L’Autonomia siciliana bloccata per un errore commesso all’inizio: l’assenza di un soggetto politico regionalista

12 aprile 2022
  • Il destino della Sicilia oggi è più che mai nelle mani dei Siciliani
  • Perché lo Statuto conquistato con il sangue dei Siciliani è rimasto in buona parte lettera morta
  • Analisi della crisi e possibili soluzioni 
  • Andare oltre il pessimismo verso la politica
  • Non solo la Sicilia non è riuscita ad attrarre capitali esteri, ma rischia anche di vedere le proprie imprese ed i propri capitali andare altrove
  • La responsabilizzazione dei cittadini siciliani
  • Cosa significa Movimento Siciliano d’Azione 
  • Una Regione rinnovata al servizio dei giovani
  • Confronto continuo con il Governo italiano 
  • Né a destra, né a sinistra
  • La scommessa federalista 

di Renato Sgroi Santagati
del Movimento Siciliano d’Azione
riceviamo e pubblichiamo 

Il destino della Sicilia oggi è più che mai nelle mani dei Siciliani

La convinzione che, con l’effettiva applicazione dello Statuto Speciale, il destino della Sicilia vada prevalentemente nelle mani dei Siciliani e la consapevolezza della validità dell’espressione latina ”viribus unitis” hanno spinto buona parte dei gruppi sicilianisti (autonomisti ed indipendentisti) presenti nell’Isola ad unirsi in un unico grande movimento, realizzato il 19 novembre di quest’anno 2021, cui è stata data la denominazione “Movimento Siciliano d’Azione”. A stimolare l’iniziativa è stata anche la lezione di Luigi Sturzo, il quale aveva scritto che “a destare gli entusiasmi di una nuova vitalità occorre che si avanzi un partito di idee, che risponda alle gravi condizioni presenti, che determini la reazione e che dia il via alla riscossa”. Al riguardo, preme anzitutto precisare che, nelle intenzioni dei suoi fondatori, la costituzione del Movimento Siciliano d’Azione intende colmare una lacuna, che si può ben definire storica: e ciò perché va a riparare un errore ingenuamente commesso, dopo avere conquistato lo Statuto, dagli stessi eroici indipendentisti siciliani che – a caro prezzo – ne erano stati gli artefici e dai loro successori: l’errore di non costituire subito nella nostra regione un partito autenticamente siciliano che si ponesse come custode e paladino delle prerogative statutarie allora conquistate e degli interessi della Sicilia e dei Siciliani; cosa che, invece, avevano opportunamente e saggiamente fatto le altre Regioni a statuto speciale, cioè la Sardegna, la Valle d’Aosta, il Trentino Alto Adige ed il Friuli Venezia Giulia, regioni che dopo avere ottenuto anche loro – proprio grazie al sacrificio degli
indipendentisti siciliani – un analogo “statuto speciale”, avevano fondato ciascuna di esse un proprio partito o movimento regionale a presidio delle proprie rispettive autonomie e a garanzia di un rapido e concreto sviluppo che, in effetti, non tardò ad arrivare.

Perché lo Statuto conquistato con il sangue dei Siciliani è rimasto in buona parte lettera morta

