Sul Titanic

In Francia vince Macron, ma il dissenso si polarizza all’estrema destra e all’estrema sinistra. E alle elezioni parlamentari…

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  • L’attenta lettura dei dati elettorali dice che, rispetto a cinque anni fa, Macron perde il 10% dei voti. E che alle elezioni parlamentari, previste da due mesi, il presidente appena rieletto potrebbe non avere la maggioranza nell’Assemblea nazionale
  • Il sistema elettorale francese è particolare e, anche alle elezioni parlamentari, consente accordi e ‘contorcimenti’ vari. Ma il dato politico è sotto gli occhi di tutti: la grande avanzata della destra sovranista di Marine Le Pen e il successo dei comunisti di Mélenchon
  • Se Macron non avrà la maggioranza nell’Assemblea nazionale potrebbe avere bisogno dei voti dei comunisti di Mélenchon: e allora ci sarà da divertirsi…

L’attenta lettura dei dati elettorali dice che, rispetto a cinque anni fa, Macron perde il 10% dei voti. E che alle elezioni parlamentari, previste da due mesi, il presidente appena rieletto potrebbe non avere la maggioranza nell’Assemblea nazionale

In Francia ha vinto Emanuel Macron. Ma è una vittoria tutta da verificare alle elezioni parlamentari. Rispetto a cinque anni fa c’è già una differenza che salta agli occhi, se è vero che il presidente riconfermato della Francia ha preso quasi il 10% di voti in meno. Lo schema di cinque anni fa si è ripetuto: al secondo turno delle elezioni presidenziali quasi tutti contro la destra sovranista di Marine le Pen. Ma – lo ribadiamo – questa volta la vittoria di tutti contro Marine Le Pen è stata meno netta del previsto. Questo significa che nella società francese cova un malessere sociale molto forte che si è già manifestato con le manifestazioni dei Gilet Gialli. Non è un caso se Macron – che lo ricordiamo è espressione dell’ultra-liberismo e del globalismo economico dell’attuale Unione europea – ha dovuto bloccare alcune delle ‘riforme’ liberiste, aiutato anche dalla pandemia che ha attenuato le proteste sociali. Ma chi oggi lo ha rimesso all’Eliseo – e cioè gli ultra-liberisti globalisti – tornerà alla carica per chiedere liberalizzazioni, riduzione dei diritti dei lavoratori e altre porcate sociali varie. E ci sarà da ridere… Eh già, perché la Francia non è l’Italia dove i lavoratori possono essere massacrati e i cittadini costretti a pagare super-bollette di luce e gas per fare ‘ingrassare’ i gestori: in Francia la gente scende in piazza, perché i francesi non accettano mai penalizzazioni per le classi lavoratrici: non a caso le elezioni registrano l’avanzata della destra sovranista di Marine Le Pen e della sinistra comunista di Jean-Luc Mélenchon. In Francia il dissenso sociale non va ai partiti che poi tradiscono gli elettori che li hanno votati come avviene in Italia: in Francia si scende in piazza!

Il sistema elettorale francese è particolare e, anche alle elezioni parlamentari, consente accordi e ‘contorcimenti’ vari. Ma il dato politico è sotto gli occhi di tutti: la grande avanzata della destra sovranista di Marine Le Pen e il successo dei comunisti di Mélenchon

Adesso gli occhi sono puntati sulle elezioni parlamentari, passaggio fondamentale per capire come e con chi Maron dovrà governare la Francia. E qui lo scenario si complica, perché il presidente appena rieletto potrebbe non avere la maggioranza per dare vita a un Governo. Cinque anni fa Macron ha ottenuto il 53% circa dei seggi all’Assemblea nazionale: in pratica, la maggioranza assoluta e non ha avuto problemi a dare vita a un Governo. Tra due mesi circa, quando si andrà al voto per le elezioni parlamentari, non è detto che il presidente appena rieletto riuscirà ad avere di nuovo la maggioranza assoluta dei seggi. Questo perché chi ieri lo ha fatto votare per non fare vincere Marine le Pen andrà alle elezioni parlamentari con proprie liste e proprie candidati. Certo, il sistema elettorale francese è molto particolare. Anche per l’elezione dei componenti dell’Assemblea nazionale è previsto il doppio turno che può aiutare Macron con forzature e accordi vari da siglare magari collegio per collegio. Ma c’è un dato politico di fondo che non può essere ignorato: la grande avanzata della leader sovranista del Rassemblement national, Marine le Pen, e l’avanzata dei comunisti di Mélenchon. Non sappiamo cosa succederà al primo turno delle elezioni parlamentari. Con molta probabilità la leader di Rassemblement national proverà a siglare accordi con le altre formazioni di destra collegio per collegio.

Se Macron non avrà la maggioranza nell’Assemblea nazionale potrebbe avere bisogno dei voti dei comunisti di Mélenchon: e allora ci sarà da divertirsi…

Insomma, se al primo turno delle elezioni parlamentari dovessero andare male per Macron – cosa da non escludere, perché il voto presidenziali ha premiato la destra sovranista (mai così forte in Francia come oggi) e i comunisti di Mélenchon (che sono al 22% e hanno di fatto sostituito lo ‘scomparso’ Partito socialista francese) – è proprio con i comunisti che Macron dovrebbe cercare un accordo per governare la Francia. E qui bisognerà capire cosa chiederanno in cambio i comunisti al presidente francese appena eletto per assicurargli la maggioranza in Parlamento. Ricordiamo che i comunisti di Mélenchon stanno a sinistra e che nel loro programma elettorale, oltre che garanzie forti per i lavoratori, c’è anche una profonda revisione dei Trattati dell’Unione europea. Ed è anche logico: a differenza del Socialisti europei del PSE – che sono i ‘camerieri’ dell’ultra-liberismo e globalismo europeo, i comunisti contestano alla radice l’Unione europea di oggi. Solo che ci sono Paesi dove i comunisti non esistono più come l’Italia (dove l’unico Partito comunista rimasto è Potere al Popolo!, le altre forze politiche che si dicono comuniste sostengono Mario Draghi o fanno finta di fare opposizione solo in prossimità delle elezioni) e Paesi. invece, dove i comunisti ci sono ancora come la Francia. Vedremo quello che succederà.

 

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