Lo stile, la classe non sembra facciano parte della politica. Quanto meno nel PD l’aria sembra questa. Si rimane sbigottiti nel leggere sulla rete i titoli di alcuni giornali che riportano alcune frasi pronunciare ieri a Palermo dal segretario nazionale del Partito Democratico, Enrico Letta. Articolo con video di Palermo Today: “Letta spinge Miceli e va all’attacco in vista delle Regionali: ‘Il governo Musumeci fa schifo'”. Titolo del quotidiano la Repubblica. “Letta a Palermo: ‘Musumeci fa schifo, con Miceli vinceremo’”. Titolo articolo di Askanews: “SICILIA Venerdì 29 aprile 2022 – 18:22 Sicilia, Letta: governo Musumeci fa schifo pure al centrodestra”. Il quotidiano La Sicilia ammorbidisce un po’ i toni: “Letta a Palermo critico su Musumeci: «Per metà del centrodestra il suo governo fa schifo»”. Questo sarebbe il leader nazionale del PD! Il linguaggio usato da Letta ha stupito anche noi che abbiamo sempre visto questo personaggio nei salotti dell’alta finanza e della banche (come potete leggere qui). Siamo, insomma, all’imbarbarimento della politica. Tra l’altro, da parte di un partito che, insieme con il sindaco uscente, Leoluca Orlando, ha gestito la città di Palermo negli ultimi dieci anni, con risultati disastrosi: strade e marciapiedi abbandonati, periferie abbandonate, impianti sportivi abbandonati, immondizia ovunque con relativo fallimento della raccolta differenziata, i conti del Comune in dissesto, società controllate dal Comune piene di punti interrogativi e, soprattutto, buio pesto su chi avrebbe dovuto controllare i Bilanci del Comune, dai Revisori dei conti alla Ragioneria generale dello stesso Comune, dagli uffici della Regione siciliana alla Corte dei Conti. Divieto assoluto di dichiarazione di dissesto e, di conseguenza, responsabilità che restano celate. Del resto, se è vero che il linguaggio riflette l’anima della politica e dei politici che lo utilizzano, è evidente che il PD di Palermo e i suoi candidati sono perfettamente in linea con lo stile e con il linguaggio del loro segretario nazionale.
Soprattutto negli ultimi cinque anni Palermo ha visto per lo più appalti per centinaia e centinaia di milioni di euro. L’unica opera completata con quasi 2 miliardi di euro di appalti ferroviari sono 15 allucinanti km di Tram, con le carrozze che girano quasi vuote per tante ore del giorno. Un servizio tenuto in piedi – al costo di 10 milioni di euro all’anno! – per giustificare la realizzazione di altre sei linee di Tram. Sono i costi per tenere in piedi il Tram che hanno ‘terremotato’ le finanze del Comune. In tutte le città civili del mondo si ricorre ai bus elettrici, più funzionali e di minore impatto. A Palermo si continua con i grandi appalti ‘mediati’ dalla politica. Grandi appalti & soldi. Siamo arrivati al punto vero della campagna elettorale per le elezioni comunali di Palermo. Il convitato di pietra della campagna elettorale per l’elezione del nuovo sindaco di Palermo e del nuovo Consiglio comunale è il progetto per i circa 700 milioni di euro per le sei nuove linee di Tram e per alcuni parcheggi che non sono meno allucinanti del Tram. Solo un cretino può pensare che la vecchia politica di Palermo stia pensando alla città: questi hanno solo la testa al ‘cacio’. Per motivazioni che non verranno a raccontare a noi, il centrosinistra non vuole assolutamente perdere le elezioni comunali di Palermo. Non a caso sta mandando in lista – per il Consiglio comunale – la parlamentare nazionale del PD, Teresa Piccione, e il parlamentare regionale, Giuseppe Lupo.
Dall’altra parte c’è un centrodestra diviso con due candidati forti: Roberto Lagalla e Francesco Cascio. Le divisioni sono profonde. Roberto Lagalla è sostenuto dall’UDC, da Fratelli d’Italia e anche dalla nuova Democrazia cristiana di Totò Cuffaro. In suo sostegno c’è anche buona parte del Governo Regionale di Nello Musumeci. E il punto è proprio questo: una parte del centrodestra – Forza Italia targata Gianfranco Miccichè, la Lega e gli Autonomisti di Raffaele Lombardo n- non vogliono la ricandidatura di Nello Musumeci: e non si capisce se non vogliono Musumeci ricandidato perché vorrebbero un altro esponente di centrodestra al suo posto o perché hanno pronto il solito inciucio con il PD. La situazione si fa complicata. A nostro avviso, con tre candidati come Roberto Lagalla, Francesco Cascio per il centrodestra e Franco Miceli per il centrosinistra – più i candidati di altri schieramenti politici – nessuno dovrebbe raggiungere il 40%, che è la soglia necessaria per eleggere il sindaco al primo turno. Il ballottaggio dovrebbe essere scontato. Però c’è un però. A Palermo – come del resto in tutta la Sicilia e nel resto d’Italia – sulle elezioni comunali pesa il Reddito di cittadinanza a babbo morto completamente slegato dalla realtà economica. Ebbene, stando agli ultimi dati relativi al 2022, in Sicilia si contano 249 211 nuclei con 596 mila 245 persone coinvolte che per il 90% circa percepiscono il Reddito di cittadinanza e per il restate 10% circa percepiscono la Pensione di cittadinanza. E’ stato calcolato che a Palermo le persone coinvolte sono poco più di 60 mila. La domanda è: queste persone sono interessate al decoro della città di Palermo, ai servizi e ad altro ancora, o sono interessate a percepire i 600 euro mensili facendo ‘altre’ cose che alimentano l’economia sommersa? E’ chiaro che chi oggi a Palermo percepisce il Reddito di cittadinanza non dovrebbe votare per chi si è battuto per eliminare il Reddito di cittadinanza ma per chi lo vuole mantenere. Questi voti, a lume di naso, dovrebbero andare per lo più al Movimento 5 Stelle e, in minima parte, ad altre formazioni di centrosinistra. Ciò significa che in un eventuale ballottaggio tra il candidato di centrodestra e il candidato di centrosinistra i voti dei percettori del Reddito di cittadinanza andrebbero al centrosinistra. Grazie al Reddito di cittadinanza Palermo si potrebbe ritrovare con un sindaco orlandiano, nonostante i danni provocati alla città dall’orlandismo. In chiusura, va detto che un’eventuale vittoria del centrosinistra, con gli appoggi di cui gode questo schieramento politico, farebbe restare nell’ombra responsabilità e responsabili dei ‘buchi’ del Bilancio del Comune di Palermo.