da Alessio Lattuca
Confimpresa Euromed Coordinamento partenariato
riceviamo e pubblichiamo
In merito alle dichiarazioni pubblicate su Ansa, dall’Amministratore delegato di Enel, Francesco Starace, in relazione alla “eventuale” collocazione del pericoloso rigassificatore a ridosso della Valle dei Templi (e a pochi metri da un asilo nido a Porto Empedocle), si rendono necessari alcuni chiarimenti e opportune informazioni. Starace ha affermato: “Abbiamo investito un miliardo di euro per riprendere il progetto del rigassificatore di Porto Empedocle e realizzare l’opera”.
Di tratta di dichiarazioni gravissime e chi ha responsabilità politica, i partiti , i movimenti e i cittadini dovrebbero chiedere, intanto, conto del perché di cotanta “spesa” sostenuta con risorse pubbliche e a chi giova: come è stato speso (o intendono spendere) il miliardo di euro, quali siano le ragioni che hanno consigliato agli organi di Enel l’acquisto della “società veicolo” Nuove Energie srl (una scatola vuota con soli 11 mila euro di capitale sociale) al costo elevatissimo di svariate decine di milioni di euro. E, al riguardo, chiedere un puntuale resoconto e l’indicazione della voce di bilancio nella quale sia iscritta la relativa posta e sulle modalità di acquisizione della “milionaria provvista” e chi l’ha incassata! Se siano comprese nel richiamato miliardo di euro dell’investimento (?) le anticipazioni delle compensazioni, in conto futuri risarcimenti per svariati milioni di euro alla Città di Porto Empedocle (al tempo il sindaco era impiegato Enel). Se su detto investimento sono conteggiati i costi della preventiva trasformazione della centrale Enel da gasolio a gas, opera inserita nelle opere di compensazione per il danno che Nuove Energie intendeva arrecare al territorio e alle comunità che vi abitano e non vi abitano.
Posto che al riguardo Starace ha recentemente affermato che Enel non è più interessata al gas, avendo nel frattempo investito all’estero sulle rinnovabili e nella sostenibilità (vedi titoli ESG) piuttosto che sugli idrocarburi e che si sarebbe liberato volentieri e a qualsiasi condizione del “progetto”, probabilmente, anche, per liberarsi delle difficoltà che derivano dalle indagini della Dia e della Procura della Repubblica in corso che vedono indagati per corruzione (insieme ad altri) i vertici della società. Occorre chiedergli se nel frattempo sia stato illuminato sulla via di Damasco e se ha cambiato opinione rispetto a quanto precedentemente affermato.
Non corrisponde al vero che l’investimento era (a suo dire purtroppo?) stato messo in naftalina: infatti è stato bocciato dal Tar del Lazio (che ha motivato ampiamente la bocciatura) ma in ogni caso era un progetto monco (eppure autorizzato da vari ministeri con il rilascio della Via e non della Vas), perché privo del collegamento con la rete Snam. Le motivazioni della sentenza del Tar del Lazio – che ha dato ragione ai ricorrenti – hanno ampiamente evidenziato parte delle inadempienze e ne hanno stigmatizzato puntualmente le irregolarità e le illegittimità a partire dal peccato originale:
– la mancata applicazione della Direttiva europea “Seveso” sugli incidenti industriali rilevanti recepita in Italia con il DPR 175 del 1988 che ha imposto il censimento degli stabilimenti a rischio (tra stabilimenti che svolgono “attività a rischio di incidente rilevante” sono compresi i rigassificatori);
– mancata applicazione della legge 137/97 (articolo 1, comma 1) che ha introdotto l’obbligo per i sindaci di informare preventivamente la popolazione sulle misure di sicurezza da adottare in caso di incidente (al riguardo nel caso dell’impianto in discussione è stato artatamente nominato un commissario nella città di Porto
Empedocle);
– illegittimità dell’atto concessione da parte di ASI – Area Sviluppo Industriale oggi Irsap a Nuove Energie in quanto tale area era temporaneamente nella disponibilità della stessa ma come noto di proprietà del “Demanio”;
