L’Ucraina è il primo produttore al mondo di olio di girasole. La guerra ha messo in ginocchio l’agricoltura di questo Paese. Se aggiungiamo che anche la Russia – altro grande produttore di olio di girasole – ha ridotto le esportazioni, ebbene, l’aumento del prezzo dell’olio di girasole, a fronte di una riduzione dell’offerta di questo prodotto nel mondo, ci sta. Quello che non si capisce è che cosa c’entrino gli altri oli di semi comunemente utilizzati: olio di mais, olio di arachidi, olio di soia e, in generale, oli di semi vari. Se in questi giorni vi capita di passare dai centri commerciali noterete un particolare: l’aumento del prezzo di tutti gli oli di semi. Sull’olio di mais si può fare un discorso a parte, perché ci sono alcune marche di olio di mais il cui costo è sempre stato maggiore degli altri oli di semi. E’ un primato tutto sommato meritato, se è vero che contiene acido linoleico, acido oleico, betacarotene e vitamina E, che sono sostanze importanti per la salute umana, a cominciare dal cuore. Anche se tali caratteristiche si perdono se l’olio di mais subisce un processo di raffinazione. Del resto, senza raffinazione l’olio di mais non presenta un colore limpido, il sapore potrebbe creare qualche problema e potrebbe non resistere molto ai processi ossidativi. Ma oggi il tema che vogliamo trattare non è questo: oggi vogliamo parlare dell’aumento, a nostro modesto avviso ingiustificato, del prezzo di tutti gli oli di semi.
Fa un certo effetto, oggi, entrare in un centro commerciale o in un supermercato e leggere il prezzo di tutti gli oli di semi. Oli di semi che fino a poco tempo fa costavano un euro a bottiglia adesso costano 3 euro e, in alcuni casi 3 euro e mezzo e anche oltre a bottiglia. In pratica, il prezzo dell’olio di semi è aumentato del 200-250%. In alcuni centri commerciali e supermercati campeggia anche la scritta che invita i clienti a non acquistare più di due bottiglie di olio di semi. Se non siamo al razionamento ci stiamo avvicinando a qualcosa che gli somiglia. E’ importante sottolineare che la vendita di olio di semi interessa un grandissimo numero di famiglie, perché la differenza con l’olio d’oliva – soprattutto con l’olio d’oliva extra vergine (che si differenzia dall’olio d’oliva per un’acidità che dovrebbe essere quasi assente) – in termini di prezzi è notevole. Chi legge I Nuovi Vespri sa che, da quando siamo in rete, abbiamo dedicato centinaia di articoli all’olio extra vergine di oliva, gloria e vanto di tre Regioni del Sud Italia – Puglia, Calabria e Sicilia – dove si produce il 90% circa dell’olio extra vergine italiano. Come scriviamo spesso, un litro di olio extra vergine italiano, al dettaglio (quindi considerando anche il costo di imbottigliamento e il costo per la distribuzione), non dovrebbe costare meno di 7-8 euro. Se scende sotto questi prezzo bisogna cominciare a riflettere sull’origine di tale prodotto…
Ma anche in questo caso, oggi il tema non è questo. Quello che ci interessa sottolineare è che l’olio di semi che fino a poco tempo fa costava un euro, al massimo un euro e mezzo a bottiglia, oggi vede il prezzo triplicato e, in alcuni casi, più che triplicato. E poiché in Italia, da quando siamo finiti nell’Unione europea, il numero di famiglie povere è cresciuto in modo spaventoso (non soltanto in Italia, ma in tutta l’Europa: quattro anni fa, nell’Unione europea, si contavano oltre 100 milioni di poveri, oggi hanno eliminato le statistiche, perché se raccontassero la verità ci sarebbero rivolte popolari contro l’attuale Unione europea dell’euro, ‘scendiletto’ del liberismo economico e dell’ultra-globalismo), è chiaro che l’attuale speculazione colpisce un alto numero di famiglie. E – questo è il punto veramente vergognoso – colpisce soprattutto le famiglie povere che non si possono permettere l’olio d’oliva extra vergine. La verità è che, da quando è arrivato il Governo di Mario Draghi sostenuto dai grillini, dal PD, dalla Lega, da Forza Italia, da Italia Viva e da Liberi e Uguali le speculazioni a danno dei cittadini – e soprattutto a danno dei cittadini che non se la passano bene economicamente – non si contano più. La speculazione più vergognosa è quella sul gas: una speculazione allo stato puro attuata dai distributori di gas che hanno accumulato utili per oltre 40 miliardi di euro e che sono stati tassati per appena 4 miliardi di euro. ricordiamo ai lettori che l’aumento del prezzo del gas non ha nulla a che vedere con la guerra in Ucraina. Poi la speculazione su benzina e gasolio. E, adesso, la speculazione sugli oli di semi, che è una speculazione enorme perché – lo ribadiamo – colpisce milioni di famiglie che, di certo, non sono le più ricche. L’aspetto incredibile è che chi sta subendo questa speculazione tra qualche mese andrà a votare e voterà per i partiti che stanno avallando e coprendo questa ignobile speculazione. A Palermo – tanto per citare un esempio – la battaglia per il sindaco passa tra centrodestra e centrosinistra, cioè tra quelle forze politiche che stanno avallando questa speculazione. Inutile dire ai palermitani – soprattutto alle famiglie non esattamente ricche che stanno pagando l’olio di semi ad un prezzo triplicato – di non votare i rappresentanti di questi partiti. Tutto inutile. Magari, chissà, nei ‘pacchi’ – che a Palermo girano in campagna elettorale – oltre alla pasta, aggiungeranno anche una bottiglia di olio di semi…
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