- Prendiamone atto laicamente: fino ad ora la terza guerra mondiale non è scoppiata perché resiste l’effetto deterrente del nucleare. I russi hanno capito chi potrebbero essere i responsabili degli attentati ai depositi petroliferi
- Londra: “Kiev può colpire la Russia con le nostre armi”. I russi: “Pronti a rappresaglia contro i Paesi NATO”. Tutto questo mentre in Sicilia abbiamo Sigonella e il MUOS di Niscemi. Siamo messi bene…
Prendiamone atto laicamente: fino ad ora la terza guerra mondiale non è scoppiata perché resiste l’effetto deterrente del nucleare. I russi hanno capito chi potrebbero essere i responsabili degli attentati ai depositi petroliferi
La Russia interrompe la fornitura di gas alla Bulgaria e alla Polonia. mosca ribadisce un principio che, fino ad oggi, gli europei hanno quasi ignorato: “Gas per rubli o senza gas”. A questo punto la palla passa a un’Unione europea sempre più in difficoltà. Ieri, dopo che si è diffusa la notizia che Bulgaria e Polonia sono, di fatto, senza gas, nei mercati internazionali è scoppiato un mezzo pandemonio. Da giorni chi riesce, bene o male, a orientale l’andamento dei mercati ha provato in tutti i modi a evitare una crescita del prezzo del gas. Ma è stato tutto inutile, perché le notizie sono notizie e chi può guadagnare sull’onda di una notizia eclatante lo fa: e così è stato. Così, in serata, il prezzo del gas è schizzato all’insù. E adesso tocca al resto d’Europa, per il gas, e poi al petrolio, perché la Russia è anche grande produttrice di petrolio. Che succederà? E’ chiaro che gli incendi ai depositi petroliferi russi sono attentati. Ieri i russi ne hanno avuto la prova, appurando la presenza di frammenti di munizioni nel deposito petrolifero di Bryansk, dove è scoppiato l’incendio. Vicino a uno dei carri armati, gli investigatori hanno trovato frammenti di proiettili che, secondo le fonti, sono stati prodotti dalla compagnia turca Roketsan: si tratta di proiettili che, di solito, sono trasportati dai droni Bayraktar TB2. Stando sempre a quanto fanno sapere le fonti russe, frammenti simili sono stati rinvenuti anche sul territorio del magazzino carburanti e lubrificanti dell’unità militare, dove il 25 Aprile è scoppiato anche un incendio. Questi fatti – che non sono proprio secondari – unitamente alle dichiarazioni belligeranti dei rappresentanti degli Stati Uniti e, soprattutto, di Boris Johnson sono la chiara testimonianza che il conflitto si va allargando.
Londra: “Kiev può colpire la Russia con le nostre armi”. I russi: “Pronti a rappresaglia contro i Paesi NATO”. Tutto questo mentre in Sicilia abbiamo Sigonella e il MUOS di Niscemi. Siamo messi bene…
Si rimane soprattutto basiti dalle dichiarazioni di parte inglese, là dove si dice che “Kiev può colpire la Russia con le nostre armi”. In pratica stanno dicendo che la guerra potrà essere portata anche in Russia! Immediata la replica dei russi: “Pronti a rappresaglia contro i Paesi NATO”. E tra i Paesi NATO c’è l’Europa. E c’è soprattutto la Sicilia con le basi militari – Sigonella, ma non solo Sigonella – e il MUOS di Niscemi. Non è esagerato affermare che la situazione sta precipitando. Ormai è chiaro che siamo in guerra: una guerra economica e per ora solo in parte militare. Fornire armi all’Ucraina, come continua a fare l’Unione europea, ci pone in conflitto con la Russia. Prendiamo atto che la guerra – la terza guerra mondiale – non è ancora scoppiata solo perché resiste l’effetto deterrente della distruzione nucleare. Ma è sotto gli occhi di tutti che americani e inglesi scherzano con il fuoco. Dobbiamo ammettere che la Russia, con l’Italia, ha avuto molta pazienza, segnalando, in alcuni casi, l’inconsistenza della nostra diplomazia, mai così in basso. Negli anni della cosiddetta Prima Repubblica l’Italia si è trovata spesso al centro di un Mediterraneo mare di guerra. Ma la Democrazia Cristiana e il Partito Socialista hanno fronteggiato gli eventi con un personale politico che ha dimostrato nei fatti di essere di altissimo livello, da Andreotti a Craxi, da Colombo a De Michelis. Oggi ci ritroviamo con un Paese rappresentato da personaggi improvvisati, con un livello addirittura molto più basso rispetto agli anni della guerra nella ex Jugoslavia, dove già l’Italia non era esattamente messa bene. Figuriamoci oggi!
Foto tratta da Open
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