Oggi, a distanza di settantasette anni dalla promulgazione dello Statuto Siciliano (avvenuta come è noto, il 15 maggio 1946), bisogna riconoscere che proprio la
mancanza di un soggetto politico (poco importa se “partito” o “movimento”) regionale sicilianista ha fatto sì che l’Autonomia Statutaria – che pure era stata
ottenuta, a costo del proprio sangue, dai nostri martiri separatisti (Canepa, Lo Giudice e Rosano) e, a costo della propria libertà, dai nostri indipendentisti
(Finocchiaro Aprile, Castrogiovanni, Varvaro e altri) – fosse vissuta dai politici siciliani, con il passare degli anni, non come fonte di iniziative concrete ed efficaci di
sviluppo dell’Isola ma piuttosto come mezzo utile per acquisire e sfruttare, a proprio uso e consumo, la piccola quota di potere e la serie di privilegi personali loro lasciati in cambio dalla politica italiana a condizione che essi, diventandone ciechi servitori, sempre più insensibili rispetto alle esigenze della Sicilia e dei Siciliani e sempre più sottomessi ai diktat delle segreterie dei rispettivi partiti nazionali di appartenenza e dei governi man mano avvicendatisi nella guida della nazione italiana. Una siffatta condizione di totale asservimento della classe politica locale ai partiti politici italiani ha ben presto favorito la creazione di un’amministrazione regionale inefficiente e servile e di una corrispondente burocrazia altrettanto inefficiente e sempre più corrotta ed ostruzionista, nel contesto di una società civile e di un ceto medio privi di cultura imprenditoriale per avere, spesso senza accorgersene, sempre più rinunciato a cogliere le grandi opportunità che avrebbero potuto consentire l’affermazione dell’autonomia statutaria se solo questa fosse stata concretamente applicata e non relegata, ad opera dei governi regionali avvicendatisi nel Parlamento palermitano, al ruolo mortificante di mera “carta straccia”. Da ciò, il conseguente e graduale svilimento dell’Autonomia nella coscienza dei Siciliani e la progressiva convinzione degli stessi che la politica fosse la fonte di ogni degenerazione e la causa del sempre più evidente e grave malessere della economia e della cultura siciliana … fino al disastro che è oggi sotto gli occhi di tutti.

Analisi della crisi e possibili soluzioni 

Di fronte a questo inquietante e disastroso degrado, i Sicilianisti sparsi nell’Isola si sono riuniti in questi ultimi anni per esaminare la situazione siciliana e si sono chiesti, infine:
– se fosse ancora possibile porre un argine ad un siffatto degrado, cercando nello
Statuto e nella disponibilità del Popolo Siciliano la molla per l’affermazione di
un’autonomia regionale concreta, efficace, responsabile, dinamica e creativa; di
un’autonomia statutaria intesa, cioè, non come chiusura – inutilmente orgogliosa ed ottusa
– al dialogo con le altre regioni, non come sterile isolamento politico o ancor più sterile
fonte di privilegi formali di pochi proconsoli selezionati e nominati dalle centrali partitiche
romane, bensì come capacità effettiva del Popolo Siciliano di riappropriarsi delle proprie
cospicue e reali risorse e di valorizzarle a favore di tutti i Siciliani;
– se fosse ancora possibile pervenire ad un confronto pattizio, paritetico, con il potere
politico nazionale;
– se fosse infine possibile per la nostra regione sperare di approcciarsi con successo ai
problemi creati dalla sempre più pressante mondializzazione dell’economia, della cultura,
dell’informazione e dell’arte.

Andare oltre il pessimismo verso la politica

Nonostante il pessimismo diffuso e la grande diffidenza dei Siciliani nei confronti della politica, coloro che hanno dato vita al Movimento Siciliano d’Azione hanno ritenuto e ritengono ancora possibile rivitalizzare l’autonomia regionale e promuovere la rinascita morale, politica, economica e sociale della Sicilia ma solo se tale
rivitalizzazione trovi una forte e fideistica motivazione nella prospettiva della affermazione del diritto della Sicilia di autodeterminarsi: a condizione, insomma, che
si imbocchi una via nuova, che è quella della sensibilizzazione delle coscienze, della responsabilizzazione generale dei Siciliani di tutti i ceti sociali e di tutte le età, della mobilitazione straordinaria delle energie sane contro il potere soffocante delle organizzazioni malavitose e della scellerata associazione tra queste e la politica,
associazione disastrosa che ha costituito e costituisce tuttora (purtroppo) l’ostacolo più concreto allo sviluppo civile, economico e sociale dell’Isola; ovviamente, tutto ciò non potrà prescindere dall’utilizzazione programmata ed effettiva delle sopra ricordate grandi risorse della nostra regione. Questa via diventa obbligata se si considera che, con il ritorno al liberismo economico, si deve necessariamente mettere in soffitta la politica di sostegno alle imprese pubbliche e private (nonostante, a livello nazionale, si continuino a pretendere ed a ottenere interventi statali per le grandi imprese private del Nord, il cui ultimo esempio è dato dagli innumerevoli aiuti per la rottamazione dell’auto e similari) e se si considera che la riemersione dell’antica frattura tra Nord e Sud (“di cui tutti i partiti politici sono i veri responsabili) ha generato un contrasto di interessi tra regioni ricche e regioni povere, tanto forte da riattivare, per un verso, la dicotomia destra-sinistra e da renderla ancora più deleteria, per altro verso, con l’attivazione della nuova dicotomia Nord-Sud. In ordine a ciò non si può non considerare inoltre che, nell’era della globalizzazione dell’economia, in cui il territorio diventa il punto essenziale delle precondizioni di sviluppo (fatte di risorse umane, di rispetto delle regole e di integrazione con l’ambiente esterno più favorevole), la competizione avviene tra sistemi territoriali e economie regionali. In altri termini si deve tener conto del fatto che l’organizzazione produttiva interna dipende sempre più dal confronto tra il proprio territorio e l’ambiente esterno, con la conseguenza che se le imprese non trovano in un territorio gli input di cui hanno bisogno se li vanno a cercare in altri territori.

