Mi è stato segnalato un servizio del TGR Sicilia sul Verde Terrasi di Palermo, oggi spazio verde della città – in verità leggermente abbandonato – intitolato al giudice Gaetano Costa, trucidato dalla mafia il 6 Agosto del 1980. In questo servizio si dice che questo angolo di verde scampato alla speculazione edilizia sia il frutto dell’impegno di tre partiti politici. Le cose non stanno affatto così. Chi ha salvato il Verde Terrasi dalla speculazione edilizia è stato – in quasi solitudine – l’assessore comunale all’Urbanistica dell’epoca, il socialista Anselmo Guarraci. La storia di questo miracoloso salvataggio mi era stata accennata da mio padre, che la conosceva solo in arte. A metà anni ’80 del secolo passato lavoravo al giornale L’Ora di Palermo. Mi ero messo in testa di raccontare questa storia, perché, in effetti – avendo vissuto da bambino e da ragazzo in via Marche, a due passi dal Verde Terrasi, questo angolo di verde strideva con il contesto del luogo: in pratica, un’isola di verde circondata dal cemento. Il Verde Terrasi, infatti, è un rettangolo che si trova tra viale Campania, via Brigata Verona, via Empedocle Restivo e via Lazio. In questa parte della città tutta palazzi, per vedere un po’d verde bisogna andare a villa Sperlinga. Mio padre mi aveva detto: “Vai ‘nni Anselmo, fattilla contati diddru, picchì megghio diddru ‘sta storia una po’ sapuri nuddru“.
Benché amici di famiglia, parlare con Anselmo Guarraci – che in quegli anni se non ricordiamo male era segretario regionale del Psi siciliano – non era una cosa semplice. Allora non c’erano i telefoni cellulari e pescarlo a casa era quasi impossibile. Ricordo che provai più volte con Attilio e Aurelio, i figli, entrambi amici. Tutto inutile. Un pomeriggio mi presentai in casa Guarraci per parlare con la moglie, una gentilissima signora. Che mi disse: “Facciamo così: chiamami al telefono nel pomeriggio di domani e ti dico quando devi venire a cena. Se mio marito è in sì, può darsi che la storia del Verde Terrasi te la racconta. Ma non è una certezza. Perché se ha sonno o deve leggere ti dirà no. Io, comunque, ci metto la buona parola”. Fu così che la sera di un Venerdì – lo ricordo molto bene perché il Sabato non vedevo l’ora di tornare a Sciacca, la mia vera città, e con Guarraci parlammo di Sciacca e di Quisisana – mi presentai in casa Guarraci a cena. Ottima cena e ottimo vino. Dopo cena Guarraci mi guardò e disse: “Mia moglie mi diceva che vuoi scrivere un articolo sulla storia del Verde Terrasi. E’ una storia lunga, forse se ci vediamo una mattina è meglio”. Grande la mia delusione. Dopo di che, Anselmo Guarraci, prese posto in un divano a qualche metro dalla tavola e mi disse: “Hai tutto? Carta, penna?”. “Assolutamente sì”, fu la mia risposta. E Guarraci. “Assettati ca‘”. E cominciò il racconto. Ricordare per filo e per segno una storia che comincia nei primi anni ’60 e va avanti fino agli anni ’70 del secolo passato è impossibile. La battaglia in difesa del Verde Terrasi da chi voleva a tutti i costi costruire lì un palazzo durò quasi vent’anni. Ricordo che quando Guarraci finì di raccontare era quasi mezzanotte. E ricordo che la settimana successiva impiegai due giorni per scrivere questa storia. Allora non c’erano computer, ma la macchina da scrivere – la mia inseparabile Olimpia – e gli articoli si misuravano in cartelle. Non ho quasi mai lavorato in cronaca: allora mi occupavo di economia e, qualche volta, di politica. Avevo chiesto ‘ospitalità’ al capocronista che era stato ben felice della mia ‘incursione’.
Fu un po’ meno felice quando di portai l’articolo: otto cartelle e mezzo. “Minchia! – mi disse -. Altro che una pagina: qui ci vuole un paginone”. E paginone fu. Sì, l’articolo venne pubblicato su due pagine. Non ho mai conservato i miei articoli. Lo aveva conservato il mio amico Tonino Zito – un collega bravissimo e tra i miei maestri – nel suo immenso archivio. “Conservalo – mi disse – è un pezzo di storia che non conosceva nessuno”. In effetti, me ne aveva raccontate di cose, Anselmo Guarraci, assessore comunale non ricordo se nella prima o in una delle prime Giunte comunali di centrosinistra di Palermo. Nei primi anni ’60, infatti, la DC aveva smesso di governare con le destre e aveva aperto al Psi. E’ stata la Sicilia, dopo la confusionaria parentesi del Governo regionale di Silvio Milazzo, a varare un Governo di centrosinistra. Ripeto: ricordare per filo e per segno la storia del Verde Terrasi che mi raccontò Guarraci è impossibile. Sono passati poco meno di 40 anni e nella mia mente si ‘disegnano’ solo frammenti. Se un giorno riuscirò a trovare l’articolo che ho scritto per il mio giornale lo pubblicherò, perché è uno spaccato impressionante di che cosa era allora la mafia con i colletti bianchi. Oggi posso solo riferire alcuni frammenti.