– illegittimità della procedura perché il porto e le aree di rispetto sono privi di Piano Regolatore Generale;
– non sono state tenute in considerazione (e in ogni caso è scaduto) il parere favorevole espresso dalla Capitaneria di Porto Empedocle accompagnato da 27
importanti prescrizioni a tutela della flora e fauna marine e della costa dove dovrebbe sorgere l’indecoroso e impattante impianto di rigassificazione e, soprattutto, la prescrizione “deroga dell’interdizione alla navigazione” per la nave traghetto da e per Lampedusa” (cioè ogni giorno) prescrizioni che non furono arbitrariamente inserite nel decreto regionale autorizzativo dell’impianto gasiero. Al riguardo il Comandante della Capitaneria di Porto dichiarò che quelle prescrizioni non furono inserite perché lui non andò alla Conferenza Regionale dei Servizi in quanto non aveva diritto a voto e pertanto non voleva essere “complice di porcate” (intervista rilasciata al giornale online lavalledeitempli.net).
Per amore della verità occorre ricordare a Starace che il “progetto” è stato oggetto di svariati ricorsi (carta bollata) che non ne hanno consentito la realizzazione.
Così come avvenuto per l’altro progetto presentato successivamente da Snam per rabberciare gli errori in cui erano incorsi i soliti noti di Nuove Energie, bocciato anch’esso all’unanimità dai Consigli dei Comuni interessati dal transito dell’invasivo metanodotto di Snam che attraversa la Valle dei Templi: ricorsi tutt’ora pendenti. Non corrisponde al vero che sia stato bloccato, sette anni fa, da parte dei Governi precedenti, ma è stato fermato dalle azioni legali tutt’ora in corso. Nessuna responsabilità da parte dei Governi nel bloccare l’opera i quali, semmai, hanno la gravissima responsabilità di averlo autorizzato. Nella valutazione da parte dei Ministeri competenti (Cultura – Ambiente Economia etc…) questa complessità avrebbe dovuto tradursi nell’esigenza di tenere nella dovuta
considerazione le esigenze, meritevoli di tutela ed attenzione dei Beni culturali ed ambientali, del Paesaggio e dei devastanti effetti sul mare.
Invece in assenza di opportune, approfondite verifiche e valutazioni, taluni soggetti privi di competenza e di valori, interessati solo alla speculazione e al profitto che ne deriva, hanno deliberatamente progettato la “distruzione della bellezza, dell’ambiente e del paesaggio. Non è vero che il terminale di rigassificazione abbia tutti i permessi e che siano stati, per sette anni, rinnovati anno per anno. È vero il contrario: tutti i permessi e i nulla osta non sono stati rinnovati, sono scaduti
e non sono rinnovabili come previsto dalla vigente normativa. In particolare, è scaduto il Nulla Osta della Soprintendeza ai BB.CC. di Agrigento, come è stato comunicato ufficialmente dal Soprintendente con nota n. 3540 del 16 marzo 2022. In ogni caso, il Nulla Osta scaduto, non tenne nel dovuto conto che l’impianto
avrebbe dovuto essere allocato in una zona sottoposta a doppio vincolo paesaggistico in quanto buffer zone (zona di rispetto) del parco archeologico della Valle dei Templi Agrigento compresa in territorio di Agrigento e Porto Empedocle, delimitata dall’Unesco all’atto dell’inserimento del parco nella World Heritage List nel 1997, e precedentemente dichiarata “zona di notevole interesse pubblico” (Zona Kaos) con decreto dell’Assessorato ai BB.CC. della Regione siciliana del 29 luglio 1993. Pertanto, alle luce di queste considerazioni, un nuovo Nulla Osta non potrebbe essere rilasciato. Le uniche autorizzazioni che sono state rinnovate per ben due volte a Snam, sono quelle rilasciate dalla Regione siciliana contenenti la Dichiarazione di pubblica utilità del metanodotto di circa due metri di diametro, che dovrebbe attraversare la Valle dei Templi al fine di consentire gli espropri dei terreni ad inedificabilità assoluta. Dette autorizzazioni che assegnavano dei tempi (entro il 2020) per la realizzazione dell’opera (mai iniziata), sono scadute da tempo e non sono per legge rinnovabili e, comunque, sono oggetto di ricorso in atto.
