Ieri battuta di arresto per il prezzo del petrolio. Come racconta l’analista dei mercati internazionali Sandro Puglisi, gli investitori sono cauti a fronte di un calo della domanda di carburante in Cina, effetto delle restrizioni anti-COVID-19 adottate da questo Paese. Tuttavia, la più grande raffineria di petrolio dell’Asia, Sinopec Corp – gruppo petrolifero e petrolchimico integrato cinese, controllato per il 75 % dal governo tramite China Petrochemical Corporation – prevede che la domanda cinese di prodotti petroliferi raffinati si riprenderà nel secondo trimestre man mano che i focolai di COVID-19 si attenueranno. “Gli analisti – scrive Puglisi – hanno anche sottolineato che un rallentamento della crescita globale dovuto all’aumento dei prezzi delle materie prime e a un’escalation del conflitto Russia-Ucraina potrebbe esacerbare ulteriormente le preoccupazioni sulla domanda di petrolio. Pertanto, i future sul greggio Brent sono scesi di 62 centesimi, o dello 0,59%, a $ 104,70 al barile entro le 07:12 GMT. I future sul greggio US West Texas Intermediate sono scesi di 48 centesimi, o dello 0,47%, a $ 101,54 al barile. Entrambi i contratti si sono stabilizzati di oltre 30 centesimi in più nella sessione precedente a causa delle continue preoccupazioni per la stretta offerta mondiale e un altro calo delle scorte di distillati e benzina statunitensi. La US Energy Information Administration, infatti, ha affermato che le scorte di greggio sono aumentate di soli 692.000 barili la scorsa settimana, al di sotto delle aspettative, mentre le scorte di distillati, che includono diesel e carburante per aerei, sono scese ai minimi da maggio 2008.”
Completamente diverso lo scenario del gas naturale, che ieri ha fatto segnare un aumento del 24% dopo che è diffusa la notizia che la Russia ha interrotto le forniture di gas a Polonia e Bulgaria. I prezzi del gas naturale e del petrolio erano in aumento da quando la pandemia ha cominciato lentamente a mollare la presa. Poi è arrivata la guerra in Ucraina che ha ulteriormente spinto all’insù i prezzi. Il colosso Sinopec prevede che le sue importazioni totali di gas naturale liquefatto (GNL) rimarranno stabili nel 2022. “L’azienda – scrive sempre Puglisi – ha subito una perdita di 1,6 miliardi di yuan ($ 243,58 milioni) dai suoi 4,8 milioni di tonnellate di GNL importati nel primo trimestre, 1,2 miliardi di yuan in più rispetto all’anno precedente a causa degli elevati costi di importazione. I funzionari di Sinopec hanno affermato che l’azienda sta riducendo l’acquisto di carichi spot di GNL e si concentrerà maggiormente sui contratti a termine nei prossimi mesi”. Da quello che sappiamo noi, la Cina dovrebbe ridurre drasticamente, fino ad eliminare, il ricorso al GNL, se è vero che Russia e Cina hanno firmato un contratto sul gas. In base a tale contratto, la Russia esporterà quantitativi giganteschi di gas in Cina per i prossimi trent’anni. Questo contratto, siglato prima dello scoppio della guerra in Ucraina, prevedeva che il pagamento sarebbe avvenuto in euro. La dimostrazione che Russia e Cina non avevano nulla contro l’Unione europea. Non è più così oggi e dubitiamo – dopo l’atteggiamento ostile della Ue verso la Russia – che il pagamento avverrà in euro. Il mega-contratto tra Russia e Cina dovrebbe fare riflettere i Paesi della Ue che pensano di danneggiare la Russia non acquistando più gas russo. Il gas russo che eventualmente non verrebbe più acquistato dai Paesi Ue andrebbe subito in Cina! Non ci vuole molto a capire queste cose. Lo ha capito subito l’ENI che, infatti, si sta affrettando ad aprire un conto in Russia per pagare il gas russo in rubli…
Foto tratta da Meteo.it