In queste ore è tornata in auge una storia sulla quale I Nuovi Vespri scrive da quando è in rete: lo scippo di 600 milioni all’anno di fondi sanitari alla Regione siciliana da parte dello Stato che va in scena dal 2010. In realtà, sono più di 600 milioni all’anno, perché lo Stato, da quando esiste l’IRAP – l’imposta sulle Attività Produttive Introdotta nel 1997 soprattutto per fronteggiare le spese della sanità – considera fondi statali le entrate IRAP pagare dalle imprese siciliane sol perché, non applicando lo Statuto siciliano, tali entrate vengono riscosse dallo Stato. Quindi le entrare IRAP utilizzate per pagare una quota del Fondo sanitario regionale sono a tutti gli effetti soldi dei siciliani! Oggi, nel MATTINALE, riproponiamo ai nostri lettori i termini di una vergogna che va in scena dal 2006, quando il Governo nazionale di Romano Prodi, insediatosi dopo una discutibile vittoria alle elezioni politiche di quell’anno, decide di penalizzare 5 milioni di siciliani portando la quota di partecipazione della Regione alle spese della sanità siciliana da circa il 42% a quasi il 50%. Come ora racconteremo, il Governo Prodi mette in atto un raggiro, trovando la copertura nel Parlamento e – sembra incredibile! – nei parlamentari siciliani di Camera e Senato appena eletti nel 2006.
Riprendiamo alcuni stralci del nostro articolo del 2016. Allora la spesa sanitaria in Sicilia era pari a circa 9,3 miliardi di euro all’anno. Il Governo Prodi decide che, dopo tre anni, come già accennato, la quota di partecipazione della Regione alle spese della sanità siciliana passerà da circa il 42% a quasi il 50%. Fatti i conti, lo Stato dovrebbe erogare alla Regione siciliana, a partire dal 2010, 4,6 miliardi di euro circa all’anno. Invece – l’abbiamo già sottolineato – c’è il giochetto sull’IRAP, che consente allo Stato di erogare solo 2,2 miliardi di euro, gli altri 2,4 miliardi sono fondi IRAP pagata dagli imprenditori siciliani. “Come abbiamo già accennato – scrivevamo nel 2016 – il Governo Prodi, nell’Autunno del 2006, stabilisce che, in tre anni, la quota di compartecipazione della Regione sarebbe passata dal 42% circa al 50% circa. In pratica, i Siciliani avrebbero pagato, con proprie tasse, 600 milioni all’anno di euro in più. Per fortuna il relatore di questa legge, alla Camera dei deputati, era Franco Piro, figura storica della sinistra siciliana, uno dei pochi parlamentari nazionali eletti in Sicilia che ha fatto gli interessi dei Siciliani. E’ anche – e forse soprattutto – merito suo se nella legge Finanziaria 2007 viene scritto che la Regione siciliana, a titolo di risarcimento, avrà diritto a una quota delle accise petrolifere pari ai 600 milioni di euro che la Regione avrebbe dovuto aggiungere a partire dal 2009″. Ecco l’inghippo: il Governo Prodi non presenta i circa 600 milioni di euro tolti alla sanità siciliana come uno scippo, ma come una sorta di ‘prelievo’ momentaneo, con l’impegno che questi soldi sarebbero stati restituiti con una quota delle accise petrolifere pari alla stessa somma prelevata dallo Stato dal Fondo sanitario regionale della Sicilia.
“In questo passaggio – citiamo sempre il nostro articolo del 2016 – possiamo notare la malafede dello Stato italiano nei riguardi della Sicilia. La manovra 2006 toglie alla Sicilia 600 milioni di euro di fondi sanitari e glieli dovrebbe restituire come accise petrolifere. Domanda: se poi si va alla pari che bisogno c’è di mettere in piedi questo ambaradan legislativo? La verità è che, già nel 2006, Roma aveva pianificato e deciso di scippare 600 milioni di euro all’anno di fondi sanitari alla Sicilia e di non restituirli! Infatti, nel passaggio della legge dalla Camera al Senato la norma – che a Montecitorio era stata scritta in modo chiaro – viene un po’ ‘inturciunata’, in modo tale da dare alle burocrazie ministeriali la scusa per non erogare alla Regione siciliana i 600 milioni di Euro di accise. Sapete chi era la relatrice al Senato delle legge che, nel punto che riguarda la Sicilia, si ‘inturciunia’? Anna Finocchiaro, siciliana anche lei come Piro (ma un po’ diversa da Piro…). Il risultato di questa sceneggiata è che, dal 2009 ad oggi, lo Stato – grazie alla norma ‘iturciuniata’ al Senato – cavilla e non restituisce i 600 milioni di euro alla Regione siciliana. Questo succede anche perché, dal 2008 ad oggi, la Sicilia ha avuto Governi regionali deboli: il Governo di Raffaele Lombardo e il Governo di Rosario Crocetta (nel 2016 il presidente della Regione siciliana era Rosario Crocetta ndr). Se proprio dobbiamo essere corretti, il Governo Lombardo – tramite l’allora assessore Gaetano Armao (che oggi è assessore all’Economia del Governo di nello Musumeci ndr) – ha posto alcune questioni finanziarie, presentando ricorsi presso la Corte Costituzionale. Si sarebbe potuto fare molto di più: per esempio, una battaglia politica coinvolgendo i cittadini siciliani. Ma il Governo Lombardo non ne ha voluto sapere di aprire un contenzioso politico prima contro il Governo Berlusconi (2008-2011) e poi contro il Governo Monti”.
E oggi? Da quello che abbiamo capito, ci sarebbe un mezzo accordo – supponiamo ancora da definire – tra lo Stato e la Regione per chiudere questa partita aperta dal 2006. Non abbiamo bisogno di ricordare ai nostri lettori quanti miliardi, in questi anni, lo Stato ha scippato alla Regione siciliana. Ricordiamo che, sempre nel 2016, Alessandro Baccei – che il Governo nazionale di Matteo Renzi aveva imposto alla Sicilia nel ruolo di assessore regionale all’Economia, ammise candidamente che lo Stato toglieva alla Regione siciliana 7 miliardi di euro all’anno! Quello che potrebbe succedere oggi non lo sappiamo. Sappiamo che, fatti quattro conti, lo Stato, dal 2010 ad oggi, ha scippato alla Sicilia circa 8 miliardi di euro (in realtà, ribadiamo, sono di più, sia perché lo Stato conteggia l’IRAP come fondi statali, sua perché lo scippo è iniziato nel 2007 con poco meni di 200 milioni per aumentare progressivamente nel 2008 e nel 2009, per stabilizzarsi intorno a 600 milioni di euro all’anno a partire dal 2010). Entreranno per davvero questi soldi nelle ‘casse’ della Regione? Quello che sappiamo è che oggi – dopo gli accordi finanziari siglati con Roma lo scorso anno proprio dal Governo regionale di Nello Musumeci – accordi sbagliati perché penalizzano la Sicilia – la Regione presenta un disavanzo fisso di circa 900 milioni di euro all’anno. Una follia. In teoria, lo Stato dovrebbe restituire alla Regione 8 miliardi di euro di arretrati e i 600 milioni di euro ogni anno. Sarà così? Noi siamo pessimisti. In ogni caso, attendiamo novità. In ogni caso, è importante sapere che le disfunzioni della sanità siciliana – la mancanza di medici e di infermieri, il taglio dei reparti, la carenza di posti letto – sono in buona parte frutto dello scippo di questi 600 milioni all’anno operato da Roma con l’avallo dei parlamentari nazionali siciliani eletti alle elezioni politiche del 2006. Il resto sono chiacchiere.