In ultimo le grottesche affermazioni di Starace, si spera in buona fede, secondo le quali ci sarebbe un via libera non corrispondono alla realtà. Non esiste alcun via libera per questo tipo di investimento fortunatamente bloccate dalla carta bollata e farebbe bene a precisare chi avrebbe dato il via libera, a salvaguardia della
sua reputazione perché non è comprensibile che l’amministratore delegato di una compagnia della dimensione di Enel possa, seppure in buona fede, diffondere tante informazioni non corrispondenti al vero. Probabilmente è confuso come altri dalla pretestuosa attività – che strumentalizza in forma evidentemente equivoca la crisi energetica – messa in campo dai “soliti noti” (con relativa propaganda) con l’obiettivo di influenzare il Governo per spingerlo ad emanare la ventilata semplificazione dei processi e a classificare quale strategica un’opera pericolosa ed osteggiata da anni. A meno che non intenda avvalersi (come suggerito ai giovani universitari “per distruggere chi si oppone alla sua visione aziendale e seminare paura nell’intera organizzazione”) per degradare l’immenso giacimento di beni culturali, ambientali e paesaggistici (Patrimonio dell’Umanità) di cui dispone il territorio interessato, per mano di (squadracce aziendali ) ineffabili soggetti che giocano con il fuoco e con la vita e il futuro delle comunità. Una vasta area ambientale e paesaggistica protetta dal Codice dei beni Culturali Decreto lgs n.42 / 2004 e dalla Legge Regionale 20/2000 d’Istituzione del Parco Archeologico e del piano del parco, adottato sin dal 2013 e approvato nel 2021.
Pertanto, alle luce di queste considerazioni, un nuovo Nulla Osta non potrebbe essere rilasciato. Una questione che crea allarme e spaventa alla quale bisogna reagire perché non è possibile sopportare un modo di agire da un lato strabico e dall’altro indifferente ai bisogni, da parte di potentati di Stato, alimentati da risorse pubbliche, abituati all’autoreferenzialità e talvolta all’impunità. Soggetti influenti che, forti della posizione egemonica e spinti dall’unico interesse di fare profitti, non esitano a danneggiare le comunità già di per sé vulnerabili e non tengono in alcuna considerazione i diritti e la qualità della vita dei cittadini. Risulta, davvero, insostenibile l’idea che la pianificazione sia di competenza dei privati e che lo Stato sia soggetto passivo che deve solo esprimersi sulla compatibilità ambientale di
detti impianti, senza un’intesa tra i vari ministeri (Ambiente Transizione, Cultura, Sviluppo Economico, Economia, Lavori Pubblici, Rapporti Comunitari ecc), denotando, perciò, un incomprensibile deficit di coordinamento. Diventa pleonastico aggiungere che si tratta di una vera emergenza internazionale e che per
evitare tale sfacelo occorre ricordare al Governo che si tratta di un pericolosissimo strumento di complicità che potrebbe consentire a Nuove Energia – Enel di valorizzare un illegittimo progetto “defunto” da molto anni, nel tentativo di venderlo a speculatori, insider, al fine di recuperare il miliardo circa, speso impropriamente su un progetto evidentemente irrealizzabile. Di tutte le altre questioni non gliene frega assolutamente nulla!
Foto tratta da L’amico del Popolo di Agrigento
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