Non solo la Sicilia non è riuscita ad attrarre capitali esteri, ma rischia anche di vedere le proprie imprese ed i propri capitali andare altrove

Allo stato attuale la Sicilia, con la sua organizzazione ritardata e ritardataria ed a causa della evidente incapacità di pubblicizzare adeguatamente le proprie attrattive, non solo non è mai riuscita a richiamare capitali, imprenditoria e know-how esterni, ma rischia addirittura di vedere le proprie imprese ed i propri capitali andare altrove, con l’immancabile conseguenza di un ulteriore impoverimento economico del Popolo Siciliano e dell’isolamento culturale o della fuga dall’Isola sia del sistema produttivo siciliano sia dei migliori “cervelli” Siciliani; ed è qui appena il caso di rilevare che, da qualche decennio a questa parte, la Sicilia di ottime imprese e di “cervelli eccellenti” ne ha “esportati”, suo malgrado, troppi! Da qui la grande necessità della funzionalità e dell’efficienza dell’apparato
amministrativo regionale e, al tempo stesso, della assoluta indipendenza della politica siciliana dalle segreterie politiche dei partiti nazionali. Orbene, per ottenere un siffatto risultato, è necessario:
a) presentare al Popolo Siciliano un forte soggetto politico fondato e guidato da Siciliani ed è per questo motivo che è stato fondato, ad iniziativa di alcuni raggruppamenti sicilianisti, il Movimento Siciliano d’Azione;
b) sottoporre ai Siciliani il programma politico del Movimento, illustrando loro i grandi vantaggi che possono derivare alla Sicilia dall’applicazione pratica dello Statuto Speciale di cui la Sicilia è dotata fin dal 1946 e delle prerogative statutarie che la Autonomia Statutaria offre ed assicura alla Regione;
c) sensibilizzare i Siciliani sull’importanza di dare forza al Movimento Siciliano d’Azione, iscrivendosi ad esso, partecipando attivamente alla realizzazione del suo progetto politico e facendo opera di proselitismo presso parenti, amici e conoscenti, nel presupposto che tanto più numerosa sarà la partecipazione dei Siciliani alla attività del Movimento, tanto più efficace e produttiva di benessere sarà l’azione politica dello stesso.

