendo la rivisitazione dell’assegnazione dei fondi per il pomodoro di pieno campo! Ma andiamo con ordine.
Le preoccupazioni dei produttori di pomodoro del Nord Italia
Il Presidente dell’Interprofessione del pomodoro da Industria del Nord Italia, Tiberio Rabboni, ha inviato, a nome degli associati di parte agricola ed industriale, una lettera al Ministro dell’Agricoltura, Stefano Patuanelli, agli assessori regionali all’Agricoltura delle Regioni del Nord Italia e ai Presidenti nazionali delle organizzazioni professionali agricole ed imprenditoriali per evidenziare l’impatto oltremodo negativo del Piano Strategico Nazionale sui produttori di pomodoro e sull’intera filiera produttiva e sollecitare, pertanto, una attenuazione del danno attraverso limitate e ragionevoli modifiche. “Il sommarsi delle conseguenze- scrive Rabboni- della cosiddetta convergenza interna sui produttori storici di pomodoro, della eliminazione del pagamento greening e dell’impossibilità di accedere ai pagamenti previsti per gli aderenti agli Ecoschemi, a cui viene riservato il 25% delle risorse dei pagamenti a superficie, produrrà, nell’arco temporale che va dal 2022 al 2026, una riduzione di oltre il 60% degli aiuti del primo pilastro PAC per chi ha fatto e continua a fare pomodoro”. Per la cronaca, il primo pilastro della PAC (Politica Agricola Comune) è la sezione Garanzia del Feoga (Fondo europeo di orientamento e garanzia in agricoltura) che finanzia i pagamenti diretti agli agricoltori e le misure di gestione dei mercati agricoli attuate nell’ambito delle Ocm.
Perché non rivedere tutto l’impianto del primo pilastro che oggi danneggia le agricolture di Sud e Sicilia?
Per i produttori di pomodori del Nord Italia, a quanto pare, non c’è un problema di basso prezzo del pomodoro da pieno campo – come avviene invece per il Sud e, segnatamente, per la Puglia – ma un problema di ripartizione delle risorse dell’Unione europea a valere sul primo pilastro per ciò che riguarda il pomodoro da pieno campo. Questo in un scenario in cui aumentano i costi di produzione (energia e mezzi tecnici). Nel Nord Italia sono abituati molto bene con il primo pilastro. Però, a quanto pare, alcuni Paesi europei che producono pomodoro – Spagna, Portogallo, Grecia e Francia – hanno premi maggiori. Rabboni chiede quindi interventi sul PSN, sigla che sta per Piano Strategico Nazionale, che dovrebbe essere approvato entro Giugno. Questo aspetto è tipico dei nostri amici del Nord Italia. Quando con il loro amico Ministro delle Politiche agricole, il nordista e grillino Stefano Patuanelli, hanno stravolto la ripartizione dei fondi del secondo pilastro della PAC, scippando agli agricoltori del Sud e della Sicilia una caterva di fondi FEASR (Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale), hanno affermato che il primo pilastro non si poteva modificare perché era un procedimento complesso che avrebbe richiesto molto tempo. A chiedere di rivedere la ripartizione del primo pilastro della PAC erano gli agricoltori di Sud e Sicilia. E il motivo c’è: da anni gli agricoltori del Nord, a valere sul primo pilastro, prendono molti più fondi degli agricoltori di Sud e Sicilia: su 100, in media, 80 vanno all’agricoltura del Nord e 20 all’agricoltura di Sud e Sicilia. Ribadiamo: la ripartizione dei fondi del primo pilastro non è stata rivista perché ci sarebbe voluto molto tempo: i nostri amici agricoltori del Nord Italia si sono presi una parte dei fondi FEARS e continuano a prendersi più fondi a valere sul primo pilastro. Ora stanno chiedendo modifiche su PSN per il pomodoro: a questo punto perché non rivedere l’intera ripartizione del primo pilastro che oggi penalizza Sud e Sicilia? Ci auguriamo che le Regioni del Sud e la Sicilia facciano valere le proprie ragioni.
In Puglia basso il prezzo del pomodoro da pieno campo
In Puglia, in materia di pomodoro di pieno campo, ci sono altri problemi. Su Facebook leggiamo un post della CIA agricoltori Puglia: “POMODORO, IL PREZZO NON E’ GIUSTO / Pomodoro, niente accordo sul prezzo. Cia Capitanata: ‘Settore rischia il crack’. Lo studio: coltivare e raccogliere un ettaro di pomodori, ai produttori costa 14.665 euro. L’industria offre 120 e 130 euro a tonnellata per tondo e lungo, Angelo Miano: “Non si può produrre in perdita”. Rispetto al 2021, sarà piantato il 25% in meno di pomodoro in provincia di Foggia. Non c’è ancora nessun accordo tra parte industriale e parte agricola sul prezzo del pomodoro da industria: la prima, per il momento, offre 120 euro alla tonnellata per il tondo e 130 per il lungo; i produttori agricoli, invece, nel tritacarne dei folli rincari subiti dai costi di produzione, chiedono 130 per il tondo e 140-145 per il lungo. “Non ci siamo”, ha dichiarato Angelo Miano, presidente di CIA Agricoltori Italiani Capitanata. “Alle condizioni che gli industriali vorrebbero imporre, i produttori non coprirebbero nemmeno i costi di produzione”.
