Il presidente degli Stati Uniti d’America, il democratico Joe Biden, definisce il leader della Russia, Putin “macellaio” e poi apre all’ipotesi di utilizzare armi nucleari. Sembra la scena di un film, invece è la realtà di queste ore. La notizia la leggiamo su TODAY Mondo che riprende un articolo del Wall Street Journal che cita fonti dell’amministrazione americana. La notizia è spaventosa e, sostanzialmente, smentisce le voci sulla guerra in Ucraina messe in giro nei paesi occidentali nelle ultime 24 ore, stando alle quali l’esercito russo sarebbe in difficoltà, avrebbe perso posizioni strategiche e via continuando. “Messo sotto pressione dagli alleati, e desideroso di mantenere il ruolo di guida, Biden – leggiamo su TODAY Mondo – ha usato con molta attenzione le parole per spiegare che le armi nucleari potrebbero essere usate anche in ‘circostanze estreme’ nel caso di uso da parte della Russia di armi convenzionali, biologiche, chimiche e di attacchi cyber”. Questo crescendo di tensione – che arriva da Washington – va di pari passo con le notizie del coinvolgimento del figlio del presidente americano, Hunter Biden, nella produzione di armi chimiche e biologiche in Ucraina. Insomma, sta venendo fuori che dopo il golpe del 2014 ‘pilotato’ dai servizi segreti americani – golpe che ha consentito agli stessi americani di strappare l’Ucraina alla Russia – gli USA avrebbero investito oltre 18 milioni di dollari in Ucraina per “progetti di ricerca”. E che tra questi progetti di ricerca c’era anche la produzione di armi chimiche e biologiche.
Da quando la storia del coinvolgimento di Hunter Biden è tornata alla ribalta i Democratici americani sono andati su di giri. Scriviamo “tornata alla ribalta” perché di questa storia si vociferava negli anni della presidenza americana di Donald Trump, che cercò di farla emergere, ma si trovò contro il cosiddetto establishment americano, ovvero i reali detentori del potere economico e politico, e dei loro sostenitori, che sono i veri registi dell’ordine costituito, occupando i posti di rilievo nella vita sociale, economica e culturale di un Paese. Trump non ha avuto la forza di far venire fuori questa storia che si è svolta e che forse si svolge ancora in Ucraina. Gli americani, in queste ore, agitano lo spettro della guerra biologica alla quale potrebbe fare ricorso la Russia di Putin. Ma altri osservatori mettono nel conto l’ipotesi, tutt’altro che campata in aria, che i russi, una volta entrati in Ucraina, abbiano messo le mani su documenti che potrebbero provare il coinvolgimento non soltanto del figlio dell’attuale presidente USA, ma anche di altre personalità riconducibili al Partito Democratico americano. Questa seconda tesi sarebbe avallata dall’atteggiamento estremamente nervoso e sopra il rigo degli americani e degli alleati degli Stati Uniti. Quando giornali occidentali – cosa che sta avvenendo in queste ore – cominciano a scrivere di un possibile golpe in Russia e, addirittura della possibile uccisione di Putin, beh, significa che sono un po’ alla disperazione. Per carità, tutto potrebbe succedere. Ma un attentato al leader della Russia – un grande Paese legato alla Cina – è un evento un po’ improbabile. Le parole di Biden – estremamente gravi per tutto il mondo, perché una guerra nucleare potrebbe segnare se non la fine del mondo sicuramente qualcosa che gli somiglia, sembrano dettate dal nervosismo e, perché no?, dal timore che i russi possano tirare fuori nuove notizie sugli anni successivi al golpe americano in Ucraina, quando la famiglia Biden operava n questo Paese.
Foto tratta da Il Giornale
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