Era il 13 Marzo quando scrivevamo che le elezioni del primo turno delle comunali di Palermo si sarebbero trasformate in elezioni primarie atipiche del centrodestra. Oggi alla stesse conclusioni è arrivato il candidato di una parte del centrodestra, Francesco Cascio (qui la sua dichiarazione a Blog Sicilia), appoggiato da mezza Forza Italia, dalla Lega (che, per l’occasione, ha cambiato nome, e si chiama Prima l’Italia), Noi per l’Italia e Coraggio Italia. Se ci fate caso, ognuno di questi partiti si presenta in Sicilia – in questo caso a Palermo – con il nome Italia: come se la Sicilia non fosse l’ultima delle colonie italiane: basti pensare che, ancora oggi, il Governo italiano non fa altro che taglieggiare la Sicilia: si sono futtuti i soldi della sanità siciliana, si sono fottuti i soldi della Regione e – furti freschi freschi – si sono fottuti i soldi del FEASR e stanno depredando i fondi del Pnrr di Sud e Sicilia (alla Sicilia hanno scippato già 400 milioni di fondi per l’irrigazione). Già questo è un ottimo motivo per non votare Cascio e le liste che lo sostengono: chi si presenta in Sicilia con il simbolo Italia non andrebbe votato per definizione. Fatto questo preambolo, vediamo che sta succedendo nel centrodestra di Palermo.
Già oggi abbiamo anticipato alcuni elementi. Il più importante è che la parte di Forza Italia che fa capo a Gianfranco Miccichè, la Lega di Matteo Salvini e gli autonomisti di Raffaele Lombardo e Roberto Di Mauro sono contrari alla ricandidatura del presidente della Regione siciliana uscente, Nello Musumeci. Poiché sanno che Musumeci si ricandiderà comunque, è evidente che questi quattro personaggi faranno qualcosa di alternativo a Musumeci. Gli scenari potrebbero essere tanti ed è prematuro, in questa fase, fare previsioni. L’unico dato politico certo è che Miccichè, la Lega e Lombardo faranno di tutto per fare perdere Musumeci. La presenza della Lega in questa compagnia trasformista – che in verità è una nota stonata – lascerebbe pensare alla candidatura del coordinatore della Lega in Sicilia, Nino Minardo, alla guida della Sicilia. Se lo scenario sarà questo, i candidati sarebbero quattro: l’uscente Nello Musumeci, Nino Minardo, l’ex sindaco di Messina, Cateno De Luca e il candidato di centrosinistra. Per le elezioni regionali non c’è ballottaggio, vince chi prende più voti. E secondo noi vincerebbe Musumeci, che non dovrebbe avere problemi a raggiungere il 35% o giù di lì. A meno che… Insomma sì, sottobanco Forza Italia e Lega potrebbero fare votare il candidato di centrosinistra, soprattutto se sarà, com’è probabile, un esponente del PD. Siccome noi amiamo la fantapolitica vi diciamo cosa immaginiamo potrebbe succedere.
Nel centrosinistra siciliano si dovrebbero celebrare le primarie che dovrebbero individuare il candidato alla presidenza della Regione di questo scalcagnato schieramento politico. L’obiettivo del PD, ovviamente, è ‘impiombare’ Claudio Fava che potrebbe anche vincere. A meno che…. A meno che Forza Italia e i lombardiani non mandino i loro scagnozzi a votare alle primarie per il candidato del PD. Una volta che il candidato del PD vincerà le primarie e si andrà al voto a Novembre, Forza Italia e i lombardiani farebbero votare sottobanco il candidato del PD ‘impiombando’ il candidato della Lega. Vincerebbero? Potrebbero, ma non sarebbe una vittoria certa. Tra l’altro, Claudio Fava e la parte dei grillini siciliani che non vuole l’accordo con il PD potrebbero presentare un proprio candidato facendo saltare tutto. Una seconda opzione – che abbiamo anticipato qualche giorno fa – potrebbe essere uno schieramento neo-milazziano a sostegno di De Luca: in questo caso, se saranno tutti contro Musumeci a sostegno di De Luca, beh, De Luca dovrebbe vincere con facilità, perché non crediamo che Musumeci con i suoi alleati possa avvivare al 50%. Ci sarebbe un piccolo problema: De Luca è un soggetto totalmente incontrollabile e, per giunta, profondo conoscitore della ‘macchina’ regionale: non durerebbe più di un anno e forse anche meno. Insomma, lo scenario regionale è complicato: l’unica certezza è che la triade – Miccichè, la Lega e Lombardo – vogliono sbarazzarsi di Musumeci. Ci proveranno, ma è presto per capire come.
Andiamo al Comune di Palermo. Dove Cascio, sempre a Blog Sicilia, si dice certo di raggiungere il 40% al primo turno. A nostro avviso, Cascio con la compagnia di disperati che si ritrova come alleati, al primo turno non raggiungerà il 40% nemmeno con la scala! In campo ci sono 11 candidati (e forse 12 con quello di Potere al Popolo!). Sempre a nostro modesto avviso, Roberto Lagalla, candidato di UDC, Fratelli d’Italia e renziani, è più forte. Questo perché Lagalla ha una carica di ‘civismo’ che Cascio non ha. Cascio è sempre stato un politico allo stato puro, i voti gli sono sempre arrivati in parte per il suo carisma, in parte attraverso la spinta di Forza Italia e del centrodestra. Lagalla arriva da ‘mondi’ cittadini molto diversi da quelli di Cascio e degli altri candidati. Chi scrive conosce tante persone di diversa estrazione politica e culturale: ebbene, molte di queste persone ci hanno già detto che voteranno Lagalla perché vogliono la discontinuità dall’orlandismo: discontinuità che Cascio, volente o nolente vicino a Miccichè, non riesce a garantire, almeno nell’immaginario di tanti palermitani. Tutti a Palermo sanno che Forza Italia di Gianfranco Miccichè non ha mai fatto la ‘guerra’ al sindaco uscente, Leoluca Orlando: e questo avrà un peso. Ancora: Cascio sottovaluta tutti gli altri candidati alla guida di Palermo che, a nostro avviso, prenderanno i voti e contribuiranno a rendere incerto il primo turno. E, soprattutto, sottovaluta Fratelli d’Italia che ha fatto ritirare la propria candidata Carolina Varchi, ma che al Consiglio comunale – sempre che lo spoglio delle schede sia regolare e non duri un mese, come accaduto nel 2012 e nel 2017 – potrebbe essere il primo partito. E allora? Il finale della partita del centrodestra a Palermo – partita secondo noi ancora aperta, perché non escludiamo qualche ritiro clamoroso – dimostra due cose. La prima: l’unità del centrodestra agitata soprattutto da Miccichè e Cascio era solo una scusa per fare convergere tutto il centrodestra sullo stesso Cascio: manovra che è stata sventata. La seconda cosa: un eventuale ricompattamento del centrodestra di Palermo su Lagalla sarebbe solo una finzione, perché, come abbiamo già illustrato, Miccichè, la Lega e Lombardo si vogliono sbarazzare di Musumeci e questa posizione – che ormai è chiarissima – preclude un accordo politico unitario e serio su Palermo da parte del centrodestra. Il resto sono solo chiacchiere.
Foto tratta da La Nazione Siciliana