La guerra in Ucraina vista da un’altra angolazione: la rabbia americana per aver perso i ‘misteri’ della Siberia finiti alla Cina… / MATTINALE 631

22 aprile 2022
  • Direte voi: che c’entra la Siberia con la guerra in Ucraina? Proviamo a illustrarlo
  • Ancora nel Febbraio sorso i russi e i cinesi davano per scontata la neutralità dell’Unione europea. Che non c’è stata. Anche se oggi la Germania, per tenersi il gas russo, sarebbe disposta anche a rompere con la NATO e a disfarsi dell’Unione europea 
  • “C’è anche un’interessante produzione cinese di studi e ricerche che sottolineano le magnifiche potenzialità agricole e minerarie della Siberia…”
  • A differenza delle sanzioni contro la Russia, la guerra economica della Cina funziona

Direte voi: che c’entra la Siberia con la guerra in Ucraina? Proviamo a illustrarlo

Per provare a osservare con una chiave di lettura un po’ diversa la guerra in corso in Ucraina partiamo da una dichiarazione rilasciata dal Ministro degli Esteri della Turchia, Mevlut Cavusoglu: “Alcuni Paesi all’interno della NATO – ha detto Mevlut Cavusoglu alla Cnn Turk – vorrebbero che la guerra continuasse, vogliono che la Russia diventi più debole”. Già, la Russia più debole. Perché? Questa è veramente una bella domanda. Pensate un po’: ci sono anche i visionari esaltati e putiniani che vanno dicendo in giro che i russi hanno solo anticipato – in perfetto accordo con la Cina – l’attacco all’Ucraina per non essere attaccati. E aggiungono: “Secondo voi che cosa ci facevano in Ucraina le armi in quantità industriale? Siete così sicuri che servivano solo per la difesa? Certo, oggi l’Ucraina li utilizza per la difesa e non gli stanno nemmeno bastando…”. La guerra in Ucraina per evitare la guerra in Russia? In verità è da tempo che non solo gli americani intesi come potenza economica e militare in sé, ma l’Occidente post-reaganiano ultra-liberista e globalista tenta di ‘sfondare’ in Russia. Hanno provato a farlo ai tempi di Barack Obama in Siria, ma gli è andata male. Avrebbero voluto riprovarci dall’Ucraina, dopo il colpo di Stato del 2014 orchestrato dagli americani. Allora il colpo di Stato riuscì senza colpo ferire, anche perché russi e cinesi non erano avversari, ma non erano gli alleati che sono oggi. Chissà, magari se le elezioni presidenziali americane del 2016 non le avesse vinte, a sorpresa, Donald Trump, oggi il mondo sarebbe diverso: magari la Russia sarebbe almeno in parte americanizzata. Invece… Nella guerra in Ucraina l’attenzione, ovviamente, è concentrata sull’Ucraina. Ma, forse, invece di guardare all’Ucraina bisognerebbe guadare alla Russia, un Paese immenso, con ricchezze in parte ancora sconosciute che nemmeno la lunga stagione comunista ha mai utilizzato. Ne era cosciente Putin, quando una ventina di anni fa cercò di far entrare la Russia nell’Unione europea. Ma trovò il veto dalla stessa Unione europea, allora presieduta da Romano Prodi, più interessata ad ‘accerchiare’ la Russia con le basi NATO che a stringere un’alleanza con la Russia. Se la Russia, nel 2000, fosse entrate nell’Unione europea oggi non ci sarebbe la guerra in Ucraina. Sarebbe interessante capire chi e perché, allora, pose un veto alla Russia. Vent’anni dopo la situazione è completamene cambiata. La Russia, oggi, è legata alla Cina. I rapporti tra Russia e Cina lo ha descritti lo scorso 25 Febbraio il nostro amico che ogni settimana ci onora con la sua Nota Diplomatica:

Ancora nel Febbraio sorso i russi e i cinesi davano per scontata la neutralità dell’Unione europea. Che non c’è stata. Anche se oggi la Germania, per tenersi il gas russo, sarebbe disposta anche a rompere con la NATO e a disfarsi dell’Unione europea 