La responsabilizzazione dei cittadini siciliani

Per questi motivi riteniamo che, di fronte alla ormai ineludibile globalizzazione dell’economia, la regionalizzazione della politica, la responsabilizzazione dei cittadini e l’affermazione pratica dell’Autonomia Statutaria nella nostra Regione costituiscano un trinomio inscindibile e determinante nelle scelte di indirizzo. Ciò impone, peraltro, la necessità di un impegno collettivo dei Siciliani che si può riassumere in questi termini: o i Siciliani diventano protagonisti del proprio sviluppo o, sia ben chiaro, non ci sarà possibilità di sviluppo. E, senza sviluppo, non ci sarà futuro né per la Sicilia né per il Popolo Siciliano. Ora, la convinzione profonda della necessità di imboccare la suddetta via attraverso un’opera di coinvolgimento responsabile di tutti i Siciliani, alla quale sono, da ben settantasei anni, insensibili tutti i partiti nazionali vecchi e nuovi (tutti con segreterie da Roma in su), nonché alcuni partitini-civetta (che fingono di essere nuovi ed inediti, mentre, in realtà, sono veri e propri “prestanome” di partiti politici nazionali o sono pilotati, di nascosto, da singoli uomini politici locali in cerca di rivincite o di uno spazio politico loro negato, per motivi vari e spesso inconfessabili, dalla politica nazionale, ma in ogni caso e comunque segretamente succubi delle centrali politiche romane) costituisce la
ragion d’essere del Movimento Siciliano d’Azione.  Il neo-costituito Movimento Siciliano d’Azione si presenta infatti come partito autenticamente nuovo, in quanto trova la propria motivazione non solo nella diversità di approccio ai problemi della realtà regionale, ma anche nel suo modello organizzativo e nella sua identità ideologica, contrassegnati dai seguenti elementi
fisionomici:
a) assunzione della matrice politica e culturale nonché dell’impegno morale che si riconnette alle grandi espressioni della scuola democratica regionalista e
meridionalista (quali quelle facenti capo a Luigi Sturzo, a Napoleone Colaianni, a Guido Dorso, a Giustino Fortunato ed a Gaetano Salvemini);
b) ampia apertura all’adesione dei cittadini onesti e operosi, senza distinzioni di classe, né di ceto né di religione, che – a prescindere dalle proprie tradizionali
convinzioni religiose o filosofiche o politiche – amano profondamente la Sicilia e credono fermamente nei valori della persona umana, della libertà, della democrazia,
delle autonomie regionali e locali, della solidarietà, della legalità e della autodeterminazione dei popoli; va precisato tuttavia che, in questa apertura del Movimento Siciliano d’Azione – che si può senz’altro definire “ecumenica” siccome in sintonia con il ruolo storico della Sicilia di luogo di incontro e di convivenza pacifica tra
popoli di religione e cultura diverse – non possono ovviamente trovare varco quanti hanno una concezione edonistica e affaristica della politica. E’ chiaro che un movimento ecumenico ed interclassista deve necessariamente avere un contenuto democratico e sociale in linea con il momento dinamico della società.

Cosa significa Movimento Siciliano d’Azione 

Va inoltre precisato che, per il Movimento Siciliano d’Azione, “autonomia” significa:
– innanzi tutto aspirazione alla libertà intesa come diritto di ciascun Siciliano ad esplicitare la vita collettiva guardando alle esigenze locali e non per conseguire
vantaggi personali, ma per il bene comune;
– una libertà che, per i singoli iscritti al movimento, si traduce in un agire in prima persona, assumendosene la responsabilità, sotto l’impulso del proprio amore per la Sicilia e della propria conseguente vocazione a difenderla da chiunque voglia colonizzarla e sfruttarla.
Ed ecco che, di fronte ad uno Stato colonizzatore ed accaparratore, “Autonomia Speciale” , per il Movimento Siciliano d’Azione, assume il significato di “anticamera” dell’autodeterminazione e ciò significa, per la Sicilia e per i Siciliani, tenersi pronti a smettere di delegare passivamente il proprio destino allo Stato e ad assumersi la piena responsabilità e titolarità della gestione del proprio destino. Ecco perché il Movimento Siciliano d’Azione considera lo Statuto Siciliano una grande conquista storica da difendere ed una risorsa istituzionale da potenziare al massimo. E’ pacifico, comunque, che il neocostituito Movimento Siciliano d’Azione non è un mero collettore di esigenze e di interessi, ma un soggetto politico che intende svolgere un ruolo storico: un ruolo che, peraltro, non può limitarsi a tentare di risolvere dei problemi contingenti, ma deve elaborare un grande programma organico capace di favorire la crescita civile e sociale della comunità isolana. Tale programma – che nasce appunto dalla convinzione che la politica è progettualità e dalla consapevolezza che l’efficienza privata e pubblica è un grande valore della democrazia a salvaguardia dei diritti fondamentali dell’essere umano, quali il diritto ad una buona qualità della vita, il diritto al lavoro, il diritto alla salute ed il diritto alla libertà dal bisogno – ha, come obiettivo primario, la nascita di una nuova regione intesa come ente di grande progettualità, erogatore di servizi e propulsore di sviluppo attraverso la creazione di nuove occasioni di lavoro produttivo e con il fine principale di fare uscire le nuove generazioni dalle folte nebbie di un destino incerto e senza speranza.