Guarraci mi raccontò che quando si avviarono le trattative per la Giunta – dopo che il Consiglio comunale aveva eletto sindaco Salvo Lima (allora i sindaci erano espressione dei Consiglio comunali) – Vito Ciancimino era scatenato: i socialisti, nella divisione degli assessorati, avevano chiesto l’assessorato all’Urbanistica e Ciancimino non ne voleva sapere di mollarlo. Fu Lima a convincerlo: se alla Dc andava l’assessorato ai Lavori pubblici, gli disse, ai socialisti spettava l’Urbanistica. C’erano già state polemiche per la ‘cementificazione’ della città e i socialisti volevano provare a dare una ‘sterzata’. Guarraci mi disse che bloccare tutto quello che succedeva a Palermo in quegli anni con il cemento era impossibile. “Però alcune cose siamo riusciti a farle”: questa frase me la ricordo ancora. Il Verde Terrasi entrava in un’operazione di urbanizzazione di una zona che si chiama – o forse sarebbe meglio dire che si chiamava – il “Girato delle rose”. Di rose, in realtà, ne erano rimaste ben poche. Ma era rimasta questa area verde dove si coltivavano agrumi, se non ricordo male mandarini Avana. Un mese dopo il suo insediamento gli ‘uffici’ cominciano a presentare il progetto per la cementificazione del Verde Terrasi. L’assessore Guarraci si limitava a non firmarlo. Andò avanti così per quasi un anno. Un ingegnere dell’assessorato del quale non ricordo il nome, una bella mattina, prese il coraggio tra le mani e andò dall’assessore a presentare il progetto con un allegato: l’allegato H. Questo allegato H andrà avanti per circa un quindicennio. Ricordo vagamente il dialogo tra Guarraci e questo ingegnere. Questo signore disse all’assessore comunale che bloccare la realizzazione di un palazzo o di una serie di palazzi nel Verde Terrari era “senza senso”. Guarraci gli rispose che le cose “senza senso” erano due: l’assurda concentrazione di cemento in quella zona e, soprattutto, l’insistenza dei costruttori nel volere realizzare una cementificazione nell’unica area verde della zona.
Per tutta la consiliatura gli attacchi a Guarraci si susseguirono a ritmo continuo. I partiti lo difendevano? Assolutamente no. I più ‘incaniati’ contro l’assessore Guarraci erano i democristiani, ma anche i partiti laici e persino una parte del Partito socialista. Tra l’altro, Guarraci reggeva la ‘botta’ non soltanto sul Verde Terrasi, ma anche su altri luoghi della città. Proprio in quegli anni a Guarraci arrivò la soffiata che, una notte, volevano buttare giù Palazzo Riso, in Corso Vittorio Emanuele, oggi sede di un museo. Allora, a Palermo, prima buttavano già ville e monumenti e poi ‘sistemavano le carte’. Senza dire niente a nessuno, alle dieci di sera Guaracci si presentò in corso Vittorio Emanuele davanti la sede di Palazzo Riso con una decina di vigili urbani. Tutto sembrava a posto. Guarraci e i vigili entrando nel palazzo colsero sul fatto una decina di operai che avevano iniziato la demolizione. Scoppiò il finimondo e Palazzo Riso si salvò. Guarraci riuscì a salvare alcuni luoghi e, tra questi, anche il Verde Terrasi che, grazie a lui – e non ai partiti! – diventerà verde pubblico. Ma fu una lotta durissima. A un certo punto, per ‘chiudere’ alcune operazioni, i democristiani aprivano la crisi al Comune, mettevano fuori dalla Giunta i socialisti (con l’avallo, a Sala delle Lapidi – la sede del Consiglio comunale di Palermo – di altri partiti, anche di opposizione!), facevano quello che dovevano fare e poi ‘reimbarcavano’ i socialisti. E Guarraci, quando poteva – quando le leggi glielo consentivano – bloccava le ‘operazioni’ (cioè le cementificazioni) che venivano avviate senza i socialisti in Giunta. Non ricordo più quante volte Guarraci mi disse di avere bloccato ‘operazioni’ sul Verde Terrasi e su altri luoghi. “E’ stata una guerra”, mi disse. Per la cronaca, fino a quando i socialisti della sinistra – Guarraci era il leader della sinistra socialista in Sicilia – sono stati al Comune di Palermo la Curia e i suoi ‘filosofi’ – così, per dirne una – non sono mai riusciti a ‘rilanciare’, urbanisticamente parlando, l’area dei Gerolosomitani, tra via Maqueda e Discesa delle Capre. Abbiamo dovuto aspettare la stagione della ‘legalità’ e della ‘antimafia’ per potere ammirare un recupero che non somiglia proprio a un’opera di Gaudì…
Foto tratta da Rosalio
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