La ‘locomotiva economica dell’Unione europea’ comincia a rallentare. Sì, la Germania delle automobili e dell’export senza fine frena. In parte sono gli effetti della pandemia (che peraltro presenta il punto interrogativo delle nuove varianti che si fanno beffa dei vaccini anti-Covid fin qui utilizzati per la gioia delle multinazionali farmaceutiche), in parte sono gli effetti della guerra in Ucraina, dove a pesare sono le sanzioni alla Russia che danneggiano anche l’economia europea. così la produzione tedesca è crollata di quasi il 40% (dato Marzo 2022, ‘fresca fresca’, si direbbe in Sicilia). In Germania si aspettavano un calo dell’1, al massimo dell’1,5%: invece la ‘botta’ in testa è stata violentissima e i teutonici non sanno cosa dire a se stessi. Il ‘casino’ economico è totale. Ci sono problemi logistici. Ma non è solo una questione legata alle catene di approvvigionamento interrotte a causa del Covid e, adesso, dalla guerra. C’è anche un problema legato alla riduzione della domanda al consumo. Di per sé il concetto di esportazione senza fine caro ai liberisti è una grandissima minchiata e, tra pandemia e Covid, i problemi si accentuano, perché in un’atmosfera di grandi tensioni politiche ed economiche internazionali la domanda al consumo si riduce, soprattutto per i beni non essenziali. In un clima di insicurezza economica e sociale crescente i consumi si orientano sui beni essenziali.
Scrive scenariecnomici.it: “In calo la produzione di beni di investimento (-6,6%), intermedi (-3,8%) e beni di consumo (-1,5%) mentre le costruzioni crescono dell’1,1%. Rispetto a un anno prima, la produzione industriale è scesa del 3,5%. I prezzi energetici si sono fatti sentire alla fine, con le produzioni più energivore che sono state fermate perché non più economicamente interessanti”. A questo si è aggiunto “il blocco dell’export verso la Russia, per le sanzioni (e ricordiamo quanto sia importante l’export della componentistica auto, le cui destinazioni sono attualmente fabbriche chiuse). Tra l’altro non si è ancora sentito l’effetto della crisi sul settore edile, sul quale cadrà come un macigno l’aumento dei tassi di interesse deciso dalla BCE, ormai è evidente, per Luglio”. Gli effetti negli altri Paesi dell’Unione europea? Disastrosi. A cominciare dall’Italia, dove l’aumento dei tassi d’interesse da arte della Banca Centrale Europea, a causa del sistema folle che hanno creato per la cosiddetta ‘monetazione’, rischia di fare saltare i delicati equilibri sul grande imbroglio ‘europeista’ del debito pubblico italiano. In tutto questo caos c’è anche lo spettro della Russia con i cabbasisi rotti che potrebbe interrompere da un giorno all’altro la fornitura di gas all’Europa per ‘girarlo’ alla Cina (che è molto interessata a questa prospettiva: scenario che sembra impossibile fare capire ai ‘geni’ della Commissione europea). Ah, dimenticavamo l’ultima ‘genialata’ della stessa Commissione europea: lo stop al petrolio russo, con i ‘distinguo’ di alcuni Paesi europei dell’Est. Il petrolio russo rimarrà sul groppone del Paese di Putin o da quelle parti sanno già a chi venderlo?