Una Regione rinnovata al servizio dei giovani

Il compito essenziale del Movimento Siciliano d’Azione è dunque quello di lottare per una rinnovata Regione al servizio delle esigenze e della voglia di futuro dei giovani siciliani. La costruzione della nuova regione impone oggi, in primo luogo, la definizione di una linea di difesa delle prerogative statutarie autonomistiche da un progetto di ristrutturazione del Paese che prescinde dalle esigenze di sviluppo della Sicilia. Occorre, quindi, tenere fin d’ora sotto osservazione le mosse dei politici che sono alla guida del Paese e della Regione e perciò è necessario:
– verificare se essi politici intendono davvero ristrutturare il Paese su basi federaliste;
– controllare attentamente quali e quante risorse finanziarie essi intendono destinare ad un apposito piano straordinario di interventi volti a dotare la Sicilia di infrastrutture moderne ed adeguate a favorirne lo sviluppo;
– rivitalizzare le potenzialità economiche dell’Isola;
– creare nuova occupazione.

Confronto continuo con il Governo italiano 

E’ chiaro ed evidente, quindi, che il Movimento Siciliano d’Azione dovrà dialogare con i partiti nazionali italiani e con il Governo Italiano e confrontarsi con essi per verificare se effettivamente nei loro rispettivi programmi sono (o saranno) inseriti anche lo sviluppo e la crescita della Sicilia attraverso il concreto stanziamento e l’effettivo utilizzo di risorse nazionali adeguate e mediante il sistematico impiego delle disponibilità regionali per fini produttivi propri della Regione Siciliana. Il Movimento dovrà accertare, con attenti e severi controlli, se la politica nazionale e la politica regionale continuino a dissipare ed a svendere tanto le disponibilità
nazionali stanziate dallo Stato quanto le disponibilità della Regione; cosa che è già avvenuta in passato, nell’indifferenza generale, con gli istituti di credito regionali, che la sciatta classe politica e di governo “siciliana” ha abbandonato – con conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro – alla mercé delle logiche finanziarie e degli interessi economici dell’alta finanza nazionale ed internazionale. Ovviamente, la realizzazione del progetto sopra descritto postula un’azione comune e
sinergica tra l’Ente Regione e tutte le componenti istituzionali, sociali e religiose dell’Isola, quali l’imprenditoria privata, le istituzioni culturali, i sindacati, le associazioni, il volontariato e le istituzioni religiose (chiamate, queste ultime, a censurare gli autori individuali o collettivi di crimini sociali compiuti a fini di potere o di indebito arricchimento).

