In crescita in Europa i prezzi di cereali e oli di semi. L’aumento dei prezzi del grano è legati alla possibile sospensione delle esportazioni di grano indiano. Sugli oli di semi lo scenario è un po’ più complesso. La prima sciroccata in Sicilia andata in scena ieri ha provocato un incendio ad Erice e danni dovuti al forte. La speranza è che la politica siciliana capisca che non i cambiamenti climatici in corso i provvedimenti ordinari servono a poco. Noi continuiamo ad affermare che alla Sicilia servono subito 30 mila operai forestali da dislocare on servizio h24 nelle aree verdi dell’Isola per prevenire gli incendi e a ridosso di fiumi e corsi d’acqua per provare a limitare eventuali inondazioni. Come scrive nel suo report Sandro Puglisi, analista dei mercati finanziari e agricoli internazionali, le preoccupazioni legate ai capricci del clima sono presenti in tutta Europa, “poiché le condizioni calde e secche rischiano di ridurre le potenziali produzioni di grano e colza, sia nella metà settentrionale della Francia che in Germania. Di fronte a un contesto teso, tali annunci mettono alla prova la sensibilità degli operatori alla fine della stagione e, soprattutto. con l’avvicinarsi del nuovo raccolto, si noterà che la convergenza tra i prezzi del vecchio e il nuovo raccolto sta avvenendo rapidamente”.
C’è anche il problema dell‘Indonesia, che ha bloccato l’esportazione di olio di palma. Secondo il grippo FEDIOL – l’associazione europea dell’industria degli oli vegetali e delle farine proteiche, un’organizzazione che opera in sette Paesi dell’Unione europea e che rappresenta gli interessi dei frantoi, dei raffinatori e degli imbottigliatori di semi oleosi del Vecchio Continente – il blocco dell’export da parte dell’Indonesia di olio di palma non dovrebbe destare preoccupazione in Europa poiché poiché attualmente c’è un’autonomia di 4-6 settimane. Per la cronaca, sempre secondo FEDIOL, l’Unione europea importa in media circa 335.000 tonnellate di olio di palma grezzo dall’Indonesia al mese, che rappresentano oltre il 40% delle importazioni totali di olio di palma grezzo. A questo si aggiunge altro olio di palma che viene importato da Malesia, Papua Nuova Guinea e alcuni Paesi dell’America Latina. Non sfugge agli osservatori la contraddizione tra le campagna contro l’olio di palma andate in scena in questi anni – con la scritta in tantissimi prodotti “senza olio di palma” – e le preoccupazioni per il blocco delle esportazioni dell’Indonesia. Questa storia, chissà perché, ricorda tanto la pubblicità martellante del mondo della pasta italiana – con le industrie che facevano a gara negli spot pubblicitari nel dire che la pasta era prodotta “con solo grano duro italiano”, per poi andare in tilt, lo scorso anno, quando i cambiamenti climatici hanno ridotto del 40-50% la produzione di grano duro canadese e nord americano. Le verità della televisione…
Dell’olio di girasole abbiamo detto ieri: il blocco dell’importazione nell’Unione europea di questo prodotto dall’Ucraina è stato parziale, perché l’Ucraina è riuscita, nonostante i problemi legati al conflitto, ad esportare 260.000 tonnellate di olio di girasole tra il 27 Febbraio e l’1 Maggio. Insomma, l’aumento notevole del prezzo dell’olio di girasole e, in generale, di tutti gli oli di semi registrato in Italia non sono giustificate dalla mancanza di prodotto. FEDIOL ha sottolineato che l’olio di girasole in bottiglia è prontamente disponibile nell’UE e che le carenze su alcuni scaffali dei supermercati non sono dovute alla mancanza di disponibilità di olio di girasole. La sensazione, insomma, è che sia in corso una speculazione.
