“E’ la guerra delle 5 F”, titola in un post su Facebook Simenza -cumpagnia siciliana sementi contadine, un’associazione culturale di agricoltori e di allevatori siciliani che che raccoglie un centinaio di aziende agricole, zootecniche e di trasformazione dei prodotti della terra, insieme con alcuni pastifici, panifici e mulini. Per noi Simenza è un punto di riferimento che ci aiuta ad orientarci nel mondo dell’agricoltura, soprattutto in un momento drammatico e difficile come quello che stiamo vivendo con la guerra in Ucraina che ha effetti dirompenti ne settore primario. E, in effetti, il post di Simenza sulle 5 F serve per riflettere: “Food, Feed, Fertiliser, Fuel and Financing (Cibo, Mangimi, Concimi, Combustibili e Finanziamenti). Le conseguenze della guerra per l’agricoltura continueranno per diversi anni e minacciano seriamente la stabilità anche politica di Paesi poveri nel Sud del mondo. Separarla dalla crisi energetica è un esercizio superficiale. Quali misure si stanno realizzando per limitarne gli effetti? Per ora solo sterili e indeterminate promesse”.
Il tema sollevato da Simenza è molto serio. La Russia è il primo Paese per la produzione di grano nel mondo. Anche l’Ucraina è un grande produttore di grano il terzo esportatore al mondo, sempre in materia di grano. Ed è soprattutto – sempre con riferimento all’Ucraina – il primo produttore al mondo di olio di girasole. Due gli effetti della guerra in Ucraina che stanno già provocando problemi enormi: un aumento del 20% circa dei generi alimentari segnalato dalla FAO e una riduzione di forniture di grano e oli vegetali nel Nord Africa e, in parte, anche nel Medio Oriente. La crisi economica innescata dalla guerra in Ucraina si è inserita in uno scenario economico reso già problematico dagli effetti dei cambiamenti climatici dello scorso anno, che hanno provocato una sensibile riduzione della produzione di grano nel mondo. Quest’anno le semine si sono moltiplicate, ma pesa l’incognita siccità che anche quest’anno minaccia alcune aree del mondo. Cruciali saranno i mesi di Maggio e Giugno. La temperature crescerà a dismisura, creando problemi all’agricoltura? Non è facile fare previsioni. In un report di due giorni fa Sandro Puglisi, analista dei mercati internazionali, segnala prezzi stabili per il grano russo. “La Russia – scrive Puglisi – è riuscita a continuare ad esportare attraverso i suoi porti del Mar Nero, nonostante le sanzioni occidentali, che hanno complicato la logistica commerciale e i pagamenti. Una minore domanda da parte degli esportatori con l’aumento delle #tasse sulle esportazioni, tuttavia, ha permesso alla Russia di esportare solo 400.000 tonnellate di cereali la scorsa settimana”. Secondo Puglisi, le esortazioni di grano russo di Aprile dovrebbero diminuire. Il clima ha favorito le semine del grano primaverile della Russia. I grani primaverili, in Russia, sono stati seminati su 563.000 ettari, contro 360.000 ettari un anno prima. Questo dato è importante perché dalla Russia – al di là di una guerra demenziale che tutti sembra vogliano follemente incrementare – dipende l’alimentazione di milioni di persone, soprattutto nelle aree economicamente meno sviluppate del mondo. Chi oggi blatera di guerra alla Russia – magari seduto dietro a una scrivania in uno dei tanti Paesi dell’Unione europea – dovrebbe riflettere sui danni che si arrecherebbero a milioni di persone se la Russia non dovesse riuscire a esportare il proprio grano in tanti Paesi del mondo dove le condizioni climatiche, sempre più estreme, impediscono la coltivazione del grano.
Il vero problema dell’Occidente industrializzato, oggi, è il completo scollamento tra milioni di persone che vivono nelle città e le difficoltà che oggi vive il mondo agricolo alle prese con quelle che Simenza ha definito le 5 F. Chi sui giornali e nelle televisioni, oggi, sollecita invio di armi nell’attuale teatro di guerra non si rende conto del danno che sta producendo al mondo dell’agricoltura e a se stesso. Come ha segnalato la FAO, la guerra sta provocando un aumento generale del livello dei prezzi del cibo. Il cibo lo producono gli agricoltori che, in questo momento, scontano il problema enorme delle 5 F, ovvero un aumento del prezzo di sementi, mangimi e concimi, per non palare del gasolio agricolo e del reperimento di fondi. Tutto questo – lo ribadiamo – si è andato ad inserire nel pieno di cambiamenti climatici globali imprevedibili. La guerra in Ucraina sta provocando una riduzione della produzione mondiale di alcuni generi alimentari e difficoltà crescenti nelle attività commerciali, oggi fondamentali nei Paesi che non possono produrre cibo. Se con le sanzioni si impedisce alla Russia di esortare il grano il costo di questa follia umana la pagano i Paesi che non possono coltivare grano e piante per la produzione di oli vegetali. Non è difficile capire questi processi economici. Ma soprattutto nel cosiddetto Occidente industrializzato, dove si dà tutto per scontato – colazione la mattina, pranzo, aperitivo, cena – sembra diventato difficile, se non impossibile, fare passare questo messaggio di buon senso.