Né a destra, né a sinistra

Non si può infine non precisare che il Movimento Siciliano d’Azione, sotto il profilo politico, non si colloca né a destra, né al centro né a sinistra, in quanto esso è stato fondato solo ed esclusivamente al fine di difendere in ogni sede istituzionale e politica gli interessi della Sicilia e dei Siciliani, cercando ed attuando, di volta in volta, ogni possibile strategia finalizzata a risolvere i vari problemi della Sicilia. Sicché il programma concreto del Movimento diventa l’elemento aggregante e
discriminante delle scelte politiche del Movimento Siciliano d’Azione. Quest’ultima, ma fondamentale, peculiarità del Movimento Siciliano d’Azione fa di esso
un soggetto politico nuovo, che intende entrare nell’agone politico nazionale e internazionale come forza di riscossa e di proposta, al fine ultimo di fare della Sicilia
una nazione indipendente e moderna operante nel cuore del Mediterraneo. A questo punto, spetterà ai Siciliani decidere se dare credito al Movimento
neocostituito e sostenerlo nelle battaglie politiche che esso dovrà intraprendere per realizzare il progetto sopra illustrato. In ogni caso e comunque, per noi Siciliani in particolare, oggi più che mai, è tempo di applicare concretamente – e con la massima urgenza – lo Statuto Siciliano: Statuto che probabilmente – tenuto conto della sua data di nascita – abbisogna di essere riveduto, aggiornato e, se del caso, riformato in alcune sue parti. Ad ogni buon conto, anche a prescindere da eventuali modifiche o revisioni, è indifferibile, lo ripeto, applicarlo nella sua interezza, e ciò nell’interesse non solo della Sicilia e del suo Popolo, ma anche nell’interesse dell’intero Paese Italia, che – attesa la sua suddivisione in regioni – potrebbe avere finalmente l’opportunità di una verifica sul campo di quel modello federalista di cui, da decenni, alcuni partiti politici parlano.

La scommessa federalista 

Si, avete letto bene, “federalista”: perché, invero, da settant’anni circa la Sicilia e le altre “regioni a Statuto Speciale” sono, di fatto, delle regioni federate con l’Italia, e ciò in forza delle prerogative autonome dei loro rispettivi Statuti Speciali. Ed è giunto il momento che noi Siciliani dimostriamo, finalmente, che è possibile ripartire alla grande dando vita – grazie ad un uso accorto, corretto e calibrato dello Statuto Siciliano – ad una regione autenticamente e concretamente “autonoma”. Ma, per raggiungere questo scopo, la Sicilia ha bisogno che tutti i suoi uomini migliori e tutte le sue donne migliori: è assolutamente necessario, cioè, che tutti i Siciliani onesti prendano consapevolezza delle proprie potenzialità e della propria forza. In buona sostanza, la nostra terra natia ha bisogno che ciascuno di noi, nel proprio lavoro e nella propria quotidianità, in seno alla propria famiglia e nel contesto sociale nel quale è inserito, si renda protagonista (e non semplice spettatore) del riscatto dell’Isola: sia cioè artefice dell’affermazione della legalità e della democrazia, nel pieno rispetto delle leggi e della dignità dell’uomo. La Sicilia di oggi ha necessità che ciascuno dei suoi figli cominci a ricostruire, giorno dopo giorno, il futuro dell’Isola: un futuro che, partendo dalla immediata e concreta
applicazione dello Statuto Speciale, dovrà portarci, infine, alla realizzazione del grande sogno di tutti i veri Siciliani: l’indipendenza dell’Isola. La strada è lunga, difficile e faticosa, ma sarà meno faticoso e sarà più bello poterla percorrere tutti insieme, nella certezza che il futuro della nostra amata terra è nelle mani della nostra gente migliore: cioè nelle mani dei Siciliani onesti e laboriosi, pronti a stringere altre mani pulite e laboriose per camminare insieme dapprima verso l’Autonomia e successivamente verso l’Indipendenza. Solo la realizzazione di questo nostro progetto politico ci consentirà di lasciare ai nostri figli questa nostra terra migliore di come l’abbiamo trovata: in questa prospettiva, dobbiamo sentire, tutti, il bisogno di tutelare e conservare – non solo per le future generazioni siciliane ma anche per il mondo intero – l’enorme patrimonio di cultura e di tradizioni popolari che la civiltà siciliana, molto spesso in condizioni di enorme disagio e tra difficoltà talora insormontabili, ha costruito nei millenni passati. Dipenderà, dunque, dalla volontà e dall’impegno di tutti noi Siciliani fare sì che il futuro della nostra splendida Isola sia degno del suo glorioso passato.

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