Prezzi dei prodotti agricoli in rialzo anche negli Stati Uniti. “Il grano – leggiamo nel report di Puglisi – ha guidato il rally con alcuni contratti scambiati vicino al 3% in più poiché i rapporti dall’India affermano che le alte temperature stanno minacciando di ridurre la quantità di grano indiano disponibile per l’esportazione”. Di fatto, cado e siccità stanno cominciano a creare problemi anche in India: e questa non è una bella notizia. Puglisi dà una serie di informazioni sugli aumenti dei prezzi: “Il contratto Chicago SRW di Luglio ha chiuso la giornata con un aumento del 2,97% a $ 10,76/bu. I prezzi del grano di Kansas City sono aumentati del 2,79% nel corso della giornata. Nei prezzi del grano primaverile, la sessione di Mercoledì si è conclusa con un aumento dell’1,88%. I prezzi del mais sono aumentati moderatamente dello 0,16%, senza essere in grado di mantenere lo slancio in avanti del grano, poiché i commercianti stanno monitorando da vicino il prossimo round di dati sulle esportazioni e il rapporto sullo stato di avanzamento della semina (in uscita lunedì prossimo) per capire dove stanno andando i prezzi. I semi di soia hanno guadagnato lo 0,61%, con i prezzi del petrolio di soia che sono aumentati del 2,68%, mostrando una forza a tre cifre”.
In Messico c’è il problema dell’inflazione. Da qui la decisione del Governo di aumentare la produzione di alimenti di base come mais, riso e fagioli come parte di un piano concordato con le imprese pr provare a contenere l’aumento dei prezzi. L’inflazione annua in Messico ha raggiunto il 7,72% nella prima metà di Aprile, “un massimo da oltre 20 anni – scrive Puglisi – che potrebbe indurre ulteriori aumenti dei tassi di interesse da parte della banca centrale. Dal Brasile arriva un messaggio pessimistico. Il ministro dell’Agricoltura di questo Paese, Marcos Montes, ha dichiarato che il mondo è destinato ad affrontare una crisi alimentare, aggiungendo che il Brasile sarà sempre più responsabile della fornitura di cibo sia al mercato interno che a quello estero. In Brasile c’è grande preoccupazione per la mancanza di fertilizzanti. Il neo-ministro dell’agricoltura brasiliano, Marcos Montes, ha annunciato che si recherà in Giordania, in Egitto e in Marocco per acquistare fertilizzanti. Per il Brasile – grande produttore di cereali e di soia – i fertilizzanti sono un problema, dal momento che importa l”85% del proprio fabbisogno. Va da sé che i problemi legati alla guerra in Ucraina stanno complicando tutto, perché Russia e Bielorussia sono tra i maggiori produttori al mondo di fertilizzanti. E’ evidente che questi due Paesi esortano meno fertilizzanti.
Quanto alla Russia la società di consulenza Sovecon stima che il Paese abbia esportato 2,3 milioni di tonnellate di grano ad Aprile, il che sarebbe un aumento mensile del 4,5%. In questo caso la guerra c’entra fino a un ceto punto, perché la Russia, dall’Estate dello scorso anno, ha deciso di ridurre le esportazioni di cereali verso l’Occidente, probabilmente per questioni legate ai cambiamenti climatici. Puglisi ci informa che la pubblicazione dei dati import-export da parte del servizio doganale russo resta sospesa. I ‘numeri, tuttavia, “suggeriscono che le esportazioni russe di grano non sono state influenzate in modo significativo dalla guerra in Ucraina. Nel frattempo, i prezzi delle esportazioni di grano russo sono diminuiti la scorsa settimana a causa dell’aumento dell’offerta interna da parte degli agricoltori disposti a liberare lo stoccaggio prima dell’arrivo del nuovo raccolto in estate”. Una notizia anche per l’olio di girasole russo con il Governo di questo paese che aumenta il dazio all’esportazione di questo prodotto.
In Australia si segnalano prezzi di prezzi di grano, orzo e sorgo in aumento. Ma la notizia di peso riguarda il cotone, con riferimento al raccolto nel New South Wales e nel Queensland. Un primo raccolto che è stato definito “eccezionale”, il “più grande mai registrato” negli ultimi anni. La produzione di cotone è così abbondante che rischia di ridurre la disponibilità di camion per il grano.