Analisi dei costi di produzione del pomodoro da piano campo
“L’organizzazione sindacale degli agricoltori – leggiamo sempre nel post – per dimostrare che il valore riconosciuto ai produttori non è remunerativo né equo, ha elaborato un dettagliato e approfondito studio secondo il quale, per la coltivazione e la raccolta del pomodoro da industria, un’azienda agricola deve sostenere un costo pari a 14.665 euro per ogni ettaro coltivato. Sono state prese singolarmente tutte le voci di spesa: dall’aratura, con i suoi ripassi, alla fresatura, assolcatura, montaggio impianto e così via. Solo per la raccolta meccanica, occorrono circa 1.800 euro a ettaro, mentre le piantine incidono per 1.400 euro. La voce più costosa riguarda i fitofarmaci, il cui acquisto e utilizzo costa 2.500 euro, per non parlare di concimi e geodisinfestanti che incidono per 2.300 euro. Il costo dell’acqua (1000 euro) e quello dell’assicurazione multirischio (altri 1000), sommati a tutte le altre operazioni e a ogni altro tipo di materiale, portano il conto a 14.665 euro. ‘Questo vuol dire che in Capitanata, dove in media si raccolgono circa 86 tonnellate di pomodoro per ettaro, i produttori non riuscirebbero nemmeno a coprire i costi di produzione ai prezzi che la parte industriale vuole accordarci’, ha spiegato Miano. Proprio per questo motivo, molte aziende agricole della provincia di Foggia hanno già desistito dal piantare pomodoro: le prime stime, infatti, indicano che le piantumazioni sono diminuite almeno del 25%. “CIA Puglia è stata la prima, a inizio anno, a denunciare il rischio al quale si sarebbe andati incontro qualora, com’è accaduto, la parte industriale non fosse andata incontro alle legittime aspettative delle aziende agricole per concordare un prezzo decente, sufficientemente remunerativo per i produttori. Il rischio, per essere chiari, è che anche questa produzione, nella quale la Puglia è leader nazionale, vada persa, con la riduzione progressiva e sistematica dei produttori disposti a rischiare di andare in perdita. Si perderebbero milioni di giornate lavorative, reddito per imprese e lavoratori, una quota rilevante dell’eccellenza agricola e del sistema agroalimentare pugliese e di tutto il Mezzogiorno”.
Costo per coltivazione e raccolta di un ettaro di pomodoro:
affitto 1000 euro
aratura 100
primo ripasso 40
secondo ripasso 35
fresatura 100
assolcatura 50
montaggio impianto 150
trapianto con stesura ala gocciolante 400
sarchiatura 50
trattamenti+diserbi 360
raccolta meccanica 1800
zappatura+estirpatura 490
rimozione ala gocciolante 210
Piantine 1400
ala gocciolante 300
ammortamento annuo tubi da 90 – 150euro
ammortamento raccorderia 30
ammortamento filtri 50
concimi e geo-disinfestanti 2300 euro
fitofarmaci 2500
acqua 1000 euro
assicurazione multirischio 1000
quota associativa cooperativa 1.150 euro
Il tempo stringe
Per raggiungere un accordo equo e accettabile sul prezzo del pomodoro da industria restano poche settimane. Molti produttori hanno già rinunciato, come detto, altri sono in attesa di valutare se e quando piantare, posto che la finestra temporale per procedere alle piantumazioni sarà ancora aperta a Maggio e, in extremis, anche per una parte di Giugno. In tutta la Puglia, con la provincia di Foggia a farla da padrona, lo scorso anno furono coltivati a pomodoro 17.170 ettari, per una produzione totale raccolta pari a 14.782.950 quintali. Da sola, la nostra regione rappresenta oltre il 50% della superficie coltivata a pomodoro in tutto il Sud e circa il 70% del raccolto di tutto il Mezzogiorno. In provincia di Foggia, zona di massima produzione in Italia, la situazione è diversificata rispetto alle rese: si va dagli 800 ai 1200 quintali raccolti per ogni ettaro. ‘I pomodori pugliesi hanno specificità qualitative che li rendono unici per proprietà nutritive e richiesta sul mercato, di qui la necessità di garantire agli agricoltori una redditività all’altezza del loro impegno e del loro prodotto’”.
AVVISO AI NOSTRI LETTORI
Se ti è piaciuto questo articolo e ritieni il sito d'informazione InuoviVespri.it interessante, se vuoi puoi anche sostenerlo con una donazione. I InuoviVespri.it è un sito d'informazione indipendente che risponde soltato ai giornalisti che lo gestiscono. La nostra unica forza sta nei lettori che ci seguono e, possibilmente, che ci sostengono con il loro libero contributo.-La redazione
Effettua una donazione con paypal