Innocent Bystanders è un’utile espressione anglo-americana che, stranamente, manca nella lingua italiana, dov’è invece ben radicato il concetto di ‘Se c’ero dormivo’… Ad ogni modo, i ‘bystanders’ innocenti sono quegli astanti incolpevoli che si trovano solo casualmente sulla scena di un delitto. Nella Nota di oggi, faccio riferimento a un gigantesco contratto appena firmato per una fornitura trentennale di gas naturale russo alla Cina. Colpisce molto che la valuta in cui l’affare verrà regolato è l’euro. Due ‘pesi massimi’ mondiali evidentemente si aspettano che il futuro dell’Europa – senza potenza militare propria e priva di unità d’intenti – dovrà essere quello di una neutrale piazza di mediazione”. Attenzione alle parole: ancora a Febbraio russi e cinesi consideravano l’Unione europea una “neutrale piazza di mediazione”. Chi legge I Nuovi Vespri sa che, a partire dalla Primavera dello scorso anno – addirittura qualche mese prima che si materializzassero gli effetti nefasti dei cambiamenti climatici sulle produzioni cerealicole mondiali – i cinesi avevano cominciato a fare incetta di cereali e, in generale, prodotti agricoli, mentre i russi cominciavano a razionalizzare le esportazioni  di grano. Nell’Autunno dello scorso anno entrambi i Paesi iniziavano a ridurre le esportazioni di fertilizzanti. Sapevano cosa sarebbe successo in Ucraina? Di questo non possiamo avere certezza. Ma ‘qualcosa’ nell’aria c’era. Quello che è importante sottolineare è che cinesi e russi davano per scontata la neutralità dell’Unione europea, che invece non c’è stata. Anche se in questi ultimi giorni la Germania si va dissociando dalla Nato e dalla stessa Unione europea. I tedeschi non sono disponibili a distruggere la propria economia per la guerra in Ucraina. Questo può permetterselo l’Italia, Paese ormai alla deriva, non la Germania. Al limite – e sarebbe una liberazione per tutti – può anche concludersi l’esperienza dell’Unione europea. Ma la Germania – questo è il ‘succo’ – non rinuncerà mai al gas russo (nella foto sopra tratta da Geopop).

“C’è anche un’interessante produzione cinese di studi e ricerche che sottolineano le magnifiche potenzialità agricole e minerarie della Siberia…”

