Com’era prevedibile, il gas russo – la fine dell’importazione di gas russo in Europa – sta scatenando un pandemonio. gli americani pressano sull’Europa affinché faccia a meno del gas russo. Ma l’Europa, o meglio, l’Unione europea è sempre più divisa. Germania e Francia non ne vogliono sapere di fare a meno del gas russo. In Germania il 45% dell’economia si regge sul gas russo; in franco il 30%. L’Italia è allineata agli Stati Uniti e sta provando a far arrivare il gas dall’Algeria e dal Congo, due Paesi amici della Russia… Una farsa. Ma la notizia di queste ore è un’altra: la Svizzera, paese neutrale per antonomasia, impedisce la fornitura di munizioni tedesche all’Ucraina. Le munizioni di fabbricazione svizzera vengono utilizzate per i veicoli da combattimento della fanteria tedesca. Ma c’è un ma: il Governo della Svizzera non vuole che le proprie armi finiscano in Ucraina: da qui il secco “No” alle forniture di armi alla Germania. “Entrambe le richieste tedesche hanno ricevuto risposta negativa, citando la neutralità svizzera e i criteri di rifiuto obbligatori ai sensi della legge sui materiali di guerra”, ha affermato un portavoce della Segreteria di Stato svizzera per gli affari economici. La notizia sta scatenando un vespaio di polemiche. Perché la presa di posizione svizzera – di fatto- va in aiuto al Cancelliere tedesco, Olaf Scholz, che – è noto – non solo non vuole rinunciare al gas russo, ma è contrario a fornire armi all’Ucraina. Del resto, i rapporti tra la Germania e l’Ucraina sono tesi; mentre in Germania non mancano i guerrafondai. A questi ultimi Scholz ha risposto con un’intervista allo Spiegel, nella quale spiega che la sua linea politica è stata sin da quando è scoppiato il conflitto contro la guerra: “Sto facendo di tutto per evitare un’escalation che porti a una terza guerra mondiale. Non ci deve essere una guerra nucleare”.
Di fatto, Russia e Cina stanno mettendo in grande difficoltà l’Europa: sanno che la questione del gas dividerà i Paesi della Ue: ed è quello che sta avvenendo; hanno iniziatolo scorso Autunno a ridurre l’esportazione di fertilizzanti, motivandola con i cambiamenti climatici in corso: mossa che ha fatto schizzare all’insù il prezzo dei fertilizzanti creando problemi ai Paesi cerealicoli dell’Europa, costretti a fare i conti con un aumento dei costi di produzione; e mentre i cinesi, lo scorso anno, hanno fatto incetta di cereali, i russi hanno ridotto contestualmente l’export di grano con i mercati che sono sempre in tensione: una tensione crescente con le notizie che arrivano dal Nord America e dalla Francia, dove neve e gelo stanno creando problemi al grano: da qui una possibile riduzione dell’offerta di grano nel mercato mondiale e un probabile, ulteriore aumento dei prezzi. Non solo. I cinesi sapevano che gli occidentali hanno il ‘pallino’ della speculazione e, senza avere mai ridotto la forniture di gas e petrolio, assistono quasi divertiti, all’aumento del costo dei carburanti e del gas. Insomma: la Russia non ha bisogno di colpire i Paesi europei – come l’Italia – che chiedono sanzioni contro la stessa Russia: ci sta pensando lo stesso Governo italiano ad affossare l’Italia…
Intanto in Germania infuriano le polemiche tra chi vorrebbe colpire la Russia e chi vorrebbe tutelare l’economia tedesca. Alcuni economisti “raccolti attorno all’Università di Bonn – leggiamo su START MAGAZINE – sostengono che l’embargo costerebbe il 3% di Pil, del tutto gestibile se si pensa al crollo causato dalla pandemia”. Non la pensano così Rainer Dulger, presidente degli industriali, e Reiner Hoffmann, capo dei sindacati: “Un rapido embargo sul gas in Germania comporterebbe perdite di produzione, arresti della produzione, ulteriore deindustrializzazione e continue perdite di posti di lavoro”. Ancora su START MAGAZINE Leonhard Birnbaum, Ceo della compagnia energetica Eon: “Non solo la Germania ma l’intera Europa sarebbe colpita duramente da un blocco dalla Russia e avrebbe un grosso problema”. E Martin Brudermüller, Ceo del colosso chimico Basf: “Se il gas russo venisse meno dall’oggi al domani, avremmo in Germania conseguenze rovinose, alti livelli di disoccupazione e molte aziende andrebbero in bancarotta”. Come si può notare un bel dibattito.