Salvatore Domenico Bevilacqua
RAE (Rete Attivisti Equità)
Qualche giorno fa il presidente della Repubblica Ucraina si presentava in video conferenza al Parlamento greco. Nella sacralità dell’emiciclo il sig. Zelensky cede la parola a un milite impegnato a Mariupol, di origine greca ma che il greco non lo sa perché era la lingua materna di suo nonno. Suo nonno fu un soldato della seconda guerra mondiale che lottò contro i nazifascisti nella stessa maniera e nello stesso territorio in cui lui sta lottando contro i russi. Fin qui nulla di strano, il fatto è che il milite in questione fa parte di una forza paramilitare dichiaratamente nazifascista (il battaglione Azov) che dal 2014 fino ai giorni odierni ha bombardato il territorio del Donbass dove lottano tanti foreign fighters comunisti, come l’italiano deceduto in battaglia, Edy Ongaro, provenienti da tutto il mondo per partecipare alla lotta contro il nazifascismo.
Insomma chi sono i nazisti? Chi sono quelli che lottano per la libertà? Se Putin è il nazista, perché vuole liberare l’Ucraina dal nazifascismo? Un autentico caos ideologico è quello che avvolge questo particolare periodo storico. Comunque, a scanso di equivoci, parte del Parlamento greco si è sentito oltraggiato ad assistere alle parole del milite ucraino ed ha abbandonato per protesta l’emiciclo. In realtà il caos non è poi una cosa così assurda se per esempio in Italia coloro che si definiscono di sinistra e pacifisti approvano leggi per esentare dall’Iva le armi e non il pane… Ma esiste ancora una destra o una sinistra? Io penso di no. Le forze politiche che arrivano a governare lo fanno a prescindere, con interessi economici precostituiti, interessi che favoriscono i soliti protagonisti e che alimentano i soliti sistemi. Tant’è vero che alle elezioni un oramai 40% degli elettori già preferisce non votare, un partito storico come il partito socialista francese a queste ultime elezioni praticamente scomparirà definitivamente e la stessa sorte toccherà a tanti altri partiti ancorati e zavorrati da ideologie ancora attuali ma che hanno ripetutamente tradito.
In questo contesto, noi di RAE ci affidiamo a ciò che è molto più antico che un’ideologia ottocentesca, noi proponiamo un modello che è tanto antico quanto i popoli del Mediterraneo, antico di millenni, IL PENSIERO MERIDIANO. Quel pensiero che si inizia a sentire dentro laddove inizia il mare, quando la riva interrompe gli integrismi della terra (in primis quello dell’economia e dello sviluppo), quando si scopre che il confine non è un luogo dove il mondo finisce ma quello dove i diversi si approssimano e si integrano. Il pensiero meridiano aiuta a capire che la mediazione, l’interazione o la convivenza nella diversità, devono rifuggire dalla passiva registrazione dei rapporti di forza esistenti, piuttosto si deve trascendere il piano del confronto, dove ricercare percorsi comuni che lasciano intatta la diversità originale e la tramutano in valore. Con il pensiero meridiano non ci sarebbe stata una guerra in Ucraina, con il pensiero meridiano si sarebbero accolti gli altri per creare assieme una società ricca e diversificata, il pensiero meridiano mette in contatto i popoli intrecciandone non solo la lingua e le fedi, ma anche le concezioni del tempo e i ritmi di vita.