Torniamo alla Nota Diplomatica: “Le dimensioni fisiche della Russia sono praticamente al di là della comprensione. Il Paese – la cui superficie occupa un sesto del totale delle terre emerse del globo – è lungo da ovest a est poco meno di 11mila chilometri, compresi in undici fusi orari. Di fusi ne basta uno per la maggior parte dell’Europa Occidentale e sono sufficienti quattro per gli Usa continentali. Malgrado il territorio immenso, la popolazione russa è modesta, 146 milioni, un po’ più grande di quella del Messico (130 mln). Il Paese è quasi vuoto. Condivide però un lungo e spesso indifendibile confine di oltre 4.200 km con la nazione più popolosa del mondo, la Cina… C’è già un consistente flusso migratorio ‘informale’ di piccoli agricoltori e commercianti cinesi verso queste terre. C’è anche un’interessante produzione cinese di studi e ricerche che sottolineano le magnifiche potenzialità agricole e minerarie della Siberia – un po’ come dire: ‘Noi invece sapremmo cosa farcene di questo territorio sprecato’… All’inizio del mese, il 4 Febbraio, la russa Gazprom ha firmato un contratto con l’omologa cinese, CNPC, per la fornitura annuale di 10 miliardi di metri cubi di gas naturale per i prossimi trent’anni – ciò in aggiunta a contratti già in corso per altri 16,5 miliardi di metri cubi annui. Le forniture russe all’Europa prima dell’attuale crisi viaggiavano mediamente su una ventina di miliardi di metri cubi all’anno. Con il nuovo accordo, alla sola Cina andrà più gas russo che all’intera Europa. C’è però una differenza tra le forniture europee e quelle cinesi. Se i russi chiudono il rubinetto europeo, noi rischieremmo di congelare nelle nostre case durante l’inverno e le nostre fabbriche sospenderebbero la produzione. Se invece toccassero l’altro rubinetto, quello che dirige il gas siberiano verso la Cina, i cinesi molto probabilmente passerebbero il confine fragile per venirselo a riaprire… Vladimir Putin, nelle circostanze, non potrebbe farci assolutamente niente – un po’ come gli europei e, indirettamente, gli americani nel presente momento ucraino. Stiamo vivendo history in the making, ed è maledettamente scomodo”. Noi non crediamo che i cinesi avranno bisogno di invadere la Russia, perché ormai la Russia h scelto la Cina: e sarà la Cina, nei prossimi anni, a utilizzare le immense potenzialità di un Paese sconfinato. E’ per questo che le multinazionali ultra-liberiste e globaliste, già negli anni della guerra in Siria, avrebbero voluto ‘sfondare’ verso la Russia? Chissà, magari se Trump non si fosse immischiato nel 2016, andando a vincere le elezioni presidenziali a sorpresa la storia sarebbe stata diversa. Ma la realtà – e quindi anche la storia che si racconta dopo – non si fa con i se. Di fatto oggi la Russia è vicina alla Cina. Scrivono altri giornali autorevoli – non noi – che gli americani vorrebbero la sconfitta di Putin. Addirittura alcuni giornali – anche italiani – hanno parlato dell’eliminazione di Putin, magari con un colpo di Stato. Ma oggi colpire Putin significherebbe colpire la Cina. Perché chi entrerà e valorizzerà la Siberia e, in generale, i tanti territori della Russia non saranno le multinazionali globaliste occidentali, ma i cinesi. Che oggi hanno grandi interessi anche in Africa e in altre parti del mondo.

A differenza delle sanzioni contro la Russia, la guerra economica della Cina funziona

Siamo arrivati al punto nodale: il ruolo della Cina oggi. Ieri abbiamo letto un interessante post del giovane economista siciliano, Luca Pinasco: “Vedere questa immagine delle navi mercantili in attesa davanti al porto di Shangai mi ha ricordato la nascita dell’OPEC. A cavallo tra gli anni ’60 e ’70 alcuni Paesi Africani e Medio Orientali si resero conto che avevano tra le mani un’arma micidiale da utilizzare contro il nemico occidentale: il petrolio. Riducendone l’offerta e facendone quindi rialzare il prezzo potevano mettere in crisi tutta la macchina produttiva americana ed europea. Così, complice anche la guerra dello Yom Kippur, nasce la crisi petrolifera degli anni ’70 e la stagflazione. Credo che oggi Pechino si sia resa conto di avere tra le mani uno strumento pericolosissimo: un’influenza dominante nella supply chain o catena di approvvigionamento. Bloccare il porto di Shangai (primo al mondo) e quello di Shenzhen (quarto al mondo) vuol dire tenere sotto scacco le nostre forniture di materie prime e semilavorati, provocando una strozzatura nell’offerta e mantenendo sempre al rialzo le aspettative di inflazione. Dato il contesto, non è difficile arrivare a supporre che potrebbe trattarsi di un favore ai russi: con la possibile interruzione della fornitura di grano (Russia e Ucraina controllano il 31% dell’offerta globale) e il blocco cinese della supply chain diventa matematicamente impossibile per l’Europa sostenere l’embargo al gas russo.
Nell’economia globalizzata il blocco sino-russo controlla una fetta importante dei principali flussi di approvvigionamento: alimenti, materie prime, energia. Strozzarli tutti e tre creerebbe una tempesta perfetta. Vorrebbe dire trovarci nel terzo mondo nel giro di tre mesi, giusto il tempo di finire le scorte. Mi sa che i cinesi hanno imparato a fare la guerra economica proprio come noi, solo che la loro, a differenza della nostra, funziona”.

Foto di prima pagina tratta da Sibiris

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