Il Brasile si schiera contro le sanzioni alla Russia perché priverebbero mezzo mondo di fertilizzanti e grano/ SERALE

27 aprile 2022
  • Il problema non riguarda gli Stati Uniti, dove l’agricoltura è stata sempre gestita bene, ma l’Unione europea, dove l’agricoltura è stata gestita e continua ad essere gestita malissimo 
  • L’economia reale batte l’economia di carta
  • I cambiamenti climatici stanno imponendo il ritorno all’economia reale con l’agricoltura che sta acquistando una funzione centrale. Una tendenza che la guerra in Ucraina ha accentuato 

Il problema non riguarda gli Stati Uniti, dove l’agricoltura è stata sempre gestita bene, ma l’Unione europea, dove l’agricoltura è stata gestita e continua ad essere gestita malissimo 

Finalmente si comincia a ragionare. E dal Sudamerica arriva un preciso messaggio agli Stati Uniti e all’Unione europea: se volete continuare ad appioppare alla Russia le sanzioni fate pure, ma non vi lamentate se tanti Paesi del mondo non vi seguiranno. Attenzione: non si parla di gas, ma di agricoltura e, segnatamente, di fertilizzanti. Il Brasile è un Paese dove l’agricoltura conta tantissimo. Oggi produce il 50% circa della soia coltivata nel mondo. E poi riso, orzo, mais, frumento. Proprio quest’anno ha deciso di aumentare la produzione di frumento. Va da sé che i cereali non si producono senza fertilizzanti. Insomma, se per colpire la Russia pensano di bloccare l’esportazione di fertilizzanti dalla Russia e dalla Bielorussia – che sono tra i maggiori produttori di fertilizzanti al mondo – il Brasile e altri Paesi  non si accoderanno. Dovrebbe fare lo stesso anche l’Unione europea, che non è affatto autonoma nel settore dei fertilizzanti. Ma il capo del Governo italiano, Mario Draghi, un giorno sì e l’altro pure, va dicendo in giro che bisogna colpire la Russia con le sanzioni. Viene da chiedersi: Draghi, il PD, i grillini e gli altri partiti che plaudono alle sanzioni contro la Russia lo sanno che l’Italia non è autonoma in materia di fertilizzanti e che, oggi, il prezzo dei fertilizzanti è alle stelle? In quale realtà economica sono sintonizzati? I banchieri e gli speculatori che governano l’Europa lo sanno che colpendo la Russia – primo produttore al mondo di grano e tra i primi produttori al mondo di fertilizzanti – si rischia di fare morire di fame milioni di persone? Il problema non riguarda gli Stati Uniti, che è un Paese che ha sempre gestito molto bene la propria agricoltura (anche se qualche problema con il grano, causa cambiamenti climatici, comincia ad esserci anche negli Stati Uniti: lo scorso anno hanno perso il 40% della produzione di grano e quest’anno non sembrano messi molto bene), ma l’Unione europea, dove l’agricoltura è stata gestita malissimo.

L’economia reale batte l’economia di carta

Ma oggi la notizia non è l’Europa. Oggi la notizia è che il Brasile, oltre 210 milioni di abitanti, si dissocia dalle sanzioni alla Russia. “Brasile: no alle sanzioni alla Russia, o sarà fame mondiale. L’economia reale batte quella di carta”, titola scenarieconomici.it. Come scriviamo spesso, tra effetti nestasti provocati dai cambiamenti climatici e, adesso, con la guerra in Ucraina molti paesi hanno ridotto le esportazioni. E questo è un problema serio che mette a nudo la stupidità degli ultra-liberisti globalisti che puntano tutto sulle esportazioni senza fine e che adesso, per colpire la Russia, vorrebbero isolare la Russia. Mentalmente schiavi dell’economia virtuale fatta di derivati, azioni, obbligazioni e monete imposte con le armi, non si rendono conto che i 7 miliardi di persone che oggi vivono nel mondo non mangiano biglietti di banca. Serve il cibo che viene prodotto dall’economia reale. Ed è la realtà che il Brasile di Bolsonaro sta sbattendo in faccia a chi vuole a tutti i costi la guerra alla Russia. Nei giorni scorsi il direttore generale dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) Ngozi Okonjo-Iweala, ha chiesto al Brasile di aumentare le esportazioni. Bolsonaro ha risposto, scrive scenarieconomici.it, “che ci sono 27 navi russe che trasportano fertilizzanti in Brasile, prodotti indispensabili per le produzioni agricole sudamericane”. Morale: senza fertilizzanti non si può produrre bene e non si può esportare! “Ebbene – scrive sempre scenarieconomici.it – il Paese sudamericano importa oltre l’85% della sua domanda di fertilizzanti. La Russia è il suo principale fornitore e la Bielorussia fornisce il 28% del totale. Limitare il consumo di fertilizzanti sarebbe assolutamente disastroso, ridurrebbe i raccolti e minaccerebbe la sicurezza alimentare mondiale. Il Paese è uno dei principali esportatori di caffè, zucchero, semi di soia, manioca, riso, mais, cotone, fagioli commestibili e grano. Questa è un’ulteriore prova che i paesi del G-20, come Brasile, India e Cina, ampiamente conosciuti come BRIC, ignorano le pressioni degli Stati Uniti per fermare il commercio con la Russia. Molti di questi Paesi dipendono dalla Russia e dalla Bielorussia per le materie prime”.

I cambiamenti climatici stanno imponendo il ritorno all’economia reale con l’agricoltura che sta acquistando una funzione centrale. Una tendenza che la guerra in Ucraina ha accentuato 

Da Bolsonaro – che avendo sempre contestato la follia della globalizzazione dell’economia – è stato sempre dipinto come “cattivo” (oggi nel mondo chi non si piega alle multinazionali viene penalizzato – arriva una grande lezione di realismo economico. Pur di aumentare le produzioni il Brasile sta cominciando ad accettare anche la farine di grano geneticamente modificate. E non c’è da stupirsi, perché ormai nel mondo quasi tutta la soia e quasi tutto il mais coltivati sono OGM (Organismi Geneticamente Modificati), compresi soia e mais che i Paesi dell’Unione europea importano). E poiché, con i cambiamenti climatici, la situazione si va complicando, il Basile, come già ricordato, vuole aumentare la produzione di grano. La sensazione – ma questo è un discorso generale – è che nel mondo, dopo l’ubriacatura ultra-liberista e globalista fatta di economia cartacea, si stia tornando all’economia reale. Anche perché bisogna fare i conti con il clima che cambia e crea problemi all’agricoltura. L’unica cosa che non serve è il blocco delle attività commerciali causa guerra. Già i Paesi, prima di esportare prodotti agricoli, si fanno cento conti. Ci mancano pure le sanzioni ai Paesi che producono fertilizzanti e grano. Chissà se in Occidente si cominciano a rendere conto che, nel mondo, i Paesi che vorrebbero colpire la Cina sono una minoranza: Paesi che cominciano a non utilizzare né il dollaro, né l’euro per i propri scambi commerciali…

Foto tratta da Kmetro0

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